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Martedì, 16 Aprile 2024
Dibattiti

Da Bayer a Microsoft: come le multinazionali vogliono cambiare l'agricoltura

A Bruxelles il summit dei giganti del food promosso dalla svizzera-cinese Syngenta: agrochimica, biotecnologie e intelligenza artificiale. Ma i grandi assenti sono i contadini

"I pesticidi sono tossici come questo evento", appare scritto sul un grande manifesto che campeggia all'esterno di The Square, lo spazio a Bruxelles in cui si è svolta l'ultima edizione del Forum per il futuro dell'agricoltura, una gigantesca conferenza a cui partecipano scienziati, politici e lobbisti del settore agroalimentare. Cosa rende così controverso questo appuntamento, tanto da attrarre un numero crescente di attivisti pronti a contestarlo? "È l'evento annuale di lobbyng di Syngenta, che invita qui i politici e i funzionari di più alto livello", mi spiega Nina Holland, che cura i dossier sull'agri-business per Corporate europe, l'osservatorio sui gruppi di pressione a Bruxelles.

Syngenta è il gigante dell'agrochimica con base in Svizzera, ma controllato dalla cinese SynoChem. Insieme a Cargill (che pure figura tra gli sponsor), Bayer e Basf fa parte di quella oligarchia che governa il vasto mondo che va dalle sementi ai pesticidi fino alla nuova generazione di organismi geneticamente modificati. "Qui le multinazionali mostrano il loro volto benevolo e fingono di fare parte della soluzione dei problemi odierni dell'agricoltura, ma con i loro gruppi di pressione come Croplife ed Euroseeds fanno l'esatto contrario: bloccare la riduzione dei pesticidi e impedire l'interdizione delle sostanze chimiche più nocive, come i neonicotinoidi", spiega l'esperta, precisando che queste società "si oppongono anche al divieto di esportazione di pesticidi più tossici, già vietati nell'Ue, verso il resto del mondo, da cui poi l'Europa importa cibo". Mentre un attivista accende un petardo verde davanti alla scritta "L'agricoltura ai contadini, non alle multinazionali", la polizia si affretta a sigillare l'accesso all'evento. Nella lista degli ospiti figurano esponenti di Microsoft e Pepsi, insieme al gotha dell'amministrazione pubblica europea, tra cui il commissario all'Ambiente Virginijus Sinkevičius e Frans Timmermans, vice di Ursula von der Leyen e responsabile del Green Deal europeo.

Scontri sottesi

Mentre all'esterno i poliziotti tagliano le corde che sorreggono i mega striscioni affissi dagli attivisti, all'interno il dibattito è piuttosto acceso. "Mi preoccupa la nostra lotta contro la perdita di biodiversità e l'uso massiccio di pesticidi. Potremmo non vedere il ripristino della natura al ritmo necessario", ha confessato il vice-commissario Timmermans nel suo discorso di apertura del Forum e tra i principali difensori della strategia Farm to fork, che sta tracciando la strada per la svolta agricola europea. Timmermans è forse il funzionario europeo meno "amato" dalle grandi aziende agricole. A confermarlo la svedese Eva Weijber, che con le sorelle possiede e gestisce circa 400 ettari di terra, incarnando il latifondismo dei nostri giorni. Intervenendo a nome dei grandi proprietari terrieri, ha affermato decisa: "Abbiamo bisogno di incentivi finanziari. Ci sono troppe regole e legislazioni che ci riguardano e che costano troppo", si lamenta l'agricoltrice, convinta che "la trasformazione avverrà da sola". Rivolgendosi infine direttamente al responsabile del Patto per l'ambiente, Weijber ha concluso: "Signor Timmermans, ci dia più redditività e piani a lungo termine e meno leggi".

Sostenibilità o greenwashing ?

Sempre centrato sul tema dei fondi, ma meno convinto che la trasformazione arriverà a prescindere dalla capacità di indirizzarla è il professor Tim Benton, ricercatore del programma Ambiente e società del think thank Chatham House. "Il problema del mercato è che non remunera abbastanza gli sforzi per la sostenibilità", ha spiegato l'esperto. "Si parla spesso di efficienza della produzione agricola, ma non parliamo dell'efficienza del sistema alimentare, quando invece perdiamo molto nel processo. Non sono incentivate economicamente le soluzioni resilienti, mentre produrre cibo sostenibile deve essere redditizio", ha evidenziato Benton, che ha proposto di tassare maggiormente i cibi e i modelli che non rispondono a questi criteri. E il pensiero va alla tassa sugli zuccheri bloccata quest'anno dal governo Meloni o alle proposte contenute nella direttiva sulle emissioni industriali, volte a "punire" anche a livello di imposte gli allevamenti intensivi, ma ostacolata dalle aziende della zootecnia.

