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Giovedì, 28 Marzo 2024
Ambiente&Clima

"Ridurre l'uso di soia per i biocarburanti, provoca la desertificazione"

La richiesta del Parlamento europeo, che vuole una stretta simile a quella sull'olio di palma

La soia si avvicina sempre più all'olio di palma nella visione degli eurodeputati. È quanto emerge dalla decisione della commissione Industria del Parlamento europeo, che ha votato per limitare l'uso dell'olio di soia come materia prima per la produzione di biocarburanti, con 54 voti a favore, 14 contrari e 6 astensioni. A preoccupare sarebbe l'impatto ambientale delle coltivazioni nei Paesi extraeuropei, dove questa pianta è spesso connessa a pratiche di deforestazione.

"L'olio di palma e la soia non potranno più essere conteggiati ai fini della quota di biocarburanti di prima generazione non appena la direttiva entrerà in vigore", ha dichiarato Markus Pieper, l'eurodeputato tedesco di centro-destra e relatore della proposta di legge. Nelle disposizioni adottate figura l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra per il settore dei trasporti del 16%. Si tratta di tre punti percentuali in più rispetto alla proposta originale dell'esecutivo Ue. Inoltre è stata elevata al 45% la quota di energia rinnovabile da ottenere entro il 2030, mentre lo scorso anno si era parlato del 40%.

Pieper ha dichiarato che la posizione del comitato industriale ha "innalzato i requisiti di sostenibilità della biomassa e dei combustibili, mostrando allo stesso tempo come i materiali biogenici possano dare un reale contributo economico alla transizione energetica". La commissione per l'Ambiente aveva tentato di ridurre di oltre il 50% la quota di biocarburanti di origine vegetale nell'Ue, ma questa posizione non è stata avallata dai membri della commissione per l'Industria.

Secondo le norme europee adottate nel 2019, le materie prime per biocarburanti che superano una certa soglia di emissioni non possono contribuire agli obiettivi di energia rinnovabile negli Stati membri. Per rendere operativo il divieto sulla soia, è stata abbassata la soglia (dal 10% al 7,9%) in cui una coltura è considerata ad alto rischio di contribuire alla deforestazione all'estero o al cambiamento indiretto dell'uso del suolo (cosiddetto Iluc).

In base alle stime di Bruxelles, la soia al momento ha un rischio di espansione dell'8% in terreni con un elevato stock di carbonio, come foreste, zone umide e torbiere. L'olio di palma raggiunge addirittura un rischio del 45%. Di contro, sia l'olio di colza che quello di girasole, che pure vengono utilizzati per la produzione di biodiesel, si fermano ad un rischio dell'1%. Secondo l'Ong Transport & Environment (T&E), il 73% della soia utilizzata per la produzione di biodiesel viene attualmente importato dal Sud America.

La mossa è stata salutata come una vittoria dagli ambientalisti, anche se il tetto del 7% sulla quantità di biocarburanti di origine vegetale che possono essere utilizzati nel settore dei trasporti resta intatto. "Con l'olio di palma già in via di estinzione, c'era il rischio che venisse semplicemente sostituito dall'olio di soia. Tuttavia, l'eliminazione graduale della soia, la coltura in più rapida espansione in Brasile, contribuirà ad allentare la pressione sull'Amazzonia, che è sull'orlo del collasso", ha commentato una portavoce dell'ong Transport & Environment.

Mentre l'associazione degli agricoltori dell'Ue Copa-Cogeca ha rifiutato di analizzare il voto, sulla proposta hanno espresso pareri positivi i gruppi dell'industria dei biocarburanti, seppur non sugli specifici limiti alla soia. La decisione finale verrà adottata a Strasburgo nel corso della prossima plenaria di metà settembre. Solo a quel punto inizieranno i negoziati con gli Stati membri per finalizzare la legge.

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