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Martedì, 23 Aprile 2024
Filiera

Anche piante e fiori vittime del coronavirus in Italia, rifiutati alle frontiere

Confagricoltura: “Siamo vittime di un blocco assurdo, pretestuoso, per motivazioni assolutamente false”

Le conseguenze dell'epidemia di coronavirus in Italia stanno ormai riguardando tutti i settori economici.

Disdette

I florovivaisti sono sul piede di guerra perché vengono disdetti e rifiutati alle frontiere piante e fiori destinati all'esportazione o messi in quarantena con interpretazioni restrittive di alcune dogane, in particolare le merci provenienti da Liguria e Toscana i due grandi distretti produttivi del nostro Paese, l'uno per piante aromatiche come il basilico, in vaso, fiori recisi e fronde, l'altro per vivai.

"Blocco assurdo"

"Il blocco dell'export di prodotti florovivaisti (tra l'altro deperibili) è assurdo, pretestuoso, per motivazioni assolutamente false perché il Coronavirus non si trasmette attraverso le piante, neppure quelle aromatiche”, ha sottolineato il presidente della Federazione nazionale del Florovivaismo di Confagricoltura Francesco Mati. “Come ha ribadito la scienza tutte le piante italiane sono sicure, tutti i nostri alimenti si possono consumare con totale tranquillità. Ma allora perché questa voglia di punire e isolare?”, si è chiesto Mati secondo cui “ci vogliono interventi chiari e rigorosi, innanzi tutto a livello europeo ma anche mondiale, per fermare lo sciacallaggio in atto. Tutto il made in Italy, compreso quello florovivaistico, è sotto attacco".

Serve intervento europeo

Il comparto florovivaistico, ha aggiunto il vicepresidente della Federazione dei florovivaisti di Confagricoltura e presidente di Confagricoltura Liguria Luca De Michelis, “era in buona salute con trend di esportazione in crescita. Evidentemente il successo del Made in Italy di qualità, anche in questo settore, dà fastidio e c'è chi gioca scorrettamente”. Mati ha detto di aver apprezzato “le prese di posizioni ferme del ministro Bellanova che ci auguriamo diventino di tutto il governo italiano”, ma ora “bisogna intervenire con la dovuta fermezza a livello europeo e diplomatico contrastando chi infanga la reputazione del Made in Italy".

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