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Venerdì, 29 Marzo 2024
Parola all'esperto

Così salveremo i frutteti dalla siccità

Temperature in aumento: rischiano di sparire molte coltivazioni che consumano tanta acqua. Un ricercatore spiega i metodi per salvarle: pacciamatura, irrigazione di precisione e non solo

Le evidenze scientifiche sono concordi: bisogna consumare più frutta e verdura nei nostri pasti di tutti i giorni. Potrebbe diventare però difficile soddisfare questa indicazione indispensabile per la nostra salute con l'imporsi di temperature sempre più elevate. La siccità sta mettendo a rischio molte colture, in particolare quelle dei frutteti. Già questa estate sono stati messe in crisi, ad esempio, le piantagioni di kiwi.

Per evitare che la situazioni degeneri e che molte aziende rinucino a determinati alberi è necessario ripensare il rapporto con l'acqua di queste piantagioni, non solo risparmiando con sistemi irrigui più efficienti e tramite tecniche di irrigazione di precisione, ma partendo innanzitutto dalla ricchezza e dalla gestione dei suoli. Questa la spiegazione offerta da Marco Scortichini, ricercatore del Consiglio per la ricerca in agricoltura (Crea) specializzato in olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura. Nell'ultimo numero della rivista pubblicata dall'ente scientifico governativo, l'esperto parla della vulnerabilità del sistema ortofrutticolo, che negli ultimi anni ha richiesto il 30% di acqua irrigua in più a causa delle minori precipitazioni.

Si è fatto anche ricorso "ad irrigazioni straordinarie, nei mesi di marzo-aprile, quando solitamente non si irriga, che si rendono necessarie in molte coltivazioni, nei casi di stagioni primaverili poco piovose, per favorire l’accrescimento dei frutti”, spiega Scortichini. Un primo problema riguarda la circostanza che in molte aree dove non si era mai sofferta la siccità si sono diffuse “coltivazioni esigenti in termini di apporto irriguo, quali actinidia (i cui frutti sono i kiwi, ndr), noce da frutto, melo e pero”.

Adesso che le alte temperature hanno raggiunto anche queste aree, le aziende produttrici devono fare i conti con piogge meno frequenti e più intense. “L’irrigazione sarà sempre più basata su modelli di precisione che affidano a tecnologie, più o meno sofisticate, decisioni sulle modalità di intervento (tempi e volumi) per consentire un netto risparmio della risorsa idrica”, spiega il ricercatore illustrando poi le tecniche specifiche. Si tratta di installare nei frutteti appositi sensori (tensiometri), in grado di rilevare il contenuto in acqua disponibile nel suolo o il potenziale idrico delle foglie.

Questi sensori sono collegati a centraline che elaborano i dati e, in caso di necessità, inviano il segnale per l’attivazione dell’impianto irriguo. Vanno poi introdotte irrigazioni localizzate “autocompensanti”, cioè in grado di garantire la medesima quantità di acqua con ogni condizione di pressione lungo la tubazione. L'esperto parla anche di sistemi di irrigazione interrati che sono in grado di somministrare le giuste quantità di acqua al frutteto, utilizzando anche acque reflue, una volta che siano state opportunamente depurate.

Altro strumento di cui si parla da tempo è quello dell'irrigazione a “goccia” o sotterranea. Questi strumenti, evidenzia lo studioso, sono “da gestire mediante apposite centraline di rilievo, collegate con appositi sensori in grado di rilevare il tenore di umidità del suolo e indicare quando è il momento ottimale per effettuare l’adacquamento secondo le esigenze fisiologiche dell’albero”. Fertirrigazione e alla concimazione fogliare completano il quadro.

Nel campo del miglioramento genetico, su cui punta l'Italia, Scortichini fa notare che la ricerca “non ha quasi mai preso in considerazione la selezione e costituzione di varietà caratterizzate da una resistenza fisiologica nei confronti di bassi apporti di acqua”. Un'omissione grave, considerato il fatto che le tecniche di genoma editing vengono promosse come una delle principali armi per combattere la siccità.

Il ricercatore sottolinea anche l'importanza della “potatura verde”, cioè “quella che si effettua in estate, per eliminare le parti di chioma non necessarie”Al tempo stesso si dovrà anticipare la potatura invernale per le cultivar a maturazione precoce o media, in modo tale da ridurre le loro necessità idriche. Diradamento dei frutti e ricorso alle reti ombreggianti saranno necessarie per proteggere meglio il frutteto dall'impatto del sole e ridurre il fabbisogno d'acqua.

Oltre alla parte tecnologica in senso stretto, l'esperto del Crea ricorda la necessità di adottare anche “tutte quelle tecniche che consentono di migliorare la struttura dei terreni, soprattutto nei suoli argillosi, per consentire all’acqua piovana di approfondirsi nel suolo, raggiungendo anche gli strati profondi”. In questo ambito, Scortichini evidenzia il grande aiuto che può fornire un maggior ricorso alla sostanza organica e delle tecniche di pacciamatura, al fine di limitare l’evaporazione del suolo. Va evitato nel contempo “l’uso dell’inerbimento, in quanto causa di competizione con l’apparato radicale dell’albero”. Tutte metodologie tipiche della agroecologia.

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