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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Ambiente&Clima

Perché le salamandre ci aiutano a combattere i cambiamenti climatici

Questi piccoli anfibi prediligono le zone umide. Quando gli habitat si surriscaldano, la loro popolazione diminuisce, “indicando” agli scienziati i pericoli per gli umani

Pur sembrando delle creature insignificanti, svolgono un ruolo fondamentale per l'ecosistema. Parliamo delle salamandre, piccoli anfibi solitari, che gli scienziati definiscono “specie indicatrici”, dato che sono molto sensibili ai cambiamenti climatici e all'inquinamento, fornendo indicazioni importanti ai ricercatori. Proprio queste creature, per quanto piccole, svolgono un ruolo essenziale nel migliorare la qualità del suolo dato che si nutrono di invertebrati, a loro volta coinvolti nella decomposizione della materia organica.

Una funzione di importanza tale, che la loro presenza viene utilizzata come barometro per valutare la qualità e lo stato della natura di una certa area. Tra gli habitat preferiti della salamandra ci sono le zone umide, dove molte specie si interconnettono per far funzionare l'ecosistema: le piante servono come cibo per insetti e vermi, mangiati dalla popolazione di salamandre, che a loro volta sono cibo per serpenti e uccelli. Questi animali sono inoltre considerati indicatori del cambiamento climatico. Essendo anfibi a sangue freddo, non sono capaci di regolare la loro temperatura internamente e hanno bisogno di mantenere la pelle umida. Pertanto, dove il clima si fa più secco, a causa del riscaldamento globale, gli habitat colpiti possono divenire inabitabili per questa specie, determinando un calo della popolazione. Questa circostanza può fornire informazioni importanti ai ricercatori sui rischi cui va incontro un ecosistema e, di conseguenza, l'essere umano.

È il motivo per cui le salamandre sono protette nell'ambito dell'Unione europea, tramite la direttiva Habitat del 1992, che salvaguardia centinaia di specie animali e vegetali, come pure le aree naturali. Questa normativa, che mira a proteggere la biodiversità e in particolare le specie endemiche rare e minacciate, copre oltre 1.000 specie animali e vegetali insieme a 200 tipi di habitat. A causa di una pressione antropica crescente, connessa a molteplici fattori di inquinamento, l'Ue ha fissato nuovi obiettivi per garantire un recupero della biodiversità entro il 2030, dato che la natura viene considerata un potente alleato nella lotta contro il cambiamento climatico. Non solo perché le specie possono avvertirci del riscaldamento delle temperature, come fanno le salamandre, ma anche perché gli ecosistemi sani possono contribuire ad assorbire le nostre emissioni di gas serra.

In Italia, Bruxelles ha finanziato un progetto per la conservazione di anfibi e farfalle delle aree umide aperte nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, che si estende fra l'Emilia Romagna e la Toscana, includendo territori delle province di Forlì-Cesena, Arezzo e Firenze. Il progetto, denominato LIFE WetFlyAmphibia, serve ad effettuare l'analisi delle dinamiche di popolazione presenti nel parco e di migliorare il loro stato di conservazione. In particolare, sono interessati il rospo dal ventre giallo (Bombina variegata), che è in forte declino a livello nazionale, la salamandra dagli occhiali e il tritone crestato italiano (Triturus carnifex). Le farfalle, note come La tigre di Jersey e l'Eriogaster catax, hanno invece una distribuzione irregolare a causa dell'alterazione e della riduzione dei loro habitat (comprese le zone umide) e dei siti di riproduzione, degli agenti patogeni e della trasformazione del loro territorio. Il ripristino delle zone umide e di altri habitat rilevanti per le specie target è fondamentale.

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