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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La decisione

Le stalle come l'Ilva: la legge Ue che fa infuriare i big degli allevamenti

Saranno tenuti a controllare le emissioni tramite le migliori tecnologie disponibili. Proteste del settore, ma i ministri dell'Ambiente hanno già ammorbidito il testo rispetto alle proposte della Commissione

Allevamenti intensivi messi sullo stesso piano delle industrie. Il malumore regna sovrano nel settore agricolo dopo la decisione assunta ieri dal Consiglio dei ministri dell'Ambiente riunitosi a Bruxelles per decidere in merito alla direttiva sulle emissioni industriali. La nuova normativa, che necessita ancora di vari passaggi prima dell'approvazione definitiva, farebbe rientrare le stalle con una certa soglia di animali all'interno di un quadro preciso, che impone determinati standard al fine di abbattere le emissioni pericolose per il clima, nonché altamente inquinanti per suoli e acque. Le organizzazioni agricole europee sono furiose, in particolare quelle italiane. Il settore zootecnico dello Stivale è particolarmente concentrato in alcuni regioni, come Emilia Romagna e Lombardia, ed è caratterizzato da un'alta densità di bestiame. Leggendo il testo approvato dai ministri si capisce come si tratti di un discreto compromesso tra esigenze ambientali e rivendicazioni del settore, vissuto però come una sconfitta dagli allevatori. Ci sono però ancora margini per ottenere ulteriori "sconti".

Sostanze chimiche da controllare

La direttiva sulle emissioni industriali è il principale strumento dell'Ue che regola l'inquinamento da impianti industriali e degli allevamenti intensivi. Parliamo di sostanze quali: ossido di azoto, ammoniaca, mercurio, metano e anidride carbonica. In base alla normativa gli impianti e le aziende agricole su scala industriale devono operare in conformità con un'autorizzazione concessa dalle autorità nazionali, obbligate ad utilizzare le migliori tecniche disponibili (Bat) come standard per abbattere le emissioni stesse. Le autorizzazioni riguardano le emissioni in aria, acqua e suolo, la produzione di rifiuti, l'utilizzo di materie prime, l'efficienza energetica, il rumore, la prevenzione degli incidenti ambientali e il ripristino del sito alla chiusura.

Soglie più elevate

La grande novità proposta della Commissione europea è stata quella di includere anche il settore bovino nella legge, fino ad ora escluso. I ministri degli Stati membri hanno preservato questa innovazione, ma hanno modificato, alzandole, le soglie che stabiliscono quali tipologie di stalle possano ricadere nel campo di applicazione della direttiva. Secondo le indicazioni del Consiglio Ambiente, verranno reputati intensivi gli allevamenti con un numero di unità di bestiame adulto (Uba) superiore a 350 per i bovini, anziché 150 come proposto dalla Commissione. Stessa soglia per i suini, ma lì 350 Uba corrispondono però all'incirca a 875 maiali e a 700 scrofe. Per il pollame la soglia è di 280 Uba, che significa all'incirca 21.500 galline ovaiole o polli, mentre è fissato a 350 Uba per allevamenti misti. La proposta degli Stati membri anche in questo caso alza le soglie rispetto a quelle proposte da Bruxelles, fissate in precedenza in circa 500 maiali e 300 scrofe, mentre si riferiva a circa 10mila galline/polli.

Allevamenti estensivi esclusi

L'unità di bestiame adulto (in inglese live stock unit) è un'unità di riferimento che utilizza coefficienti basati sui fabbisogni di mangime per diversi tipi di animali. Una Uba è l'equivalente al pascolo di una vacca da latte adulta che produce 3mila chili di latte all'anno, senza alimenti concentrati aggiuntivi. I nuovi criteri risulterebbero insomma a vantaggio della zootecnia, diminuendo l'impatto della norma che colpirebbe così solo allevamenti particolarmente grandi in termini numerici. I ministri hanno deciso di escludere dalla normativa gli allevamenti estensivi, reputati un sistema di produzione a basso input che sfrutta innanzitutto i prati naturali o semi-naturali. Le nuove regole, si legge nel documento diffuso, verrebbero applicate progressivamente a partire dalle aziende agricole più grandi.

Flessibilità e deroghe

I ministri dell'Ambiente hanno introdotto anche "la flessibilità necessaria agli Stati membri per adattare le disposizioni in materia di sanzioni e risarcimenti" in caso di danni alla salute. È stata inoltre inserita una deroga ai valori limite di emissione. Questa potrà essere fatta valere in una situazione di crisi, cioè "nei casi in cui porti a gravi interruzioni o carenza di approvvigionamento di energia o di risorse, materiali o attrezzature essenziali", purché si rispettino "condizioni rigorose".

Delusione e critiche

La decisione, nonostante alzi la soglia di unità di bestiame vivo, è stata definita "un disastro per la zootecnia", da Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. Secondo l'organizzazione, che rappresenta principalmente le grandi aziende, il settore viene così assoggettato "a una serie di impegni burocratici e limitazioni operative che rischiano di compromettere la produttività delle imprese agricole”. Duro anche il commento della Copa-Cogeca, che rappresenta il settore a livello europeo. "L'approccio a soglia proposto inizialmente dalla Commissione europea è principalmente politico, punitivo e avrà conseguenze impreviste quando sarà applicato alle aziende agricole" si legge nel comunicato diffuso dall'organizzazione. A preoccupare ci sono anche altre elementi del testo, in particolare quelli relativi al controllo pubblico. "La posizione del Consiglio per l'ambiente mantiene la possibilità di divulgare informazioni aziendali riservate per i sistemi di gestione ambientale, che in pratica renderebbero pubbliche informazioni personali sugli agricoltori e sulle loro famiglie come altre informazioni private", scrivono i rappresentanti della Copa-Cogeca.

Alleati in Parlamento

Quello del Consiglio è però un orientamento generale, dato che da questo momento iniziano i negoziati con il Parlamento europeo, che a sua volta è chiamato ad adottare una sua posizione in merito. Proprio con gli eurodeputati, in particolare quelli di destra e centrodestra, puntano a collaborare i rappresentanti del settore zootecnico per riuscire a sfuggire alle maglie della direttiva. “Il voto di oggi al Consiglio Ue ambiente non va nella direzione auspicata", ha commentato Giansanti, aggiungendo: "Lavoreremo insieme al Parlamento europeo e al Copa-Cogeca affinché, nella fase di discussione, riesca a modificare l’orientamento generale e arrivare a una decisione finale favorevole per le imprese e per il settore degli allevamenti”.

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