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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Filiera

Brexit, Londra: "Senza accordo con Ue, tornano i dazi alimentari". L'Italia tra i Paesi più a rischio

Il ministro dell'Ambiente Gove: “Ci saranno forme di protezione per settori sensibili dell'agricoltura”. Ogni anno il Belpaese esporta nel Regno Unito prodotti agroalimentari per 3 miliardi di euro

Le trattative tra Londra e Bruxelles per provare a modificare l'accordo sulla Brexit in maniera che possa essere accettato dai Comuni continuano incessanti, ma al momento una conclusone non sembra in vista, e la data fatidica del 29 marzo si avvicina. Il No Deal è sempre più un'ipotesi probabile, e avrà conseguenze per l'economia e il commercio. Ad esempio se il divorzio sarà senza accordo, il Regno Unito tornerà ad applicare dazi alle importazioni di prodotti alimentari, per difendere gli agricoltori britannici. 

Lo ha confermato il segretario di Stato all'Ambiente, Michael Gove, annunciando che i dettagli dell'eventuale nuovo regime di dazi verranno resi noti "nei prossimi giorni". Parlando al congresso annuale della National Farmers' Union, l'associazione di categoria degli agricoltori inglesi e gallesi, Gove ha definito "non accurate" le indiscrezioni secondo le quali, in caso di uscita dalla Ue senza accordo, Londra rinuncerebbe ad applicare dazi sulle merci di importazione, per mantenere la fluidità dei flussi commerciali.

"Una cosa posso assicurarvi: non sarà possibile avere tariffe zero sui tutti i prodotti. Ci saranno forme di protezione per settori sensibili dell'agricoltura e della filiera alimentare", ha specificato Gove. È probabile che i dazi si applicherebbero all'import di carne, in particolare l'agnello, a difesa della produzione nazionale ma probabilmente no su coltivazioni come i cereali.

"Le tariffe che verranno annunciate in caso di mancato accordo non sono la nostra politica preferita", ha dichiarato assicurando poi che gli standard alimentari britannici non saranno abbassati "nel perseguimento degli accordi commerciali" che Londra stipulerà in futuro e promettendo di ridurre al minimo il rischio che i produttori alimentari vengano lasciati in "svantaggio competitivo" di fronte a importazioni meno costose prive di dazi che sono al di sotto degli standard dell'Ue.

Gove, a differenza degli euroscettici del suo partito, i Brexiteer, ha anche confermato che in caso di scenario 'no deal', ci saranno probabili ritardi nel porto di Calais, a causa dei controlli obbligatori imposti dalla Ue alle importazioni di prodotti alimentari sul lato francese della manica. Tutti scenari cui l'Italia guarda con enorme preoccupazione: l'agroalimentare del Belpaese, infatti, esporta nel Regno Unito prodotti per 3 miliardi di euro all'anno. Dazi e ritardi nelle consegne comporterebbero costi elevati per il settore.  

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