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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lavoro

"Campi senza braccianti? Una fake news: quello che manca sono i diritti"

I sindacati dicono no all'istituzione di voucher per favorire la copertura dei posti di lavoro stagionali che rischiano di restare vacanti a causa del coronavirus: "Ci sono già lavoratori in eccesso a cui rivolgersi". Scontro con le imprese e le organizzazioni datoriali

La risposta al mancato afflusso dei lavoratori stranieri, soprattutto provenienti dai paesi dell’Est, a causa delle misure restrittive imposte per far fronte all'emergenza coronavirus, non può e non deve essere una ragione per ridurre i diritti dei lavoratori. Anzi è proprio aumentandoli che si risolveranno i problemi di un settore in difficoltà come quello dell'agricoltura.

Lo scontro

Su questo punto è in atto uno scontro in Italia che vede i sindacati da una parte e le associazioni di categoria dall'altra. Queste ultime sotengono, contrariamente a quanto richiesto dai cinfederati, che per rispondere alla amncanza di manodopera il voucher va esteso anche a cassaintegrati, pensionati e studenti per assicurare le campagne di raccolta dei prodotti freschi per assicurare le forniture ai mercati e alla grande distribuzione.  

No ai voucher "irrazionale"

"È assolutamente irrazionale il no alle proposta di utilizzare il voucher in agricoltura perché sarebbero una risposta immediata alla necessità del mondo agricolo in allarme per la carenza di manodopera che mette a rischio i raccolti del settore ortofrutticolo", ha dichiarato, Luigi Scordamaglia, il consigliere delegato di Filiera Italia, la fondazione che raccoglie aziende del settore agroalimentare ma anche gli agricoltori di Coldiretti, Conad e aziende pubbliche di Stato, che rilancia la proposta  avanzate nei giorni scorsi dall’organizzazione guidata da Ettore Prandini ma anche da Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari. Le organizzazioni agricole sono preoccupate perché l’emergenza Coronavirus sta bloccando l’afflusso dei lavoratori stranieri, soprattutto provenienti dai paesi dell’Est, e del fatto che mancano all’appello circa 370 mila stagionali.

I sindacati "Non precarizzare il settore"

I leader di Cgil (Maurizio Landini), Cisl (Anna Maria Furlan) e Uil (Carmelo Barbagallo) hanno scritto una lettera al premier, Giuseppe Conte, chiedendo di respingere la proposta di estendere i voucher perché "si tratta di uno strumento che precarizza il lavoro e che risulta anche essere improprio perché può essere utilizzato solo per il lavoro accessorio e non per il lavoro ordinario". Dal loro punto di vista, poi, è "insopportabile e lesivo della dignità dei lavoratori agricoli, che a maggior ragione in questo momento dovrebbero vedere riconosciute le piene tutele contrattuali, oltre che le misure di sicurezza previste dal Governo, cosi come avviene per altri lavori ritenuti essenziali in questa fase di emergenza". Secondo segretari generali del settore Giovanni Mininni (Flai-Cgil), Onofrio Rota (Fai-Cisl) e Stefano Mantegazza (Uila-Uil) lo strumento dei voucher è "inopportuno perché mortifica i diritti dei lavoratori e risulterebbe inoltre essere in contraddizione con ciò che si sta verificando a valle della filiera dove, in molte aziende alimentari, abbiamo raggiunto importanti accordi in applicazione del Protocollo sulla sicurezza del 14 marzo a tutela dei lavoratori e diverse imprese hanno introdotto misure di gratificazione economica per i lavoratori che restano in produzione". 

Fake news

Addirittura Mantegazza, intervistato dall’agenzia di stampa specialistica Agrapress, ha bollato la minaccia di scaffali vuoti nei supermercati, se non verranno reintrodotti i voucher in agricoltura, come "una grande fake news", in quanto "i voucher sono già stati definiti nella loro ultima versione dal primo governo Conte con il 'decreto dignità' e già oggi gli agricoltori possono assumere disoccupati, studenti, pensionati, lavoratori in cassa integrazione e persino percettori di reddito di cittadinanza. Inoltre, le aziende agricole possono acquistare un voucher da 4 ore di lavoro continuativo e utilizzarlo entro dieci giorni senza il limite della durata minima giornaliera". A suo avviso l’agricoltura, quindi, "dispone già di lavoratori in eccesso a cui rivolgersi e di massima flessibilità nell’utilizzarli”. 

I lavoratori ci sono

Il sindacato si oppone a ulteriori deregolamentazioni "per un semplice motivo” spiega Mantegazza “nel settore lavorano oltre un milione di persone ma circa 450mila di queste non raggiungono le 51 giornate di lavoro che danno accesso alle tutele previdenziali e assistenziali", e quindi "il vero, grande problema da risolvere, piuttosto, è come fare incontrare l’offerta di lavoro con la domanda delle imprese”.

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