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Giovedì, 28 Marzo 2024
Ambiente&Clima

Allevamenti intensivi, “13 produttori di latte inquinano quanto il Regno Unito”

I big del settore caseario finiscono sotto accusa per l’impatto ambientale delle maxi-fattorie, responsabili anche del crollo dei prezzi. Ma le emissioni dei grandi stabilimenti sono aumentante dell’11% in due anni. Nel mirino anche l'abolizione delle quote Ue

Le più grandi aziende lattiero-casearie a livello mondiale sono responsabili delle stesse emissioni di gas serra dell’intero Regno Unito. È quanto rivela un rapporto dell’Institute for Agriculture and Trade Policy, un’organizzazione no profit attiva sui temi dell’alimentazione e dell’agricoltura sostenibile. L'analisi mostra che l'impatto ambientale delle 13 aziende è in crescita, con un aumento delle emissioni dell'11% nei due anni successivi all'accordo di Parigi sul cambiamento climatico del 2015.

Le conseguenze della concentrazione

Il rapporto fa chiarezza anche sulla crescita delle aziende leader del settore lattiero-caseario, che ha contribuito a far crollare i prezzi del latte al di sotto del costo di produzione nell'ultimo decennio, causando una crisi generale del settore, soprattutto dei piccoli e medi produttori, e costringendo i Governi a mantenere, se non incrementare, i sussidi pubblici per mantenere a galla gli agricoltori. I ricercatori affermano che i limiti alla produzione - aboliti in Europa con l’addio alle quote-latte - dovrebbero essere reintrodotti per proteggere sia il clima che i piccoli agricoltori.

La situazione nell'Ue

Dei 13 big del settore caseario, ben 5 hanno sede nell’Ue - come la Danone e il gruppo Lactalis - ai quali si aggiunge la svizzera Nestlé. “Nell’Ue - si legge nel rapporto - quattro allevamenti lattiero-caseari su cinque sono scomparsi nel trentennio che va dal 1981 al 2013”. “La rimozione delle quote latte nel 2015 da parte dell’Ue, insieme ad altri fattori, ha contribuito alla seconda crisi mondiale dei latticini nel gli ultimi 10 anni”, proseguono gli esperti. 

I prezzi del latte in caduta libera

“I responsabili politici” hanno affermato che il sistema di contenimento dell’offerta “non era più necessario a causa di una maggiore domanda globale di latte in grado di assorbire quantità illimitate di prodotti lattiero-caseari”. “Quando il latte ha invaso il mercato globale - concludono gli autori dello studio - il prezzo pagato agli agricoltori è precipitato, a beneficio delle società lattiero-casearie globali”.

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