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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Sintetici vs biologici

Oltre la metà dei pesticidi chimici presenta rischi per la salute

Anche se necessitano di maggiori applicazioni invece i fitosanitari naturali sono di solito biodegradabili e non inquinano acqua e suoli. Mancano investimenti per diffonderli tra gli agricoltori

Oltre la metà dei pesticidi sintetici presenta un rischio elevato di tossicità, sia per l'ambiente che per la salute. Un'enormità se confrontato con i fitosanitari autorizzati nell'agricoltura biologica: in tal caso si tratta appena del 3%. I dati emergono da uno studio congiunto di Ifoam organics (Rete europea di produttori biologici), Global 2000 ed Agroecology Europe, mirato ad un fact-checking di confronto tra due tipologie di sostanze molto diverse tra loro. Nonostante le profonde differenze, la Commissione europea nella sua proposta di riduzione dei pesticidi del 50% entro il 2030 avrebbe inserito un indicatore "ingannevole", perché basato solo sulla quantità di sostanza applicata che non valuta i fattori di rischio connessi a ciascuna sostanza.

Differenze profonde

Nello studio, presentato la scorsa settimana e pubblicato sulla rivista scientifica "Toxics", vengono analizzate le differenze tra i 256 pesticidi utilizzati nell'agricoltura convenzionale con i 134 consentiti (anche) in quella biologica. Il focus riguarda i loro potenziali rischi, nonché la frequenza del loro utilizzo. Il confronto si basa sulle classificazioni di pericolo del Globally Harmonized System (Ghs) specificate dall'Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) e i valori di riferimento nutrizionali e di salute sul lavoro specificati dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). Tra i pesticidi consentiti solo nell'agricoltura convenzionale, il 55% riporta indicazioni di rischi per la salute o per l'ambiente; questo tasso sprofonda al 3% per i 134 principi attivi naturali utilizzabili anche in coltivazioni bio.

Cancerogeni e con effetti letali

Avvertimenti su possibili danni al nascituro, sospetta cancerogenicità o effetti acuti letali sono stati associati al 16% degli antiparassitari chimici. Il problema non riguarda alcuno dei pesticidi con approvazione biologica. "Le differenze che abbiamo riscontrato sono tanto significative quanto non sorprendenti quando si esamina più da vicino l'origine dei rispettivi principi attivi dei pesticidi", ha afferma Helmut Burtscher-Schaden, biochimico presso Global 2000 e autore principale dello studio. "Mentre circa il 90% dei pesticidi convenzionali sono di origine chimico-sintetica e sono stati sottoposti a programmi di screening per identificare le sostanze a più alta tossicità (e quindi a più alta efficacia) nei confronti degli organismi bersaglio, la maggior parte dei principi attivi naturali non è affatto sulle sostanze, ma sui microrganismi viventi", ha chiarito l'esperto.

Limiti di applicazione

In quanto abitanti naturali del suolo, le sostanze approvate nell'agricoltura biologica non hanno proprietà materiali pericolose. Un ulteriore 19% di biopesticidi è classificato a priori come “principi attivi a basso rischio” (ad esempio il bicarbonato di sodio) o autorizzato come materia prima, come l'olio di semi di girasole, l'aceto o il latte.” Il biochimico ha determinato anche la differenza tra soglie di applicazioni "sicure" e quelle non sicure. Mentre per gran parte dei pesticidi naturali non ci sono delle soglie, risultando prevalentemente sicuri, per la grande maggioranza di sostanze chimiche vanno fissati precisi limiti di applicazione, di solito poche decine di grammi per ettaro, tenuto dell'elevata capacità inquinate e tossica delle stesse.

Indicatore "truffa"

Nel corso della conferenza stampa di presentazione, l'esperto ha messo in guardia dagli indicatori individuati dai funzionari di Bruxelles per calcolare l'applicazione nell'uso di pesticidi. "Su un ettaro di coltivazione di mele con un problema di funghi, un agricoltore convenzionale applicherà un pesticida noto come Difenoconazolo, molto efficiente ma anche tossico per gli organismi acquatici e classificato come uno dei pesticidi più pericolosi, ragion per cui è candidato alla sostituzione", ha spiegatoBurtscher-Schaden. In questo caso, ha chiarito l'esperto, appena 56 grammi potranno essere applicati per proteggere le piante. "Per lo stesso problema un agricoltore biologico applicherà invece il bicarbonato di sodio, usato anche nei prodotti da forno. Si tratta di un prodotto biodegradabile, a basso rischio di tossicità, ma essendo meno efficiente occorre applicarne circa 7,5 chili, cioè una quantità 134 volte maggiore rispetto al pesticida sintetico". Secondo l'esperto, l'indicatore scelto dall'esecutivo europeo per determinare il taglio dei pesticidi non fa distinzione tra sintetici e biologici. Ignora il livello di rischio e considerando solo la quantità assoluta in chili, l'indicatore stabilisce una proporzionalità tra la quantità di pesticida, a prescindere dalla tipologia, e il livello di pericolosità. In pratica, nonostante il fattore di rischio del pesticida sintetico risulti superiore, in base ai criteri dell'indicatore questo risulterà meno pericoloso del bicarbonato di sodio.

I privilegi della biodiversità

"Bisogna rendere le piante meno attraenti per i parassiti e proteggere gli insetti benefici in grado di sconfiggere le malattie delle piante, nonché tutelare la ricchezza della biodiversità", ha dichiarato Jan Plagge, presidente di Ifoam Organics Europe. Rispetto alle critiche sull'abbassamento dei raccolti, Plagge ha ribattuto: "L'agricoltura biologica è uno dei sistemi più convenienti a livello economico perché non dipende dai prezzi volatili di pesticidi e fertilizzanti, ma è fortemente dipendente dai servizi ecosistemici". Plagge ha poi puntato il dito contro CropLifeEurope, l'ombrello europeo delle aziende produttrici di pesticidi, che starebbe facendo pressioni sui legislatori europei al fine di ridurre gli ambiziosi obiettivi di riduzione dei pesticidi contenuti nella strategia Farm to fork o comunque far approvare un indicatore "ingannevole" come quello di cui sopra.

Investimenti necessari

Il presidente ha ricordato inoltre che le aziende agricole biologiche si concentrano su misure preventive come l'utilizzo di varietà robuste, rotazioni colturali ragionevoli, il mantenimento della salute del suolo e l'aumento della biodiversità nel campo per evitare l'utilizzo di input esterni. "Se i parassiti dovessero comunque avere il sopravvento, l'uso di insetti benefici, microrganismi, feromoni o deterrenti è la seconda scelta degli agricoltori biologici", ha sottolineato Plagge. Una delle critiche principali riguarda però la disponibilità di alternative rispetto ai pesticidi chimici. “Dobbiamo accelerare il processo di approvazione per il controllo biologico dei parassiti in modo che questi prodotti siano disponibili per tutti gli agricoltori in Europa", ha affermato a tal proposito Jennifer Lewis, direttrice dell'organizzazione ombrello dei produttori di prodotti biologici per la protezione delle colture (Ibma).

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