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Venerdì, 19 Aprile 2024
Ambiente&Clima

Non solo carne, anche soia e caffè stanno favorendo la deforestazione nel mondo

La produzione di chicchi per l'espresso dovrà triplicare entro il 2050 per far fronte alla crescente domanda mondiale mettendo a rischio le aree naturali rase al suolo per far spazio alle piantagioni. Sotto accusa finisce anche la bresaola 'italo-brasiliana'

I consumi degli europei sono responsabili del 10% della deforestazione a livello globale. Ma la gran parte dei cittadini neanche se ne accorge perché avviene prevalentemente al di fuori dei confini dell’Ue. Lo svela il nuovo report del Wwf dal titolo “Quanta foresta avete mangiato, usato o indossato oggi?”. Le conseguenze dei consumi riportate dagli ambientalisti sono allarmanti: l'80% della deforestazione mondiale è dovuta alla necessità di fare posto ai pascoli per la produzione di carne, alle piantagioni di soia e olio di palma richiesti dai Paesi occidentali che consumano e sprecano sempre di più. 

La foresta in fumo

Negli ultimi 30 anni, svela il rapporto, sono andati in fumo 420 milioni di ettari di terreni, più o meno quanto la superficie dell'intera Unione europea, gran parte dei quali in aree tropicali. Ogni anno vanno persi circa 10 milioni di ettari a causa della conversione di foreste in terreni agricoli. Un danno enorme sia per la biodiversità, visto che circa l'80% delle specie animali e vegetali terrestri del Pianeta vive nelle foreste, sia per gli effetti drammatici sui cambiamenti climatici. La perdita di foreste amplifica la crisi climatica a causa delle elevatissime quantità di carbonio che vengono rilasciate e della perdita della regolazione del sistema climatico nel suo complesso.

L'espresso che minaccia il Pianeta

Il rapporto mette in evidenza anche l’alta responsabilità che ha l’Italia nella distruzione della vegetazione e della biodiversità, dal momento che siamo un tradizionale importatore di materie prime provenienti dalle foreste. Basti pensare alla produzione di caffè, che potrebbe diventare un fattore sempre più importante di deforestazione a causa dell'aumento della domanda e al crescente impatto dei cambiamenti climatici. La produzione di caffè dovrà triplicare entro il 2050 per soddisfare la richiesta globale, ma ancora oggi il 60% dell'area idonea a coltivare caffè è coperta da foreste. E se un tempo il caffè si coltivava ai margini degli ambienti forestali, oggi si abbattono alberi per produrre, in enormi aree esposte al sole, i preziosi chicchi. Tutto questo avrà gravi conseguenze per specie già a rischio estinzione, come la tigre di Sumatra. L’Indonesia, dove vive questa specie, è infatti uno dei maggiori esportatori di caffè, insieme a Messico, Colombia, Vietnam e Brasile. Inoltre, a causa del cambiamento climatico, il 50% delle aree coltivate a caffè saranno inadatte alla produzione entro il 2050 spingendo le coltivazioni verso altitudini più elevate, minacciando la scomparsa di foreste preziose. Il futuro di queste foreste e specie grava anche sulle spalle dell'Italia, visto che ogni anno consumiamo in media 6 kg di caffè a testa. L'appello del Wwf, per ridurre i nostri impatti, è quello di preferire caffè proveniente da aziende certificate, anche se al momento solo il 20% delle imprese agricole rispondono a tale requisito.

L'Amazzonia rimpiazzata dalla soia

Dal 1950 ad oggi la produzione di soia è aumentata globalmente di 15 volte a causa dell'aumento del consumo di carni e derivati animali. Il 97% delle farine di soia finisce nei mangimi animali. Ecco perché la soia è la seconda maggiore causa di deforestazione al mondo dopo l'allevamento di bovini. Il Brasile è il maggiore produttore al mondo dei semi destinati ai mangimi. Un quinto della soia importata in Ue dal Brasile (prodotta in Amazzonia e Cerrado) è legata alla deforestazione illegale. 

Bresaola italiana da bovini brasiliani

L'Italia è il terzo maggiore importatore in Ue di farina di soia: le importazioni verso il Belpaese hanno indotto una deforestazione media circa 16.000 ettari l'anno. È quindi importante diventare consumatori consapevoli riducendo il consumo di carne. Per il Wwf, ad esempio, un altro indiziato della deforestazione è la bresaola. Non tutti sanno che in Brasile una delle cause di deforestazione è legata all'allevamento dello zebù, una specie affine ai nostri bovini: cosce congelate di questo bovide possono diventare bresaola. Non è una truffa (lo consente ad oggi il disciplinare di produzione) ma certamente non è noto che per produrre bresaola, talvolta anche in possesso della certificazione Igp, si possa utilizzare qualunque tipo di bovino, anche quello che di italiano non ha nulla e che viene allevato distruggendo la foresta amazzonica.

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