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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Figlio dottore? No, 8 italiani su 10 lo vorrebbero agricoltore

Un sondaggio della Coldiretti mostra che all'80% degli italiani non dispiacerebbe se il proprio figlio lavorasse in un'azienda agricola. Aumento del 14,5% delle iscrizioni alla facoltà di Agraria

È meglio un figlio dottore? Architetto? Ingegnere? Agli italiani non dispiacerebbe affatto averlo agricoltore. Lo rivela un'analisi Coldiretti/Censis divulgata in occasione della diffusione dei dati Nomisma sui giovani nelle campagne. "Oggi appena il 5,4% delle mamme e dei papà sarebbe contrario a vedere il figlio fare un lavoro in campagna mentre il restante 12,5% non prende posizione, a dimostrazione del profondo cambiamento di atteggiamento nei confronti del settore primario. Infatti otto italiani su dieci (82,1%) sarebbero contenti se il proprio figlio lavorasse in agricoltura con la percentuale che sale addirittura all'86,2% se si considerano i soli genitori laureati", afferma la Coldiretti in una nota.

Per l'associazione “la rinnovata attrattività della campagna per i giovani si riflette nella convinzione comune che l'agricoltura sia diventata un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo. Non è un caso se questo profondo mutamento culturale si sia tradotto anche nelle scelte relative al percorso scolastico".

Negli ultimi sette anni, gli studenti italiani hanno preso d'assalto la facoltà di Agraria che fa registrare un aumento del 14,5% delle iscrizioni, in netta controtendenza nello stesso periodo al calo generale del 6,8% degli universitari che sono scesi costantemente negli anni fino ad arrivare ad appena 1,67 milioni nel 2017/18, secondo un'analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell'Anvur, l'Istituto nazionale deputato alla valutazione della ricerca scientifica e dell'università italiana.

Il risultato, secondo Coldiretti, “è una accresciuta professionalità nelle campagne con le 55mila imprese agricole italiane condotte da under 35 che hanno di fatto rivoluzionato il lavoro in campagna dove il 70 per cento delle imprese giovani opera in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l'agricoltura sociale per l'inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l'agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili”.

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