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Sabato, 20 Aprile 2024
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Emissioni di Co2 dell'agricoltura calate del 22% dal 1996 al 2016, poi lo stallo

L'Italia tra i Paesi che hanno contribuito maggiormente al risultato, insieme a Polonia, Germania e Romania

Si è arrestato il trend positivo che aveva portato l'agricoltura europea a ridurre le emissioni a partire dal 1996. Secondo l’ultimo rapporto della Commissione Europea sulle prospettive a breve termine dei mercati agricoli, dal 1990 al 2016 le emissioni dovute all’attività delle aziende agricole sono diminuite del 22%. Gli stati che hanno contribuito maggiormente a questo risultato sono la Polonia, la Germania, la Romania e l’Italia. Come evidenziato da un altro recente studio della Commissione, il Belpaese sarebbe riuscito a diminuire del 14,2% le proprie emissioni agricole nel solo periodo 2000-2015, calando a un ritmo intorno al -1% l’anno. 

Purtroppo però la diminuzione avvenuta nel quarto di secolo preso in considerazione si riferisce in gran parte al ventennio 1990-2010. Passati i primi 10 anni del nuovo millennio, le aziende agricole europee hanno smesso di ridurre le loro emissioni arrivando a una situazione di stallo e dal 2016 avrebbero cominciato a fluttuare intorno a 490 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Nonostante gli sforzi fatti, l’agricoltura è ancora responsabile di quasi il 10% delle emissioni a livello continentale, stando ai dati forniti dall’Agenzia europea dell’ambiente. I principali fattori inquinanti sono imputabili alla fermentazione enterica dei ruminanti (che da sola causa il 39% delle emissioni agricole), ai suoli agricoli (32%), all'uso o al cambio di destinazione d'uso di terreni coltivati (14%) e alla gestione dei reflui dell’allevamento (13%).  Il documento fa luce anche sul ruolo dei pascoli e dei prati che non sempre sarebbe positivo.

Al contrario dell’opinione diffusa, secondo cui svolgerebbero un’importante funzione di riduzione del carbonio, il rapporto della Commissione evidenzia come le modalità con cui vengono gestiti possano influire su tale capacità. Prati e pascoli sono importanti per il sequestro del carbonio in Francia, Italia e Regno Unito, mentre sono fonti di emissioni in Germania, Irlanda e Paesi Bassi. Una differenza, spiega il rapporto, dovuta alle modalità di gestione e al fatto che la capacità di sequestrare carbonio da parte di prati e pascoli è limitata nel tempo.

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