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Venerdì, 29 Marzo 2024
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I cormorani possono essere cacciati per difendere l'acquacoltura. Lo dice Strasburgo

La decisione del Parlamento arriva nel quadro delle misure a sostegno degli allevamenti ittici. Esulta la Lega, condanne dai Verdi che provano a tutelare questi uccelli

I cormorani nemici dell'acquacoltura, quindi devono poter essere cacciati. Questa in sintesi la proposta adottata dal Parlamento europeo, nell'ambito di una relazione sull'acquacoltura sostenibile appena approvata a Strasburgo. Il settore dell'acquacoltura viene visto come un anello fondamentale per garantire la sicurezza alimentare e l'approvvigionamento di pesci e molluschi sulle tavole degli europei. L'Unione europea rappresenta il principale importatore di pesce al mondo. Circa il 70% degli alimenti acquatici consumato viene da Paesi extra-Ue, per un costo di circa 21 miliardi di euro.

Gap ittico

Tramite la relazione, presentata dalla deputata spagnola del gruppo dei socialisti Clara Aguilera, gli eurodeputati chiedono alla Commissione di colmare il “gap ittico” tra pesce consumato e quello prodotto, stabilendo obiettivi di crescita per l'acquacoltura e stimolando il settore anche al fine di creare nuovi posti di lavoro, soprattutto nelle regioni costiere e nelle aree rurali. A farne le spese di questo ambizioso piano saranno però i cormorani, reputati responsabili di un impatto negativo a livello economico sull'acquacoltura.

Minaccia o specie da proteggere?

Già nel 2008 Strasburgo aveva attestato il rapido incremento del numero di questi uccelli nel territorio dell'Ue, la cui popolazione complessiva negli ultimi 25 anni era cresciuta di 20 volte, raggiungendo 1,8 milioni di esemplari. Queste cifre hanno trasformato i volatili da specie protetta a minaccia per le risorse ittiche. Golosi di anguille, lucci e del persico reale, i cormorani sono capaci di tuffarsi fino a 3 metri di profondità e di mangiare un chilo di pesce ogni giorno. Sono ormai considerati veri e propri “nemici” dai pescatori, perché reputati responsabili di danni permanenti sia alle imprese acquicole che agli stock di pesce selvatico.

Agricoltura di mare

Per affrontare il problema, la relazione approvata in plenaria a Strasburgo ha proposto di includere questi uccelli nella direttiva Uccelli ovvero nell’elenco di specie che possono essere cacciate a norma della legislazione nazionale. L'offerta alimentare mondiale e il consumo pro capite di pesce e di prodotti ittici aumentano rapidamente e l'acquacoltura prova a fornire una risposta. Definita “agricoltura di mare” l'acquacoltura consiste in allevamenti ittici sia in acqua salata che dolce, finalizzati alla raccolta di pesci, molluschi e crostacei, che possono essere realizzati in mare, nei fiumi, nei laghi o nelle lagune.

Produzione in aumento, ma insufficiente

Nell’ultimo decennio questo settore ha investito soprattutto nella produzione di specie di alto valore, come il salmone, la spigola e il tonno rosso, essendo fortemente aumentato il loro prezzo per le specie recuperate in mare. In Italia, come ha ricordato la Cia-Agricoltori italiani, sono 900 le aziende presenti su tutto il territorio. Generando un giro d’affari di 510 milioni di euro, la produzione è di circa 165mila tonnellate che coprono trenta specie diverse di pesce. Al momento l'acquacoltura dell'Ue riesce a soddisfare solo il 10 % del consumo interno, rappresentando meno del 2 % della produzione mondiale del settore.

Ridurre le importazioni

L'obiettivo degli eurodeputati è di potenziarne le crescita in un quadro giuridico favorevole alle imprese, in modo tale da ridurre la dipendenza dalle importazioni. La relazione ha ottenuto una vasta maggioranza di voti, inclusi quelli della Lega, che siede nei banchi del gruppo Identità e Democrazia. “È stata approvata la maggior parte dei nostri emendamenti, in particolare mirati alla salvaguardia delle piccole, medie e micro imprese” ha dichiarato l'eurodeputata leghista Rosanna Conte, aggiungendo che le richieste sono volte “a evitare il sovraffollamento di pesci nelle vasche, quindi un’acquacoltura di alta qualità e a considerare il modo in cui l'aumento dei costi legati ad energia elettrica e gas graverà sull'intero comparto”.

Contestazioni ambientaliste

Di tutt'altro avviso i Verdi che hanno votato contro, contestando tutto l'impianto della proposta. “Gli allevamenti intensivi hanno dimostrato tutto il loro impatto negativo sull’ambiente, sulla salute umana e sulla sicurezza alimentare. Non possiamo commettere lo stesso errore con l’acquacoltura”, ha dichiarato Rosa D'Amato, eurodeputata dei Verdi europei, sottolineando: “L'acquacoltura può e deve crescere, ma attraverso la promozione di pratiche a basso impatto e circolari, come quella a bassi livelli trofici, quella multitrofica e quella biologica”.

Modello intensivo

A preoccupare il Gruppo ambientalista c'è anche la produzione di mangime per gli impianti. Il rischio è che, come per gli allevamenti di bestiame, ci sia un impatto negativo sulla sicurezza alimentare di Paesi terzi: anziché sfamare le persone, le colture potrebbero essere dirottate per far crescere i pesci. A proposito della gestione dei cormorani, D'amato sostiene che “è inaccettabile la richiesta di escluderli dalla lista di specie protette della Direttiva Uccelli”. La soluzione proposta è di operare a livello locale, investendo nella ricerca e fornendo assistenza agli operatori del settore, anziché autorizzarne la caccia, col rischio di gravi ripercussioni sulla biodiversità.

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