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Venerdì, 19 Aprile 2024
Nei mari

Come i pescherecci europei fanno incetta di tonni nell'oceano indiano

L'accusa degli Stati della regione. L'Ue si oppone alle loro richieste facendo leva sui fondi per la sostenibilità

Paladina della sostenibilità in casa, finanziatrice del sovrasfruttamento nei mari altrui. Questa l'accusa lanciata nei confronti dell'Unione europea da un gruppo di 11 Paesi, che hanno denunciato le pratiche delle flotte europee nell'Oceano indiano. È in questi mari che numerosi pescherecci, soprattutto francesi e spagnoli, sono impegnati a recuperare una vasta gamma di pescato, incluso il pregiato tonno sottoposto nel Mediterraneo a severe restrizioni. La questione piomba nella settimana in cui i pescatori italiani alzano il livello della protesta contro la proposta di Bruxelles di limitare progressivamente la pesca a strascico fino alla sua eliminazione. L'idea è di far arrivare il suono delle sirene dei pescherecci fin dentro le stanze dei funzionari europei.

Zattere della discordia

La Commissione per il tonno dell'Oceano Indiano (Iotc) è impegnata da mesi a rivedere le modalità di pesca nelle sue acque, apponendo progressive limitazioni ai pescherecci dell'Ue. Nell'Oceano Indiano, le flotte europee recuperano grandi quantità di tonno utilizzando ampiamente i cosiddetti "dispositivi di aggregazione dei pesci" (Fad). Si tratta di oggetti galleggianti in plastica o legno usati per attirare grandi quantità di specie ittiche. Secondo i dati dell'Iotc, le navi dell'Ue, la maggior parte delle quali francesi o spagnole, catturano in queste acque fino a un terzo del tonno, proprio grazie a questi dispositivi. Il mondo scientifico è concorde nel ritenere che questi strumenti, che replicano l'idea delle zattere, contribuiscano al fenomeno della pesca eccessiva, causando inoltre inquinamento da plastica. A febbraio 2023 l'Iotc ha adottato una risoluzione che chiede di applicare dal 2024 limiti all'uso dei dispositivi galleggianti per consentire ai pesci di recuperare in termini riproduttivi. Al fine di assicurare la sopravvivenza della specie, nella proposta si chiede una moratoria di 72 giorni all'anno nonché un limite al numero di dispositivi che possono essere utilizzati.

Due pesi per la sostenibilità

A questa decisione si stanno opponendo gli Stati europei con più pescherecci operativi in quell'area, come la Francia. Al contempo, secondo alcuni Paesi membri dell'Iotc, Bruxelles starebbe facendo pressione sfruttando gli "accordi di partenariato per una pesca sostenibile" stipulati con i Paesi extra-europei. Tramite questi accordi la Commissione europea garantisce ai pescherecci degli Stati membri di operare in mari non europei, prevedendo al contempo appositi fondi per i Paesi esterni al blocco dei 27, finanziando ad esempio progetti in favore delle comunità locali di pescatori. Stando alle accuse, l'Ue starebbe incanalando milioni di euro in aiuti allo sviluppo a Stati membri dell'Iotc, al fine di bloccare la proposta sui limiti ai dispositivi galleggianti. "L'Ue non vuole essere limitata [nell'Oceano Indiano]", avrebbe riferito a Politico un membro di una delegazione di uno dei Paesi che spinge per la regolamentazione, che ha chiesto l'anonimato per parlare liberamente. "Vogliono mantenere la loro quantità di catture, che sono molto grandi". Da febbraio, quando è stata adottata la risoluzione, l'Unione europea aveva 120 giorni per presentare la sua opposizione. Secondo Marco Valletta, capo della delegazione Ue, la proposta di limitazione sarebbe stata dettata più dagli "interessi commerciali di un gruppo di Paesi... che da seri e sinceri obiettivi di conservazione". La risoluzione stabilisce che, nel caso in cui il comitato scientifico dell'Iotc non sia in grado di fornire consulenza, il divieto di 72 giorni proposto entrerebbe in vigore in base ad un "approccio precauzionale". Bruxelles ribatte che la limitazione dovrebbe entrare in vigore solo se ci sono prove scientifiche sufficienti e solide a favore.

La rabbia delle sirene

Intanto contro l'Ue si fanno sentire anche i pescatori europei, arrabbiati per la proposta della Commissione di stabilire importanti limitazioni alla pesca a strascico e sull'eliminazione dell'agevolazione Iva sui carburanti per pescherecci. Nel corso del weekend in molti porti, inclusi quelli italiani, hanno suonato all'unisono le sirene per far arrivare a Bruxelles il proprio dissenso. Il settore si oppone alle nuove linee che prevedono per la pesca a strascico un taglio fino al 30 per cento delle aree di pesca attuali tra il 2024 e il 2027 , fino alla sua scomparsa entro il 2030. Secondo Coldiretti Impresapesca, quella a strascico rappresenta la tipologia più produttiva della marineria nazionale. Se venisse confermata la proposta Ue «affonderebbero» quasi tremila pescherecci, impattando sull'economia, sull'occupazione e sui consumi. Nel corso del fine settimana la mobilitazione, lanciata dall’Alleanza Europea della pesca a strascico, ha riguardato tutti gli Stati membri che operano nei mari. I suoni delle sirene saranno caricati sui social con l'hashtag #SOS_EU_Fishing e trasmessi alla Commissione europea per il 9 maggio, giornata dell'Europa.

"È stato scelto il 9 maggio come data simbolica per esprimere quanto le comunità della pesca abbiano raggiunto il limite e temano per la loro stessa sopravvivenza. La pesca è una politica di competenza europea e la Commissione è l'unico amministratore della Politica comune della pesca", hanno affermano gli organizzatori all'Ansa. "Il settore europeo si confronta con enormi sfide come la Brexit, gli effetti della pandemia, la competizione sullo spazio marino con le industrie come le fattorie eoliche, l'inflazione e i costi dell'energia alle stelle. La Commissione europea con il suo piano di azione e la sua proposta di proibire la pesca di fondo nel 30% dei nostri mari arriva come un altro chiodo nella bara in cui il commissario Sinkevičius (commissario all'Ambiente, ndr) vuole chiudere la pesca a strascico", hanno concluso gli organizzatori. A Strasburgo, dove è in corso la plenaria del Parlamento europeo, è previsto giovedì 11 maggio un dibattito sugli oceani che includerà una discussione sulle ultime iniziative della Commissione e sull'accordo internazionale raggiunto a marzo per un trattato vincolante che protegga la biodiversità marina in alto mare al di là della giurisdizione nazionale.

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