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Sabato, 20 Aprile 2024
Sviluppo

"Un piano per l'agroindustria italiana per creare 100mila posti di lavoro"

La proposta del presidente della Cia Scanavino in una intervista all'Ansa: "Futuro è territorio, subito reti e infrastrutture"

Un piano per l'agroindustria italiana capace di creare 100mila posti di lavoro. E' quanto propone Dino Scanavino, presidente della Cia, la Confederazione italiana agricoltori, in una intervista all'Ansa.

"L'agricoltura in controtendenza cresce per livelli di produzione e occupazione - dice Scanavino - ma il Paese è fermo e per farlo ripartire serve un piano che lo doti di infrastrutture e reti adeguate. A partire dai territori". Per il leader della Cia serve un piano agroindustriale strutturato che, spiega, "potrebbe creare fino a 100 mila nuovi posti di lavoro generando Pil e ricchezza". Si tratta, spiega Scanavino, di "un intervento straordinario di tutela, manutenzione e gestione sostenibile del Paese, recuperando gli enormi ritardi infrastrutturali e puntando sulla centralità dell'agricoltura", con un piano, "Il Paese che vogliamo'' che dal 2 settembre fino al 2020 la Cia presenterà con un road show in tutta Italia. Un progetto nel quale la Cia intende coinvolgere tutti gli attori sul territorio, enti locali, associazioni, politica e che si articola in cinque capisaldi: infrastrutture, governo del territorio, filiere a vocazione territoriale, sistemi di gestione della fauna selvatica, enti locali e politiche europee.

"I ritardi non sono più accettabili - dice ancora all'Ansa - E' necessario puntare sulle infrastrutture e le aree rurali e periferiche" dice Scanavino. "Serve una strategia sinergica per le infrastrutture e per la manutenzione". A partire proprio dal gap delle aree periferie; al nord come al sud. Anche se è sopratutto nel Mezzogiorno che il divario è più evidente. Nelle regioni del Meridione ogni impresa può contare in media su meno di 20 km di infrastrutture, circa la metà di quelli a disposizione delle imprese del Nord-Ovest. Anche il confronto internazionale la dice lunga: a fronte di 791 km di infrastrutture per chilometro quadrato nel nord ovest italiano ce ne sono 1.028 in Germania nell'area Nordrhein Westfalen, 2.250 nell'area francese Auvergne-Rhone Alpes, 2.477 nel Sud est del Regno Unito.

Lo stesso discorso vale per il digitale con la copertura internet che interessa solo il 77% del territorio nazionale rispetto all'82% dell'Ue. La produzione agricola italiana viene realizzata per il 51% dalle regioni del Nord Italia, dal 15% dal Centro e dal 34% dal Sud. "Il nostro futuro non è nelle grandi commodities - dice Scanavino - ma nel territorio con le sue specificità di prodotto. La periferia è la leva per la salvaguardia e la crescita del Paese", spiega convinto "che lo sviluppo passi attraverso la promozione di filiere territoriali di eccellenza, siano esse filiere di produzione che di trasformazione. Dobbiamo mettere in sinergia agricoltura, commercio, logistica, turismo, enti locali e cittadini, in un'ottica di sistema integrato su misura, ma il il territorio deve essere connesso, sia in termini fisici che digitali". "Solo così potremo offrire opportunità di crescita di aree che adesso ne sono fuori. Basti pensare all'esempio del vino e dell'uva, dove c'è una divario di valore tra diverse aree enorme e che si potrebbe colmare".

Un altro nodo, spiega Scanavino, è quello della manutenzione del territorio. "Tra maltempo, calamità naturali, dissesto idrogeologico e fauna selvatica, non prevenire è già costato all'Italia oltre 20 miliardi di euro negli ultimi dieci anni. Ancora oggi, quasi 7.000 comuni e 150.000 imprese agricole sono esposti a rischi ambientali", conclude.

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