Il costo dell'immobilismo

A proposito di incentivi, il commissario per l'Ambiente Sinkevičius, ha precisato che le aziende agricole per affrontare le sfide della sostenibilità possono sfruttare non solo i fondi della Pac, ma anche quelli per la coesione, come pure le risorse di Horizon, il programma dedicato all'innovazione. Il problema principale però è il tempo, che procede ben più rapido delle normative e dell'assegnazione dei finanziamenti: "Oltre il 60% dei suoli in Europa non è in buono stato e il degrado continua, così i primi a perdere reddito sono gli agricoltori. Il costo del mancato intervento per il degrado del suolo è di 50 miliardi di euro nell'Ue. In sostanza costa di più non agire che agire", ha precisato Sinkevičius. Sul "come" agire si rilevano i principali contrasti.

ChatGpt nei campi

La risposta può arrivare dalle nuove tecnologie, a detta di Microsoft, che figura tra gli sponsor del Forum, a dimostrazione di come la Sylicon Valley stia puntando al settore agricolo come ulteriore sbocco del digitale. "Stiamo costruendo strumenti di intelligenza artificiale per l'agricoltura", ha dichiarato Ranveer Chandra intervenuto a nome dell'azienda statunitense, precisando: "Vogliamo aumentare le conoscenze degli agricoltori attraverso i dati e l'intelligenza artificiale per conoscere meglio il terreno e prendere decisioni su acqua e fertilizzanti". L'obiettivo dell'azienda fondata da Bill Gates è di ampliare la base che possa accedere a questi strumenti: "Non abbiamo intenzione di aumentare il divario digitale tra le grandi aziende agricole e i piccoli agricoltori, ma vogliamo democratizzare l'uso dei dati tra le aziende agricole", ha precisato Chandra. Una democratizzazione che significa anche una platea più vasta di clienti. "È chiaro che stiamo guardando anche al lato commerciale. L'agricoltura è una grande industria e noi stiamo creando strumenti per avere agricoltori più produttivi", ha ammesso il direttore tecnico del settore Agrifood della multinazionale tecnologica.

Vietato produrre "contro la natura"

La maggiore produttività come si concilia con la tutela della biodiversità? Male, secondo Angelika Hilbeck, docente dell'Istituto di Biologia integrativa del dipartimento di scienze dei sistemi ambientali, del Politecnico Eth di Zurigo: "I problemi che abbiamo oggi sono una convergenza di problemi ecologici e sociali, perché sono collegati. Sono stati tutti previsti quasi 40 anni fa e sapevamo che sarebbero arrivati, ma siamo giunti comunque a questa fase di declino", ha espresso con rammarico la docente nel corso del suo intervento da remoto. Guardando nella direzione delle soluzioni, in vari interventi sono state citate l'agricoltura rigenerativa, la produzione biologica e l'agroecologia. A questo proposito la professoressa ha sottolineato: "Possiamo accettare tutte le forme di agricoltura, tranne quella industriale", perché "va contro la natura. [...] Dobbiamo riportare la diversità nei nostri sistemi alimentari e dire "no" alla standardizzazione e alla monocoltura, dobbiamo rivitalizzare i suoli e smettere di uccidere la biodiversità. In un deserto di monocoltura ci vorranno decenni per avere di nuovo la biodiversità, mentre a noi bastano pochi istanti di scelte sbagliate per distruggerla", ha concluso Hilbeck.

Wwf in ritirata

Il Forum si è chiuso lanciando una "call to action" in cui promotori e partner si impegnano in una serie di pratiche e scambio di conoscenze, citando uno studio del Wwf, che figura tra gli sponsor dell'evento. L'ong ambientalista ha però deciso di "ritirarsi" progressivamente dalla conferenza, dopo aver aderito nel 2019 per "ampliare le discussioni sull'agricoltura". Il loro logo è ancora presente, ma stanno battendo in ritirata. "In risposta al fatto che alcuni partner del Forum (non ong) si oppongono attivamente agli obiettivi della strategia Farm to Fork e ad altre politiche cruciali per l'ambiente e il clima, tra cui la legge sul ripristino della natura, abbiamo deciso di non assumere un ruolo attivo nel Forum di quest'anno e di uscirne completamente come partner a partire dal prossimo anno", ha spiegato ad AgriFood Today Angelika Pullen in qualità di portavoce dell'organizzazione ambientalista, precisando che il Wwf non ha mai finanziato l'evento. A quanto pare in concreto non è così benevolo il volto delle multinazionali dei pesticidi.

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