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Giovedì, 28 Marzo 2024
Ambiente&Clima

Diversificare le colture come via "italiana" alla nuova Pac

Presentati i risultati di un progetto del Crea. Che punta il dito contro la specializzazione e la semplificazione colturale e il loro impatto sull'ambiente

Diversificazione colturale per promuovere una migliore sostenibilità ambientale, sociale ed economica dei sistemi agroalimentari, mantenendone però la capacità produttiva, la fornitura di servizi ecosistemici e promuovendo l’uso efficiente delle risorse. Tutto questo è DiverIMPACTS, il progetto europeo che, a meno di un anno dalla sua conclusione, presenta i primi risultati nel giorno in cui il Parlamento europeo ha dato il via libera alla nuova Pac, la Politica agricola comune dell'Ue che scatterà nel 2023. Ed è proprio alla nuova Pac, per la precisione al Piano strategico nazionale che il governo italiano dovrà adesso redarre per attuarla, che si rivolge il progetto del Crea.

Il progetto

La specializzazione e la semplificazione colturale se da una parte hanno favorito la produzione di grandi volumi di cibo dall’altra, invece, hanno comportato impatti negativi sull’ambiente, in termini di degrado diffuso del suolo, dell'acqua e degli ecosistemi, elevate emissioni di gas serra, esaurimento delle risorse non rinnovabili e condizioni economiche e sociali degli operatori agricoli non sempre soddisfacenti. In tal senso, la diversificazione delle colture (rotazioni ampie, ma anche coltivazioni multiple, consociazione, uso di specie minori, varietà locali e materiali genetici eterogenei) è fondamentale per ripensare i nuovi sistemi agricoli verso una maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Il progetto europeo DiverIMPACTS si è posto l’obiettivo di studiare nel dettaglio gli effetti della diversificazione colturale sui sistemi agroalimentari e di identificare le misure che ne possono promuovere l’adozione. DiverIMPACTS, finanziato nell'ambito di Horizon 2020, il programma quadro dell'Unione Europea per la ricerca e l'innovazione, ha 33 partner, fra cui il CREA, con il suo centro di Agricoltura e Ambiente, e la FIRAB – promotori dell’incontro - ed è coordinato dall'INRAE, l'Istituto nazionale francese di ricerca per l'agricoltura, l'alimentazione e l'ambiente.

I risultati

Per valutare la sostenibilità dei sistemi agricoli diversificati, sono stati individuati numerosi indicatori che spaziano dalla dimensione economica (produttività, stabilità delle produzioni, profitto, qualità delle produzioni) a quella ambientale (degrado dei suoli, qualità dei suoli, qualità dell’acqua, risparmio idrico, qualità dell’aria, emissioni, diversificazione, biodiversità) fino ad arrivare a quella sociale (salute pubblica, qualità della vita degli agricoltori). E sarà proprio questa mole informativa ad essere impiegata come strumento di supporto alle decisioni per monitorare le conseguenze delle strategie di diversificazione adottate.

È emerso inoltre che, sebbene gli effetti siano differenziati in base al contesto, le ricadute positive sulla redditività aziendale, sulla qualità dell’aria e delle acque siano ricorrenti. Infine, fra i benefici osservati, si evidenzia anche la possibilità di attivare nuove filiere produttive e migliorare gli aspetti paesaggistici dei territori, sempre più apprezzati dai consumatori e dai cittadini. "A meno di un anno dalla sua conclusione - afferma Stefano Canali del Crea - il progetto ha permesso di raggiungere diversi risultati, che insieme alle evidenze emerse nel quadro di altri due progetti europei di ricerca, potranno contribuire alla discussione in corso, finalizzata alla definizione di una ‘via italiana’ per la nuova Pac, che si dovrà perfezionare con l’invio alla Commissione europea entro fine dell’anno del Piano strategico nazionale".

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