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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Vermi, grilli e olio di cannabis: il cibo del futuro in Europa?

Nei prossimi mesi l’Unione potrebbe dare il via libera alla vendita di prodotti mai visti sulle nostre tavole

Li chiamano i “novel food” e sono cibi sconosciuti alla tradizione europea, ma in attesa del semaforo verde dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) per poter essere venduti in Europa. Nella lista delle pietanze che aspettano l’ok per finire sui nostri piatti troviamo grilli, locuste e larve che potrebbero essere commercializzate nei Paesi membri. Assieme ad altri alimenti diffusi in Stati extra-Ue ma estranei al consumo di massa nel Vecchio Continente, potrebbero tutti finire sugli scaffali dei supermercati grazie a un regolamento del 2015 che disciplina le procedure di autorizzazione dei “nuovi cibi” a livello comunitario.

Cereali senza glutine e olio di cannabis

Nell’elenco di prodotti alimentari (https://ec.europa.eu/food/safety/novel_food/authorisations/summary-ongoing-applications-and-notifications_en ) su cui l’Efsa esprimerà una sua valutazione, troviamo inoltre un cereale senza glutine di nome fonio, consumato in Africa ma sconosciuto in Europa, e un olio che contiene sostanze derivate dalla cannabis sativa. Il via libera definitivo, anche solo a uno di questi prodotti, sarebbe la prima applicazione del regolamento che permette l’approvazione unitaria dei nuovi alimenti in tutti gli Stati Ue. Da quando sono state presentate le domande di ammissione degli aspiranti “novel food” all’inizio del 2018, l’Efsa ha avuto nove mesi di tempo per formulare una sua valutazione sulla sicurezza alimentare dei prodotti.

L’iter di approvazione

Dopo il via libera dell’Efsa, Commissione europea e Stati membri dovranno decidere sull'immissione in commercio. Come rivela l’Ansa, i pareri definitivi saranno disponibili tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2019 solo per una minima parte della lista degli alimenti candidati a finire sui piatti degli europei. “Le domande che abbiamo ricevuto finora - spiega Valeriu Curtui, capo unità nutrizione dell'Efsa - riguardano principalmente piante o parti di piante, sostanze, estratti, prodotti fermentati o sintetici che le aziende vorrebbero commercializzare soprattutto come ingredienti”.

Come si decide?

Curtui puntualizza che i pareri forniti dall’Efsa si basano su “composizione e ingredienti, il processo di produzione, se ci sono precedenti nell'uso dell'alimento al di fuori dell'Ue, nel caso sia un estratto da una pianta, per esempio, andiamo a studiare le caratteristiche della pianta, se ha mai causato effetti avversi, quindi valutiamo i risultati dei test tossicologici”. Oltre al contenuto degli alimenti si va quindi a verificare che si tratti di cibi “consumati in Paesi non Ue per almeno 25 anni da una quota significativa della popolazione e con una storia di sicurezza”. Per quanto importante, il parere dell’Efsa non è comunque vincolante, visto che poi spetta ai Paesi Ue e alla Commissione dare l’ok definitivo.

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