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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Batteri che producono bioplastica: la soluzione naturale all'inquinamento viene dall’Italia

Polimeri "green" ottenuti da patate, olio di frittura e canna da zucchero. L'azienda emiliana che ha investito sul progetto vola in Borsa

La decomposizione di un sacchetto della spesa richiede almeno 10 anni, mentre una bottiglia di plastica può durare secoli. Per risolvere in radice il problema dell’inquinamento, due imprenditori italiani hanno investito su un brevetto americano che consente di produrre plastica biodegradabile dagli scarti vegetali. Le bioplastiche del futuro arrivano dalla provincia bolognese e potrebbero un giorno rimpiazzare i materiali che deturpano il nostro pianeta. 

Plastica da scarti alimentari

"Prima ancora dell’arrivo della plastica industriale la natura produceva infatti polimeri da sempre, attraverso un processo chimico, solo che non era mai stato industrializzato", ha spiegato Marco Astorri in una recente intervista a La Repubblica. L’imprenditore, assieme al socio Guy Cicognani, ha acquistato in totale 120 brevetti per i processi che consentono la trasformazione dell’olio fritto, barbabietole, patate e altri scarti a costo zero in plastica biodegradabile. Tutto grazie al lavoro dei batteri che si nutrono delle fonti di carbonio degli scarti, trasformandole in riserva di energia e dunque in PHAs, il poliidrossialcaonato.

La soluzione dalla natura

"La soluzione per il problema delle plastiche inquinanti ce l’ha data la natura", commenta soddisfatto Astorri.  Dal PHAs si ottiene la plastica biodegradabile ed idrosolubile che può essere utilizzata per vari scopi. Dai prodotti più semplici adoperati in cosmetica ad utensili indispensabili nella medicina e chirurgia come le protesi che permettono la deambulazione a molti pazienti. "C’è un mondo di possibilità–chiarisce Astorri–perché queste plastiche hanno le stesse proprietà termo-meccaniche di quelle tradizionali". Il mercato delle bioplastiche è destinato a crescere nei prossimi anni, anche in seguito alla guerra dichiarata recentemente dal Parlamento europeo a tutte le microplastiche. L’Eurocamera ha infatti chiesto una messa al bando che le faccia sparire da tutti i prodotti cosmetici entro il 2020.

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