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Venerdì, 29 Marzo 2024
Biodiversità in pericolo

"Pesticidi cancerogeni nella polvere delle case"

Lo rivela uno studio realizzato anche in Italia. Scienziati accusano gli Stati europei di voler annacquare la proposta di legge Ue per abbattere l'uso di sostanze chimiche in agricoltura

Quasi la metà delle sostanze chimiche ritrovate nelle polvere delle case contengono pesticidi cancerogeni o potenzialmente cancerogeni. Dati anche peggiori riguardano i rischi sulla riproduttività. In sintesi questi i dati più preoccupanti svelati dalla professoressa Violette Gessen nel corso di una discussione parlamentare a Bruxelles intorno alla petizione "Save Bees and farmers! (Salviamo le api e gli agricoltori!)". L'iniziativa, che chiede la drastica riduzione dell'uso dei pesticidi, ha ottenuto oltre un milione di firme in 11 Paesi dell'Unione europea. La discussione, cui hanno preso parte scienziati, europarlamentari e vari commissari europei, ha svelato quanto sia distante in questo momento la posizione di una vasta parte del mondo scientifico da quella dei decisori politici.

Preoccupazioni discutibili

Durante il suo intervento nella gremita sala Alcide De Gasperi, il professor Jeroen Candel dell'Università olandese di Wageningen ha ricordato che "diversi governi degli Stati membri e parlamentari europei hanno recentemente chiesto di ritardare o annacquare il nuovo regolamento sui pesticidi" la cui approvazione era originariamente prevista entro la fine del 2022. Ad essere citate come giustificazione sarebbero "discutibili preoccupazioni" di "sicurezza alimentare" e "resilienza". "Non c'è un solo scienziato serio del settore che sostenga che il regolamento sui pesticidi rappresenti un rischio per la sicurezza alimentare europea", ha commentato in maniera lapidaria Candel. L'esperto ha poi ricordato come i politici abbiano richiesto ed ottenuto "una valutazione d'impatto aggiuntiva rispetto a quella approfondita effettuata dalla Commissione prima dello scoppio della guerra in Ucraina". Una mossa che in effetti ha ritardato l'approvazione del nuovo regolamento e che, con ogni probabilità, rischia di farla saltare del tutto, almeno nel corso di questa legislatura.

Utilizzo di prodotti vietati

A fronte di legislatori esitanti si imporrebbe invece l'urgenza di abbattere l'uso di prodotti fitosanitari, come sostenuto da Violette Gessen, anche lei docente a Wageningen. La professoressa ha illustrato i risultati di un nuovo studio, denominato Sprint e realizzato su 207 coltivazioni in diverse regioni agricole europee, inclusa quella italiana lungo il fiume Po. "In ciascuna delle colture analizzate vengono applicati tra i 7 e i 37 pesticidi, mentre il 23% delle applicazioni eccede la dose consigliata di fitosanitari". Circa 3/4 dei pesticidi riscontrati sono attualmente autorizzati sul mercato, ma la restante parte di quelli utilizzati sono prodotti espulsi dal mercato europeo da molto tempo perché reputati pericolosi. In generale la maggioranza delle sostanze ritrovate nei suoli risulta dannoso per le api e i pesci e in generale per la biodiversità.

Il cancro nella polvere

I ricercatori hanno verificato come queste miscele di prodotti siano onnipresenti sia nell'ecosistema che nell'uomo, risultando altamente accumulate nella polvere degli ambienti interni, a cui sono esposti anche i bambini. "Il 41% di tutte le sostanze trovate nella polvere delle case degli agricoltori risulta cancerogeno o potenzialmente cancerogeno mentre il 61% dei residui potrebbe essere pericoloso per la riproduttività". Alcune analisi sono state realizzate direttamente sugli agricoltori: nel sangue del 90% delle persone testate sono state trovate miscele di sostanze, mentre oltre 20 pesticidi diversi sono stati ritrovati nelle feci. Il loro effetto sulla salute risulta al momento sconosciuto. Come richiamato dalla parlamentare francese Michèle Ravasi dei Verdi, solo pochi giorni fa è arrivata una sentenza della Corte di giustizia Ue che condanna gli Stati membri che in questi anni hanno abusato della possibilità di derogare ai divieti sui pesticidi. Una pratica che ha permesso agli agricoltori di continuare a spruzzare sostanze vietate nonostante la nota pericolosità delle stesse.

Scetticismo

Mentre i ricercatori spingono per un abbattimento dei pesticidi e un passaggio netto e rapido alle pratiche agro-ecologiche, diversi eurodeputati si sono dichiarati scettici rispetto ai risultati illustrati. Ad esempio Paolo De Castro del gruppo de Socialisti e democratici ha messo in discussione la concreta possibilità di raggiungere l'obiettivo di riduzione dei pesticidi del 50% entro il 2030, come proposto dalla Commissione europea ma avversato dagli Stati membri dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. "A creare tensioni è il come si possano raggiungere i risultati di riduzione dei fitosanitari", ha affermato l'eurodeputato evidenziando che non ci sarebbero alternative esistenti. Secondo De Castro l'unica via sarebbe da ricercarsi nei laboratori in cui si stanno sviluppando "colture resistenti" cioè piante geneticamente modificate di seconda generazione.

Biodiversità e rese agricole

Per queste novità del genoma editing non esiste però un'apposita disciplina, rientrando nei limiti molto restrittivi in vigore per gli Organismi geneticamente modificati. Una soluzione rigettata peraltro da Madeleine Coste, responsabile di Slow Food Europa, che nel suo intervento ha sottolineato come queste modifiche genetiche non possano considerarsi al momento sicure sul piano scientifico né veramente utili allo scopo di ridurre i pesticidi. A proposito del presunto contrasto tra tutela della biodiversità e redditività per gli agricoltori, invocato da diversi eurodeputati del Partito popolare europeo, è intervenuto l'agromo Alain Peeters, vice-presidente di Agorecology Europe affermando: "Se non abbiamo abbastanza diversità sui nostri terreni le rese crolleranno, quindi se vogliamo dare un futuro all'agricoltura la biodiversità dei suoli è fondamentale".

Vero conflitto?

Significativo inoltre l'intervento da remoto dell'agricoltore Jean-Bertrand Lozier, che pur non essendo passato al biologico è riuscito nell'arco di venti anni a ridurre dell'80% l'uso di pesticidi sui suoi 90 ettari di coltivazioni cerealicole. "Da quando ho iniziato a ridurre i fitosanitari le rese si sono ridotte solo del 10% e ho guadagnato su altri aspetti", ha evidenziato l'imprenditore, precisando: "Ho ottenuto un cambio di paesaggio, che oggi conta almeno 7 colture diverse, la biodiversità dei campi è più varia e soprattutto è migliorata la qualità della mia vita". "Organizzo meglio l'attività lavorativa, ho ottenuto l'approvazione da parte dei miei vicini tra cui madri di famiglia e mi sento coerente rispetto ai miei valori", ha concluso Lozier.

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