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Venerdì, 19 Aprile 2024
La critica

Le Ong bocciano il piano Ue sul 'carbon farming': "Miniera di scappatoie per il greenwashing"

Dopo la pubblicazione della proposta per rimuovere le emissioni di Co2 arrivano le prime reazioni. Confusione nelle nozioni e critiche al commercio dei crediti di carbonio

Delusione e critiche piovono su Bruxelles dopo la pubblicazione della proposta di legge sul carbon farming. Il progetto della Commissione europea per la certificazione degli assorbimenti di carbonio "rischia di trasformarsi in una miniera di scappatoie che rallenteranno la transizione" scrive Carbon Market Watch, organizzazione no-profit che monitora il lavoro dell'Ue in materia di emissioni di carbonio.

Lacune gravi

La proposta di un quadro di certificazione dell'assorbimento di carbonio (Crcf) istituisce un sistema di certificazione, monitoraggio e contabilizzazione dell'assorbimento di carbonio negli Stati membri. Il documento dovrebbe al momento fornire solo un quadro di base, da ampliare nel tempo. Mancano quindi dettagli su alcune questioni critiche, sottolinea l'organizzazione in una nota, "come il ruolo degli assorbimenti nell'azione climatica dell'Ue, la permanenza dello stoccaggio e la responsabilità per le inversioni". Si tratterebbe di lacune che possono compromettere gli obiettivi climatici dell'Unione europea e sgonfiare di fatto l'intento di "de-carbonizzazione profonda" che Bruxelles si era prefissata.

"Invece di eliminare il carbonio dall'atmosfera, questo quadro rischia di eliminare un'azione significativa per il clima dall'agenda politica dell'Ue", afferma Sam Van den plas, direttore politico di Carbon Market Watch. "Ciò che conta è quello che accade nell'atmosfera, non quello che accade nei registri di compensazione". L'organizzazione chiede quindi una maggiore credibilità scientifica alle misure previste.

Definizioni ambigue

Altro punto dolente riguarda la terminologia, dato che la proposta "non utilizza una definizione coerente e solida di assorbimenti di carbonio", evidenziano gli esperti dell'ente. Criticano il testo anche perché "addirittura definisce illogicamente come assorbimenti le riduzioni di emissioni da pozzi naturali". La proposta, aggiungono, metterebbe in un grande calderone un'ampia gamma di attività, alcune delle quali neppure potrebbero essere considerate come assorbimenti di carbonio. Insomma la Commissione avrebbe ignorato i reali e molto diversi effetti sul clima e sugli ecosistemi determinati da queste misure.

Ad esempio, il quadro Crcf raggruppa erroneamente tre tipi di "attività di rimozione del carbonio": lo stoccaggio permanente, lo stoccaggio nei prodotti e il carbon farming (noto anche come stoccaggio nella biosfera). Ognuno di questi metodi, evidenzia l'organizzazione, immagazzina carbonio per durate molto diverse, presentando difficoltà differenti nel monitoraggio. "Perché gli assorbimenti non permanenti sono inclusi in questo schema?", si chiede Wijnand Stoefs, responsabile di Carbon Market Watch su questa tematica. Lo stoccaggio temporaneo, nel suolo e nei prodotti come i parquet in legno, viene valutato alla stessa stregua di quello geologico permanente, che dura invece almeno diversi secoli. Secondo Stoefs solo quest'ultimo è davvero efficace.

Impatti differenti

L'organizzazione evidenzia anche che "l'impatto sul clima è molto diverso tra il carbonio immagazzinato negli alberi, nel suolo o nelle torbiere". La proposta non terrebbe conto delle differenze. Ancora peggio, non vengono conteggiati i gas serra rilasciati dai pozzi di carbonio naturali. Questo creerebbe un'enorme scappatoia per nascondere le emissioni del settore terrestre, come quello dell'edilizia. "Per creare chiarezza sul carbonio, tutte le emissioni devono essere contabilizzate, non solo gli assorbimenti", afferma Stoefs.

Un mercato di illusioni

La proposta potrebbe quindi essere usata in modo improprio al fine di compensare sul piano economico le emissioni di combustibili fossili invece di ridurle in maniera rapida ed efficace. Carbon Market Watch punta un faro anche sugli assorbimenti in ambito agricolo e della silvicoltura, criticando il meccanismo del mercato dei crediti di carbonio. "Il Crcf avrebbe dovuto sbattere la porta in faccia alla vendita degli assorbimenti di carbonio come compensazione sui mercati volontari e di conformità", ha insistito Stoefs. "Riduzioni profonde, rapide e sostenute delle emissioni devono essere la priorità assoluta della politica climatica europea" ha concluso l'esperto.

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