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Giovedì, 18 Aprile 2024
Ambiente&Clima

"Troppi orsi e lupi, ci uccidono il bestiame. Bisogna proteggerli meno"

Allevatori e cacciatori chiedono all'Ue una gestione più flessibile dei grandi carnivori, eliminando alcune specie dalle restrizioni totali alla caccia della direttiva Habitat

I grandi carnivori sono troppo protetti dalle norme dell'Unione europea, creando danni ingenti alle attività di allevatori e agricoltori. Questa la lamentela espressa dalle lobby degli agricoltori (Copa-Cogeca e Ceja), dei proprietari terrieri (Elo) e dei cacciatori europei (Face), che reputano troppo stringente la direttiva del Consiglio del 1992 sulla conservazione degli habitat naturali e della fauna e flora selvatiche (la cosiddetta direttiva Habitat). Nei 30 anni dalla sua entrata in vigore, la normativa ha protetto un'ampia varietà di ecosistemi e specie nell'Unione europea. “A causa delle misure di conservazione in corso, alcune popolazioni di grandi carnivori stanno causando un aumento dei conflitti, che è esacerbato da quadri giuridici impegnativi”, si legge in una nota congiunta delle organizzazioni, che prosegue: “In molti casi, l'interpretazione legale della 'stretta protezione' impedisce l'attuazione di una gestione attiva delle specie, che può aiutare a ridurre i gravi conflitti con il bestiame, le persone e i paesaggi ricchi di biodiversità”.

La popolazione di grandi carnivori, come lupi e orsi, è in aumento, al punto che alcuni animali, che un tempo necessitavano una stretta protezione, non sarebbero più da considerarsi vulnerabili o a rischio di estinzione. Le associazione firmatarie stimano che si aggirano nel vecchio continente dai 14.500 ai 18.200 lupi, rispetto ai 12.300 del 2013. Il maggior numero di questi animali starebbe causando crescenti conflitti di coesistenza, attaccando bestiame e, talvolta, le persone, creando danni sia materiali che economici. Cani, pecore, bovini e pony sono vittime di attacchi, con ferite che vanno dalle abrasioni alla morte. Nel 2020, gli allevatori francesi hanno subito l'uccisione di 9.872 animali, soprattutto pecore, da parte di lupi. In Spagna nello stesso periodo le vittime sono state oltre 5mila.

La Copa-Cogeca ha calcolato che, per i danni agli animali e ai beni, i costi ammontano a oltre 28,5 milioni di euro all'anno. A partire dal 1992, il programma LIFE ha comunque stanziato oltre 88 milioni di euro per progetti di prevenzione e mitigazione di questi danni, mentre altri 36 milioni di euro sono investiti in altri progetti in corso. Secondo la federazione, però, a colpire di agricoltori non è solo il costo monetario, ma anche quello psicologico, data la pressione cui è sottoposto costantemente il loro bestiame, che subisce ferite, aborti, cali di fertilità e perdite. Le più colpite sono le comunità montane dell'Europa, che già convivono con numerose difficoltà.

Secondo le organizzazioni, l'aumento dei grandi carnivori genera anche danni per l'ambiente stesso. Una serie di misure preventive vengono messe in atto per poter difendere proprietà e bestiame, evitando l'uccisione del lupo o dell'orso. Queste misure includono recinzioni protettive, sistemi di allarme, strutture chiuse e cani da guardia, che “in realtà fanno più male che bene alla protezione e al ringiovanimento dei nostri habitat biodiversi”, scrive Copa-Cogeca, sostenendo che “le recinzioni diminuiscono il libero movimento dei mammiferi più grandi, come i cervi e altri ungulati; i cani da guardia possono avere un impatto estremamente negativo sugli uccelli che nidificano a terra e su altri animali selvatici; e i sistemi di allarme disturbano l'ambiente naturale”. In particolare, la presenza di carnivori renderebbe difficile realizzare l'agricoltura pastorale estensiva, una pratica ampiamente in sintonia con l'ambiente circostante e considerata più attenta alle esigenze della lotta ai cambiamenti climatici, nonché al benessere animale.

Gli agricoltori chiedono poi di attribuire un ruolo chiave ai cacciatori, visti come alleati. Anche loro lamentano di essere danneggiati dall'aumento dei carnivori, che sottraggono selvaggina. Ma cosa intendono le lobby per “gestione attiva” della specie? Gli allevatori mirano ad ottenere una maggiore autonomia a livello locale nella gestione dei conflitti e condizioni meno restrittive per l'abbattimento dei carnivori, una misura oggi ammessa solo in situazioni limite di pericolo, e da svolgere con procedure determinate, identificate dalla normative Ue. Questa pressione arriva in un periodo delicato, in cui Bruxelles sta cercando di migliorare i suoi obiettivi di conservazione della natura, indispensabile nella lotta ai cambiamenti climatici. Come parte della sua strategia per la biodiversità, l'Ue prevede di inserire il 30 per cento della terra e del mare sotto status di protezione entro il 2030, di cui il 10 per cento andrebbe sotto una protezione ancor più restrittiva. Un'idea poco gradita ai grandi predatori umani, perennemente a caccia di risorse naturali da sfruttare.

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