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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il Coronavirus fa crollare l'export del Made in Italy in Cina: - 11,9%

L'epidemia ha frenato i consumi nel gigante asiatico ma anche i flussi commerciali per i limiti posti al trasporto

Crollano dell'11,9% le esportazioni made in Italy in Cina nel mese di gennaio con l'inizio dell'emergenza Coronavirus, che ha frenato i consumi nel gigante asiatico ma ha anche i flussi commerciali per i limiti posti al trasporto di persone e merci.

L'analisi Coldiretti

E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al gennaio 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una situazione che - sottolinea la Coldiretti - coinvolge direttamente l'agroalimentare dopo che le esportazioni di cibi e bevande Made in Italy in Cina avevano fatto segnare il record storico nel 2019 per un valore stimato in 460 milioni di euro, con un aumento del 5% grazie alla progressiva apertura del gigante asiatico a stili di vita occidentali, secondo le proiezioni della Coldiretti sulla base dei dati Istat.

Vino il più colpito

A pagare un conto salato è il vino che è il prodotto tricolore più esportato in Cina per un valore stimato dalla Coldiretti in 140 milioni di euro nel 2019 ma difficoltà ci sono anche per le esportazioni di frutta e verdura fresca made in Italy che avevano fatto segnare in Cina il record storico con un balzo nel 25% grazie alla progressiva apertura del gigante asiatico. Ma a preoccupare sono le speculazioni in atto sui prodotti agroalimentari made in Italy in alcuni Paesi dove vengono chieste senza ragione certificazioni sanitarie su merci come la frutta e la verdura provenienti dall'Italia.

La necessità di interventi

"Serve un intervento delle autorità nazionali e comunitarie per fermare pratiche insensate che rischiano di far perdere quote di mercato importanti alle produzioni nazionali per colpa di una concorrenza sleale che mira a screditare i prodotti dall'Italia", afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, "comportamenti ingiustificati che mettono a rischio la libera circolazione delle merci anche all'interno dell'Unione senza alcuna valida motivazione scientifica, colpendo un settore che esporta oltre 42 miliardi di euro".

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