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Venerdì, 19 Aprile 2024
Ambiente&Clima

Le foreste italiane valgono il 10% in meno a causa dell'inquinamento

Oltre a perdere l'1% della superficie, l'ozono determina gravi perdite per il settore della lavorazione del legname, con un danno potenziale di 2,85 miliardi di euro

In Italia il valore economico delle foreste è calato del 10% a causa dell’inquinamento da ozono. L'allarme è lanciato dall'Enea, che sottolinea come, di pari passo, c'è stata una riduzione di oltre l’1% della superficie forestale destinata alla produzione di legname. Il danno potenziale potrebbe raggiungere i 2,85 miliardi di euro (circa 870 euro per ettaro). Lo studio, pubblicato su Nature Scientific Reports, è stato condotto da un team di 10 ricercatori provenienti da Enea, Cnr e Università di Firenze, in collaborazione con l’azienda francese di servizi satellitari Argans. La ricerca evidenzia anche come la perdita di redditività economica potrebbe determinare un progressivo abbandono delle aree forestali più danneggiate. Le ripercussioni potrebbero quindi estendersi a una serie di ecosistemi.

Nello specifico, la ricerca ha indagato l'ozono troposferico, che è il protagonista di quella complessa miscela di sostanze denominata “smog fotochimico”, che si forma negli strati bassi dell’atmosfera e migra con grande facilità verso aree anche molto distanti da dove si è formato. “L’ozono troposferico (O3) è un inquinante gassoso che ha effetti negativi sulla fotosintesi e, di conseguenza, sulla capacità di assorbimento dell'anidride carbonica da parte della vegetazione”, spiega Alessandra De Marco, una delle autrici della ricerca del dipartimento Enea Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali. “A livello globale questo potrebbe determinare un aumento dei costi di riduzione dei gas serra fino a 4,5 trilioni di dollari al 2100”, commenta la ricercatrice. Le principali fonti di emissione dei composti che generano l’ozono sono: il trasporto su strada, il riscaldamento civile e la produzione di energia. L’ozono può causare seri problemi alla salute dell’uomo e all’ecosistema, come pure all’agricoltura e ai beni materiali.

Nella pubblicazione sono state prese in esame come caso studio le foreste italiane perché più esposte ai gravi rischi da O3 rispetto a quelle dell’Europa del Nord, dato che il clima più caldo stimola la formazione di questo gas. Le concentrazioni più elevate si registrano in effetti nei mesi più caldi dell'anno e nelle ore di massimo irraggiamento solare. “Per la prima volta è stata fatta un’analisi economica che ha preso in considerazione la cosiddetta dose fitotossica di ozono, ossia la quantità di O3 assorbita dalle piante, durante la stagione di crescita, attraverso gli stomi presenti nelle foglie e negli aghi, considerata un indice migliore rispetto alla sola concentrazione di ozono nell’aria”, dichiara Alessandro Anav del Laboratorio Enea Modellistica climatica e impatti. Secondo i calcoli, le perdite di biomassa con una risoluzione spaziale potrebbero essere pari a 12 km quadrati.

L’Italia è considerato un “hot spot” per l’inquinamento da ozono, data la sua posizione centrale nell'area sud del Mediterraneo, caratterizzata da elevate temperatura dell’aria e da intensi raggi solari. I risultati sono stati differenti nelle diverse regioni italiane, con i danni peggiori in termini di ettari persi al Sud e nelle isole. La Sardegna è risultata la regione con la maggiore riduzione dell’area forestale redditizia, con una perdita di oltre 10mila ettari (- 6,2%), seguita da Calabria (-5.811 ettari) e Sicilia (3.362 ettari in meno). Problematica anche la situazione in Toscana (-2.432 ettari) e Trentino-Alto Adige (-2.319 ettari). Le perdite economiche maggiori sono state calcolate però in Liguria (1.229 euro per ettaro perso), Campania (€628), Calabria (€568) e Lazio (€527).

Nello Stivale la maggior parte della produzione di legname è rappresentata da legna da ardere, con una produzione annua pari a circa 5,5 milioni di m3, seguita da paleria (0,8 milioni) e tondame per segherie e cartiere (0,9 milioni). Sono state soprattutto le produzioni di legna da ardere e paleria a essere colpite dall’inquinamento da ozono. Le perdite sono state in media del 7,5% e del 7,4%, mentre il tondame ha registrato un calo inferiore intorno al 5%. In Europa il settore del legname impiega circa 4,5 milioni di persone (dati 2018). Solo in Italia operano oltre 400mila addetti, divisi in poco più di 87mila aziende, con un fatturato totale di circa 35 miliardi di dollari, di cui quasi 21 miliardi relativi al settore dei mobili.

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