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Venerdì, 29 Marzo 2024
Ambiente&Clima

Cnr: “Migranti in Italia? Colpa del clima”. E l’agricoltura può fare di più dei porti chiusi

Uno studio mette in connessione i flussi sulla rotta mediterranea con l'aumento delle temperature. Scoprendo che ben il 90% di chi sbarca sulle nostre coste sfugge anche a carestie e siccità provocate dal riscaldamento

Il cambiamento climatico ha un forte impatto sul 90% dei migranti che dall’Africa arrivano in Italia. E una migliore gestione dell’agricoltura sulla rotta che dalla regione del Saehl porta fino alle nostre coste, potrebbe ridurre i flussi. E’ quanto emerge da uno pubblicato sulla rivista internazionale Environmental Research Communications e realizzato dall'Istituto sull'inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia).

I ricercatori, scrive AskaNews, si sono concentrati sul periodo 1995-2009, precedente alle primavere arabe e alla crisi siriana, escludendo così conflitti recenti ed evidenziando meglio eventuali incidenze climatiche. “In questo contesto appare interessante valutare quantitativamente l'influenza dei cambiamenti climatici sulle migrazioni dalla fascia africana del Sahel all'Italia, che rappresentano circa il 90% degli ingressi sul nostro territorio dalla rotta mediterranea", afferma Antonello Pasini, ricercatore del Cnr-Iia e autore dello studio, svolto in collaborazione con Stefano Amendola, dottorando in fisica dell'Università di Roma Tre. 

Gli effetti del clima

"Nello specifico, abbiamo utilizzato un semplice modello lineare e un altro più sofisticato di intelligenza artificiale, un sistema a rete neurale recentemente sviluppato dal nostro gruppo, in grado di evidenziare cambiamenti non graduali ed effetti del superamento di determinate soglie nelle variabili meteo-climatiche. Con il modello a rete neurale siamo stati in grado di spiegare quasi l'80% della variabilità nelle correnti migratorie verso l'Italia, prendendo in considerazione i soli dati meteo-climatici, per causa diretta e per influenza sull'ammontare dei raccolti annuali". L'agricoltura rappresenta quindi un collegamento tra cambiamenti climatici e migrazioni. "Raccolti poveri ed eventuali carestie, congiuntamente alle ondate di calore durante la stagione di crescita, amplificano il fenomeno migratorio", chiarisce Pasini. 

Il ruolo dell'agricoltura

Il fattore dominante che ha indotto queste migrazioni sembra essere però la temperatura, tanto da far pensare che il superamento di una soglia di tolleranza termica, umana ed animale, possa avere un ruolo primario sulle variazioni dei flussi migratori. "Oggi sappiamo che i paesi africani sono molto vicini a queste soglie. I nostri risultati modellistici rappresentano ovviamente solo un primo passo verso studi più ampi, che possano vedere la collaborazione con scienziati sociali per una valutazione più completa di tutti i fattori che influenzano le migrazioni", aggiunge il ricercatore.

"Nonostante ciò, ritengo che già ora le evidenze presentate in questo studio vadano seriamente prese in considerazione dal mondo della politica, affinché anche in Africa si adottino strategie doppiamente vincenti, come il recupero di terreni degradati e desertificati, che possano condurre a mitigare il riscaldamento globale e, nel contempo, a creare situazioni che prevengano il triste fenomeno delle migrazioni forzate", conclude Pasini.

In altre parole, una cooperazione tra l’Europa e l’Africa sull’agricoltura potrebbe avere effetti maggiori della politica dei “porti chiusi” attuata finora dal governo italiano.  

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