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Martedì, 23 Aprile 2024
L'accusa

"Bruxelles utilizza indicatori ingannevoli per verificare la riduzione dei pesticidi"

Secondo una coalizione ambientalista internazionale verrebbero discriminate le alternative naturali e il biologico

L'Ue vorrebbe abbattere l'uso del 50% dei pesticidi utilizzando però indicatori fallaci che non rilevano l'effettivo grado di tossicità e discriminano l'agricoltura biologica, nonché le sostanze alternative a quelle chimiche. L'accusa è stata lanciata quest'oggi dagli organizzatori dell'iniziativa dei cittadini europei Save Bees and Farmers, volta a proteggere le api ed i contadini dalla contaminazione da pesticidi, di cui fanno parte la rete ambientalista Global 2000, l'organizzazione europea di riferimento per l'alimentazione e l'agricoltura biologica Ifoam Organics Europe e Pesticide Action Network (Pan), la rete di ong che lavorano per ridurre l'uso di pesticidi pericolosi e sostituirli con alternative ecologiche.

Ambizioni rimandate

L'obiettivo della riduzione era stato dichiarato con il lancio del Green deal europeo lo scorso anno, ma l'ambizioso piano dedicato alla sostenibilità ambientale inizia a mostrare le prime crepe. A marzo la Commissione aveva congelato il piano per la riduzione dei pesticidi, motivando la scelta come una conseguenza della difficile gestione della crisi in Ucraina. Solo pochi giorni fa sono state pubblicate le conclusioni finali del Comitato di valutazione dei rischi dell'Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) che stabiliscono l'assenza di prove sufficienti a dimostrare che il glifosato provochi il cancro, nonostante molti esperti internazionali siano di altro avviso.

A febbraio è arrivato un nuovo report a svelare come uno degli indicatori che dovrebbe misurare l'uso dei pesticidi è formulato in maniera ingannevole rispetto all'effettivo raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti. Si tratta nello specifico dell'Indicatore di rischio armonizzato 1 (HRI-1), che desta grande preoccupazione tra le fila delle ong ambientaliste e del movimento biologico, minando la credibilità dell'Unione europea.

Indicatore ingannevole

“L'HRI-1, che gli Stati membri hanno adottato nel 2019 per misurare l'uso e i rischi dei pesticidi, è stato contestato da Pan Europe fin dalla sua adozione ed è stato poi giudicato inadeguato dalla Corte dei Conti europea”, scrivono in una nota i membri della coalizione. “I revisori hanno spiegato che la presunta riduzione indicata dall'HRI-1 è dovuta principalmente a una diminuzione delle vendite di sostanze non più approvate e non a un'effettiva riduzione dell'uso dei pesticidi. La Corte dei conti ha invitato la Commissione europea a migliorare l'HRI-1 già nel 2020” prosegue il comunicato.

Il documento di Global 2000 sostiene che “l'HRI-1 sovrastima sistematicamente il rischio delle sostanze naturali utilizzate nell'agricoltura biologica rispetto alle sostanze sintetiche”. Ad esempio, secondo il report, l'HRI-1 misura un rischio superiore dell'800% per una singola applicazione di bicarbonato di potassio, cioè un fungicida naturale classificato dalla Commissione come sostanza attiva a basso rischio, rispetto al difenoconazolo, un fungicida sintetico ricco di proprietà tossiche e persistenti.

Danni per il biologico

"Uno dei principali equivoci dell'HRI-1 è che stabilisce la causalità tra la quantità di pesticidi utilizzati e il rischio che ne deriva, ignorando in larga misura le differenze esistenti in termini di tossicità e di superficie trattata” ha spiegato nel corso di una conferenza stampa Helmut Burtscher-Schaden, biochimico specializzato in pesticidi e consulente di Global 2000. Per lo studioso queste differenze ammontano a un fattore compreso tra 10 e 1.000 quando si confrontano le sostanze attive sintetiche con quelle presenti in natura.

“Ciononostante, l'HRI-1 attribuirebbe esattamente lo stesso rischio a un chilogrammo di sabbia di quarzo, sufficiente a proteggere cinque alberi dalla selvaggina, e a un chilogrammo di insetticida piretroide, sufficiente a uccidere ogni insetto vivente su 200 ettari. Ignorare ampiamente queste differenze porta inevitabilmente a risultati grottescamente sbagliati", conclude l'esperto.  A rimetterci da questa “metodologia distorta” sarebbe l'agricoltura biologica. Per Eric Gall, responsabile delle politiche di Ifoam Organics, questo calcolo sarebbe in piena contraddizione con l'obiettivo dell'Ue di raggiungere il 25% di superficie agricola biologica entro il 2030.

L'alternativa: il Nodu

Le organizzazioni evidenziano che già esistono indicatori più adeguati utilizzati a livello nazionale in alcuni Paesi membri, che sarebbero in grado di calcolare meglio in base alla superficie trattata e ai profili di tossicità. L'alternativa in particolare sarebbe il sistema francese Nodu, che fornisce informazioni “sull'intensità dell'uso dei pesticidi, con un indicatore in ettari che riflette la superficie totale che verrebbe trattata con le sostanze attive vendute annualmente”. Utilizzandolo vi sarebbero due vantaggi: non sarebbe discriminato l'agricoltore bio e, soprattutto, la Commissione e gli Stati membri raccolgono già i dati necessari per calcolarlo.

Perché allora si è preferito ricorre ad uno strumento diverso?  I rappresentanti della coalizione suggeriscono che le manovre a Bruxelles non sono del tutto trasparenti. "Gli indicatori HRI-1 dei pesticidi sono stati discussi durante negoziati a porte chiuse, senza che noi potessimo parteciparvi. La Commissione è sotto pressione da parte di una decina di Stati membri per ritardare il piano di riduzione dei pesticidi” ha ammesso Gall. Gli esperti sottolineano che la pressione per modificare gli indicatori di rischio va esercitata immediatamente, dato che già il 22 giugno l'esecutivo europeo pubblicherà la proposta di revisione del Regolamento sull'uso sostenibile dei pesticidi (Sur). A quel punto sarà più chiaro se le paventate ambizioni sono solo uno specchietto per le allodole o rispondono ad intenzioni reali.

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