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Venerdì, 29 Marzo 2024
Ambiente&Clima

Stretta sull'import di prodotti con troppi pesticidi, Parigi spinge l'Ue verso la linea dura

La Francia vuole che gli stessi standard imposti ai Paesi membri siano richiesti anche a quelli Terzi. Ma l'idea è accolta con freddezza, si rischia un aumento dei prezzi

Il semestre di presidenza del Consiglio Ue punta a rafforzare lo spirito "nazionalita" dell'Unione anche in ambito agroalimentare. Il presidente Emmanuel Macron vuole utilizzare il suo periodo alla guida dei Ventisette per fare in modo che gli obiettivi ambientali delineati dal Green Deal e dalla strategia Farm to fork, non finiscano per indebolire la produzione auropea a discapito di quella dei Paesi terzi, che grazie a regole meno stringenti, può produrre a prezzi più accessibili.

A condurre questa battaglia è Julien Denormandie, il ministro francese dell'Agricoltura, che in una recente intervista al quotidiano online L'Opinion ha chiarito: “Siamo consapevoli che il cambiamento climatico renderà sempre più la terra del mondo inadatta alla coltivazione. Questo ci obbliga nel ruolo dell'agricoltura europea come fornitore di cibo e come esportatore”. Il ministro ha poi aggiunto: ”Sarebbe anche insensato in termini di sovranità e di ambiente se una transizione dovesse comportare un ritiro, un aumento delle importazioni e, quindi, una sostituzione delle nostre emissioni di gas a effetto serra con l'importazione di quelle di altri”. In sostanza, la Francia teme che le restrizioni dell'Ue, indispensabili per abbattere le emissioni, facciano crollare le produzioni negli Stati membri, costringendoli così ad importare alimenti che provengono da Paesi dove l'ambiente non è una priorità.

Il tema si riflette anche sull'uso di pesticidi. Macron aveva dichiarato a ottobre scorso con un tweet che era necessaria un'iniziativa forte per liberarsi dei pesticidi. L'annuncio aveva scatenato i timori delle grandi aziende agricole, che temevano fenomeni di concorrenza sleale da parte degli agricoltori degli altri Stati membri. Adesso che ha in mano la presidenza del semestre europeo, si chiariscono le ambizioni di Parigi. Denormandie ha proposto di collegare la prossima revisione della direttiva sull'uso sostenibile dei pesticidi (Sud) alla legislazione (al momento completamente separata) sui limiti massimi di residui, cioè le tracce che i pesticidi lasciano nei prodotti trattati e che non devono superare determinate soglie di tolleranza. Come presidente del Consiglio agricolo, il ministro francese supervisionerà la nuova Sud, prevista per marzo, che dalla sua adozione nel 2009 ha trovato scarsa applicazione in molti Stati membri.

La Commissione sembra intenzionata a rafforzarla, affinché sia coerente con gli obiettivi del Green Deal europeo. La meta è di dimezzare l'uso e il rischio dei pesticidi chimici. Secondo Denormandie, il collegamento tra Sud e norma sui Limiti massimi di residui permetterebbe "il controllo di ciò che arriva sul territorio europeo per proteggere i nostri produttori e consumatori". In sostanza, richiede un'armonizzazione interna collegata ad un controllo esterno, ma questo potrebbe portare anche ad un aumento dei prezzi dei prodotti importati. Una revisione dei livelli massimi di residui non è prevista dalla Commissione, che ha invece adottato un approccio per singole sostanze. Nel valutare le richieste di poter importare alcuni pesticidi al bando nell'Ue, l'impegno è di prendere in considerazione gli aspetti ambientali, rispettando al tempo stesso gli obblighi dell'Organizzazione mondiale del commercio. Un compromesso non semplice da gestire.

I colleghi europei e la Commissione stessa sembra siano stati spiazzati dalla proposta di Denormandie, che però aveva già chiarito la posizione della Francia affermando: “Dobbiamo fare in modo che gli standard di produzione europei siano applicati alle importazioni attraverso misure speculari e non farci imporre quelli di altri”. Anticipando le possibili critiche, aveva poi sottolineato: “Non è protezionismo, ma pragmatismo imporre ai prodotti importati gli stessi requisiti che i cittadini si aspettano dai nostri prodotti, per non penalizzare i nostri sforzi di trasformazione”.

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