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Giovedì, 28 Marzo 2024
Filiera

Covid-19 'colpisce' anche uova e colombe pasquali, crollo dei ricavi delle aziende dolciarie

Confartigianato chiede di consentire la riapertura delle pasticcerie almeno per la vendita da asporto: “Assurda discriminazione rispetto ai negozi e alla grande distribuzione”

Tra i tanti settori messi in ginocchio dalla pandemia di coronavirus c'è anche quello delle aziende produttrici di dolci, soprattutto le piccole, e in particolare quelle specializzate in dolci da 'ricorrenza' in vista della Pasqua.

Crollano gli ordini

Rallentano infatti gli ordini di uova di cioccolato, colombe e pastiere e si teme un crollo dei ricavi del -30, -40% in un settore che ha un giro d'affari che di norma sfiora i 435 milioni di euro e tiene in piedi oltre 40 aziende. Con la Pasqua alle porte, le decine di Pmi che incentrano la propria produzione esclusivamente su uova al cioccolato e lievitati da ricorrenza si trovano a dover affrontare dunque un momento molto difficile. Da una parte il mercato stenta a decollare e dall'altra la chiusura dei bar e delle pasticcerie e i problemi riguardanti gli spazi di vendita frenano gli ordini in vista delle festività. E il settore comincia a temere che l'invenduto metta a rischio la vita stessa delle aziende. A lanciare l'allarme è stata l'Unione Italiana Food - l'associazione che rappresenta le principali aziende dolciarie italiane. "Se tradizionalmente uova e colombe venivano acquistate come dono da portare ad amici e parenti”, spiega il direttore generale Mario Piccialuti, “nei giorni dei pranzi e degli inviti di Pasqua, quest'anno il nostro auspicio è che le persone li acquistino per sé e per il proprio nucleo familiare”.

La chiusura delle pasticcerie

Da parte sua Confartigianato è insorta contro un'interpretazione governativa del Dpcm 11 marzo 2020 in materia di contenimento dell'emergenza Covid-19 in base alla quale le imprese artigiane di pasticceria, obbligate alla chiusura, non possono vendere i loro prodotti nemmeno attraverso la modalità di asporto che è consentita invece ad altre attività. Secondo Confartigianato, ''lo stop alla produzione e vendita delle pasticcerie rappresenta una assurda discriminazione rispetto ai negozi e alla grande distribuzione ai quali è invece permessa la commercializzazione di prodotti dolciari''. Confartigianato ha stimato che ''alle 24mila imprese di pasticceria e gelateria, il 70% delle quali artigiane, con 74mila addetti, la chiusura ad aprile provoca perdite per 652 milioni di euro, tra mancato fatturato e perdite legate ad deperimento delle materie prime acquistate precedentemente alla sospensione forzata''.

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