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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Autotrasportatori spaventati dal coronavirus, allarme sul commercio di prodotti made in Italy

Frutta, verdura e merci deperibili rischiano di rimanere bloccate nel Belpaese a causa del Covid-19. Coldiretti: “Frena la domanda internazionale”

Restare bloccati in Italia o a casa in quarantena per colpa del coronavirus. È questo il rischio che avrebbe convinto tanti autotrasportatori a stare alla larga dal Belpaese, già colpito da un calo delle domanda straniera di merce made in Italy, contribuendo a mettere in crisi l’export della filiera agroalimentare. Lo dichiara l’organizzazione di categoria Coldiretti, con una nota che fa luce sulla “paura del virus” che sta danneggiando pesantemente l’economia tricolore. 

Le paure del comparto

"In un Paese come l'Italia - scrive Coldiretti - dove l’88% dei trasporti commerciali avviene su gomma, la paura che blocca i Tir rischia di paralizzare l'intera filiera agroalimentare" che "offre lavoro a oltre 3,8 milioni di persone e che nel 2019 ha fatto segnare uno storico record delle esportazioni con 44,6 miliardi di euro con il vino che è il prodotto italiano più venduto al mondo". 

Le restrizioni

La Romania, ad esempio, ha imposto la quarantena “ai suoi cittadini provenienti da Lombardia e Veneto, ma misure restrittive sono state previste anche dalle autorità sanitarie polacche che raccomandano di adottare l'auto-monitoraggio mentre la Bulgaria chiede a tutti i passeggeri provenienti da tutte le regioni italiane (sintomatici ed asintomatici) di compilare al rientro un questionario, in presenza di un ispettore sanitario con l'invito ad osservare una quarantena al proprio domicilio nel Paese”. 

Le conseguenze

Un rischio, quello descritto dai rappresentanti delle imprese agricole, “amplificato dagli effetti recessivi dell'emergenza sanitaria coronavirus con i vincoli ai trasporti per cercare di contenere il contagio che si stanno riflettendo anche sulla logistica delle merci con incertezze e ritardi che impattano sugli scambi commerciali”. Ma a pesare sono anche “i limiti agli spostamenti dei cittadini che cambiano le abitudini di consumo soprattutto fuori casa con una brusca frenata della domanda internazionale”. 

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