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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La plastica inquina i terreni ancor più che gli oceani. L'allarme delle Nazioni Unite

Le micro-plastiche in agricoltura mettono in pericolo salute e sicurezza alimentare. In Italia pellicole per serre e pacciamatura problema principale. Imperativi: riduzione, riciclo e riutilizzo

La nostra sicurezza alimentare è a rischio a causa della plastica, che viene usata in agricoltura in modo “disastroso”. La denuncia viene da un rapporto delle Nazioni Unite, che mette a fuoco un problema poco discusso. Negli ultimi anni gran parte dell'attenzione sull'inquinamento si è incentrato sulle micro-plastiche disperse negli oceani, ma ogni anno sono milioni le tonnellate di questo materiale utilizzate nel sistema alimentare e agricolo. "I suoli sono uno dei principali recettori delle plastiche agricole e sono noti per contenere quantità maggiori di micro-plastiche rispetto agli oceani", ha detto Maria Helena Semedo, vice direttore generale della Fao, l'agenzia delle Nazioni Unite specializzata in agricoltura e alimentazione che ha redatto il report.

Danni sulla salute

La questione investe direttamente la salute. Sia persone che animali finiscono col consumare le micro-plastiche, che derivano dalla rottura di prodotti più grandi. Molti contengono additivi tossici e, taluni, anche agenti patogeni. Mentre gli studi si sono concentrati sui danni dell'inquinamento sugli animali marini, quello che sappiamo dell'impatto su animali terrestri e persone è al momento molto limitato. "Attualmente stiamo aggiungendo grandi quantità di questi materiali innaturali nei terreni agricoli senza capire i loro effetti a lungo termine", ha dichiarato al Guardian il professor Jonathan Leake, dell'Università di Sheffield nel Regno Unito e membro del gruppo di lavoro per l'Alleanza per suoli sostenibili (Sustainable Soils Alliance).

A cosa serve la plastica nel settore agricolo

Gli usi nell'agricoltura e nella pesca sono svariati: dai sacchetti per l'irrigazione, agli attrezzi da pesca, fino alle protezioni per gli alberi. Secondo le analisi della Fao, il ricorso a questo materiale è diventato ormai pervasivo e pericoloso. Il rapporto, rivisto anche da esperti esterni, stima che nel 2019 siano state utilizzate 12,5 milioni di tonnellate di prodotti plastici nella produzione vegetale e animale nel mondo. Cifre ancor più esorbitanti per gli imballaggi alimentari: stimata in 37,3 milioni di tonnellate. In Europa, la porzione maggiore del danno (59%) è data proprio dagli involucri per il cibo. Stiamo parlando di tutta la plastica utilizzata, soprattutto nei reparti ortofrutta dei supermercati, per avvolgere, trasportare e vendere prodotti come insalata, carote, peperoni, spesso addirittura per porzioni uniche. In Italia, l'agricoltura utilizza quasi 372 000 tonnellate di prodotti di plastica all'anno, di cui il 38% sono pellicole, in gran parte adoperate per la creazione di serre, per la pacciamatura o per nastri di irrigazione a goccia.

Benefici e danni

Il rapporto dell'Onu riconosce i vantaggi apportati dalla plastica nella produzione, protezione e conservazione del cibo. Versatile ed economica, è facile da trasformare. Tra i prodotti più utilizzati nel settore agricolo figurano, ad esempio, i pellet di fertilizzanti rivestiti di polimeri, capaci di rilasciare sostanze nutritive in modo più lento ed efficiente. Il rapporto sottolinea che "nonostante i molti benefici, le plastiche agricole rappresentano anche un serio rischio di inquinamento e danno alla salute dell'uomo e dell'ecosistema quando sono danneggiate, degradate o scartate nell'ambiente". Secondo gli esperti della Fao, il futuro si profila tetro. La domanda globale di prodotti come le pellicole per serre, pacciamatura e insilamento dovrebbe aumentare del 50% entro il 2030. L'Asia contribuisce già oggi in modo determinante al consumo di plastica, ed è saldamente in testa alla classifica, con circa la metà del consumo globale. Le economie del continente asiatico, in crescita costante, promettono di incrementare ancora le tonnellate adoperate.

Il modello 6R

Per evitare un disastro annunciato, la Fao non si limita alla denuncia, ma propone anche un modello alternativo, quelle delle “6R”: rifiutare, riprogettare, ridurre, riutilizzare, riciclare e recuperare. Il piano consiste nell'adottare pratiche agricole che evitino l'uso della plastica, la sostituzione con alternative naturali o biodegradabili, la promozione di prodotti riutilizzabili e una migliorare gestione dei rifiuti. Per adottare misure efficaci, secondo l'agenzia delle Nazioni Unite, in tutti i Paesi andrebbero adottati sistemi obbligatori, basati su licenze, incentivi, ma anche sanzioni per produttori, fornitori, distributori e importatori, che non si impegnino efficacemente nella lotta a questo tipo di inquinamento.

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