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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Ambiente&Clima

Meno fondi per eco-schemi e niente stretta sui pesticidi: i ministri Ue trovano l'accordo sulla Pac

Dopo una lunga notte di negoziati, i ministri degli Stati membri hanno dato il via libera alla loro proposta di riforma della Politica agricola comune. Soddisfatta l'Italia, che ha ottenuto più flessibilità nella gestione delle risorse e il sostegno a tecniche come il genoma editing. Meno gli ambientalisti

Una quota del 20% riservata agli eco-schemi, contro il 30% richiesto da diversi settori della società civile e da una parte dello stesso mondo agricolo. E una maggiore flessibilità nelle gestione dei pagamenti diretti alle imprese e del fondo per lo sviluppo agricolo da parte degli Stati membri, come richiesto a gran voce dall'Italia. Sono questi due dei punti principali dell'accordo raggiunto tra gli Stati membri al Consiglio Agricoltura di Lussemburgo sulla riforma della Pac, la politica agricola comune post-2020.

Il testo rappresenta la posizione dei governi Ue e andrà discusso con Commissione e Parlamento europeo prima che entri in vigore. Ma nell'attesa dei tavoli negoziali per definire la riforma finale, la posizione dei ministri dell'Agricoltura sembra ridurre le ambizioni "green" che Bruxelles aveva espresso nella sua strategia "Farm to fo fork". Almeno è questa la convinzione espressa a caldo dalle ong ambientaliste e dalla stessa Commissione europea. 

Di diverso avviso il Consiglio, che guidato dalla ministra tedesca Julia Klockner, saluta con favore "i forti impegni da parte degli Stati membri per una maggiore ambizione ambientale". Il riferimento è agli eco-schemi, una della novità della nuova Pac: il 20% dei pagamenti diretti sarà dedicato al raggiungimento di obiettivi climatici da parte delle imprese agricole, fissati appunto sulla base di eco-schemi (come procedure di agricoltura di precisione o di agricoltura biologica). "Gli Stati membri saranno liberi di progettare i propri strumenti sulla base delle proprie esigenze", scrive il Consiglio in un nota.

Parole che piacciono molto all'Italia, che secondo Politico, avrebbe spinto addirittura per calcellare qualsiasi target specifico sugli eco-schemi. Vero o meno, sta di fatto che la ministra Teresa Bellanova aveva reso chiaro che il nostro Paese voleva più flessibilità su come spendere le risorse Ue, tanto per i pagamenti diretti, quanto per il fondo di sviluppo rurale (i due pilastri della Pac). E lo ha ottenuto. Inoltre, secondo quanto riferisce Science Business, i ministri hanno concordato sull'opportunità di consentire le sperimentazioni in campo di biotecnologie come il genoma editing che attualmente sono bloccate da una sentenza della Corte Ue e su cui il nostro Paese si vanta di essere all'avanguardia. 

L'accordo raggiunto in Consiglio sembra inoltre escludere target vincolanti previsti dalla strategia Farm to fork della Commissione Ue, come il 30% di riduzione deI pesticidi e il 25% di terreni agricoli coltivati con metodi biologici, limitandosi a fissare al 30% i fondi di sviluppo rurale che dovranno essete dedicati al perseguimento di obiettivi ambientali. "Gli Stati membri godranno di flessibilità su come allocare i fondi nell'ambito di diverse pratiche verdi", ribadisce la nota del Consiglio. Passaggio che secondo quanto spiega Euractiv, consentirà di conteggiare i fondi "verdi" previsti per lo sviluppo rurarle nel primo pilastro. Infine, gli Stati membri hanno concordato un periodo di transizione di 2 anni per consentire agli Stati membri di adeguarsi alle nuove norme.

"Siamo molto soddisfatti dei compromessi raggiunti in merito alle nostre produzioni bandiera", ha commentato la ministra Bellanova, che sottolinea anche il fatto che "per la prima volta  i fondi della Pac saranno assegnati in base ai risultati raggiunti anziché al mero rispetto delle norme di conformità". E ancora: "Saremo finalmente in grado di attuare interventi di investimento e ristrutturazione nel settore dell'olio di oliva, a beneficio anche dei produttori danneggiati dalla xylella, cosi' come di continuare a sostenere il settore vitivinicolo, ad esempio finanziando l'impianto di nuovi vigneti". Sui giovani agricoltori e i piccoli agricoltori, continua Bellanova, il testo di compromesso mosta una "particolare attenzione": i primi "potranno ad esempio beneficiare di un contributo per iniziare l'attività fino a 100.000 euro, mentre per i secondi è prevista maggiore semplificazione e l'esonero da eventuali tagli dei pagamenti diretti necessari per costituire una riserva anticrisi. Su richiesta italiana si prevede, inoltre, la possibilità di destinare una piccola percentuale dei pagamenti agli agricoltori per costituire un fondo con funzioni assicurative nel caso di eventi avversi".

Ma proprio su giovani e piccoli agricoltori ci sono già le prime critiche. Il Ceja, che riunisce le organizzazioni agricole giovanili europee, sottolinea che gli impegni non sembrano avere il necessario supporto di bilancio richiesto dai giovani agricoltori. Mentre sui piccoli agricoltori incombe il voto del Parlamento europeo, dove un emendamento di Renew Europe mira a favorire i pagamenti diretti verso le grandi aziende, ribaltando la proposta della Commissione di un tetto di contribuzione che avrebbe invece favorito le imprese più piccole. 

Infine, sul fronte ambientale, il coro delle ong è unanime: il compromesso dei ministri Ue è un passo indietro rispetto ai proclami ecologisti fatti dall'Ue in questi anni. 

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