In Italia, 1 agricoltore su 4 è straniero. E gli stagionali sono il 90%
E' quanto ha rilevato l'Osservatorio EBAN-Nomisma nel suo report sulla forza lavoro nel settore. Nell'ultimo decennio i lavoratori provenienti dall'estero sono cresciuti del 43%
Un agricoltore su 4 in Italia è straniero. E' quanto ha rilevato l'Osservatorio EBAN-Nomisma nel suo report presentato a Roma. Nel 2017 il 26% degli operai agricoli è risultato essere di provenienza estera; fra questi ultimi il 49% è risultato essere comunitario (75% rumeni) e il 51% extra-comunitario (42% africani).
Negli ultimi anni la presenza di lavoratori stranieri nei campi italiani si è costantemente accresciuta portandosi dalle 203.000 unità del 2008 alle 290.000 del 2016 (+43%). Nel 2017 rispetto al 2016 però vi è stata un'inversione di tendenza con un calo del 5% del numero di lavoratori stranieri impiegati in agricoltura, i quali sono scesi a 275.000 unità. Il processo di sostituzione della manodopera italiana con quella di provenienza straniera mostra quindi una battuta di arresto e torna a crescere nei campi la presenza di operai italiani.
Il 90% della forza lavoro è stagionale
Oltre un milione di operai coinvolti, per la precisione 1.060.000, 110,7 milioni di giornate lavorate e 188.000 aziende agricole che assumono manodopera in Italia nel 2017. A questi si aggiungono 37.000 dipendenti impiegati, quadri e dirigenti. Un bacino occupazionale rilevante se paragonato a quello di altri settori economici.
Dopo un lungo periodo a crescita zero, nel corso 2012-2017 il settore agricolo ha registrato un incremento del 4% degli operai e del 6% delle giornate lavorate. Questa tendenza si conferma anche nell'annualità 2016-2017 e nelle previsioni EBAN per il 2018. Fra gli altri settori economici performance migliori sono state registrate solo dal turismo.
Altra specificità del settore agricolo che emerge dal rapporto è la forte presenza di manodopera stagionale: gli operai a tempo determinato rappresentano infatti il 90% del totale della manodopera impiegata in agricoltura contro il 32% del totale delle attività economiche. Considerando le giornate lavorate un operaio a tempo indeterminato (OTI) è impiegato per 264 giornate all'anno, in linea con la media del totale economia pari a 269 giornate, mentre uno a tempo determinato (OTD) viene invece occupato per 87 giornate all'anno, dato ben al di sotto della media considerando i 135 giorni del totale di tutte attività economiche.