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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Le emissioni in agricoltura aumentano", luci e ombre sulla politica agricola europea

La Commissione Ue, su pressione degli ecologisti, diffonde un documento che analizza l'impatto della Pac sull'ambiente. Critiche da chi chiede lo stop ai finanziamenti per gli allevamenti intensivi

"Le emissioni di gas serra da attività agricola sono leggermente aumentate dal 2012 in poi", anziché diminuire. E questo in contrasto con uno degli obiettivi della Pac, la politica comune agricola dell'Unione europea. A dirlo è il repor realizzato per la Commissione Ue da un pool di esperti esterni. Un documento realizzato nell'ottobre 2018 e pubblicato solo in questi giorni, su pressione delle organizzazioni ambientaliste. Oltre 200 pagine che, come si vociferava da mesi, dipingono un quadro di luci e ombre sul ruolo della Politica agricola comune (Pac) sul fronte ambientale. 

Qualcuno potrebbe obiettare che la Pac serve per sostenere i nostri agricoltori e non a combattere l’inquinamento atmosferico. Ma lo stesso commissario all’Agricoltura, Phil Hogan, ha ricordato che “l’agricoltura e le aree rurali sono tra le più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici”. “Come evidenziato da questo studio - sottolinea il commissario irlandese - è necessario fare di più e in fretta”. 

Promossi i pagamenti verdi

L’analisi sull’impatto ambientale della Pac riconosce, ad esempio, il ruolo positivo dei pagamenti verdi. Quelli che, per intenderci, sono stanziati a favore di chi adotta metodi rispettosi dell’ambiente, come il mantenimento dei prati e pascoli permanenti, la diversificazione delle colture o misure a tutela della biodiversità. Pratiche che permettono la riduzione di CO2 da attività agricola del 2% l’anno. Ed è sempre bene ricordare che la emissioni di gas serra delle imprese agricole europee sono diminuite del 20,7% dal 1990 al 2016. 

“Tuttavia - si legge - le emissioni di gas serra da attività agricola sono leggermente aumentate dal 2012 in poi”.

Quanto costa inquinare meno

Parte dello studio è dedicata a un’analisi costi/benefici della spesa in finanziamenti per ridurre le emissioni di gas serra. Emerge che “6,1 miliardi di euro la spesa per il clima attraverso le misure verdi è associata a una riduzione equivalente a 19,8 milioni di tonnellate di CO2 all'anno, ad un costo complessivo di 274 euro per tonnellata”. Ma tale stima, si precisa, non tiene conto dell'impatto non quantificabile dei pascoli permanenti. Va quindi considerata come una sovrastima del costo reale di riduzione dei gas serra. Le analisi sui soldi spesi si concentrano anche su altri aspetti, come i costi della burocrazia legati alle politiche agricole per l’ambiente. Gli oneri amministrativi associati a tali misure, si legge nella presentazione dello studio, “è stato valutato tra il 3 e l'8,5% dei costi totali della pubblica amministrazione collegati alla Pac”. 

Fondi agli allevamenti intensivi

Dove viene meno la coerenza della Pac, frutto del difficile equilibrio tra sostegno alle imprese e obiettivi ambientali, è con i cosiddetti aiuti accoppiati alla produzione. Trattasi di quella parte di contributi legati alle rese, alle superfici delle aziende o al numero dei capi allevati. E a finire sotto accusa sono proprio i contribuiti per la zootecnia, quelli stanziati agli allevatori. 

LEGGI ANCHE: In Europa è battaglia sugli allevamenti intensivi

L’allevamento di bestiame, specie se intensivo, è il principale responsabile delle emissioni di gas serra in agricoltura. Per fare un esempio, dagli allevamenti intensivi italiani proviene il 15,1% delle emissioni atmosferiche. Più dell’inquinamento proveniente da auto e moto (9%) e addirittura più di quello industriale (11,1%). E coi finanziamenti alle mega-fattorie l’Europa sovvenziona - senza volerlo - le emissioni di gas serra.

Secondo lo studio, “l’unico esempio di conflitto evidente tra misure, con riferimento all'azione per il clima, è la disponibilità dell’aiuto volontario accoppiato per l’allevamento di ruminanti, che aumenta le emissioni di gas serra”. 

Le critiche degli ambientalisti 

Molto critico su questo punto è il Wwf Europa, che da tempo sollecitava la Commissione a pubblicare il rapporto tramite una richiesta di accesso agli atti. “La Pac sta facendo più male che bene al clima - attacca il responsabile delle politiche climatiche dell’organizzazione animalista Jabier Ruiz - chiediamo ai deputati neoeletti di mettere la mitigazione del clima al centro della futura politica agricola”.

Sono dello stesso avviso gli ecologisti di Greenpeace. L’Ue, fanno sapere, "non sta affrontando l'impatto dell'agricoltura" con riferimento ai cambiamenti climatici. Più in particolare, si legge in una nota di commento alla pubblicazione del rapporto, non si tiene conto del "ruolo dannoso della sovrapproduzione di carne e prodotti caseari". "La politica agricola europea - conclude Marco Contiero di Greenpeace Ue - dovrebbe creare le condizioni per una transizione per produrre e consumare meno carne e latticini e di migliore qualità". L'organizzazione ambientalista chiede quindi di ridurre del 50% la produzione di carne a livello globale. 

La risposta della Commissione

Con riferimento alle incoerenze della Pac, il commissario Hogan promette che “questo è il motivo per cui le nostre proposte per la Pac post-2020 fissano maggiori obiettivi ambientali e climatici, necessari per rispondere a questa sfida”. Le promesse del Berlaymont hanno già trovato una prima attuazione nella proposta di riforma, riassunta in questa infografica. 

Ma ora che la palla è passata all’Eurocamera, bisognerà aspettare all’inizio dei lavori delle nuove commissioni Agricoltura e Ambiente per capire quale sarà il destino degli eco-schemes e degli altri finanziamenti all’agricoltura legati all’ambiente. 

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