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Giovedì, 25 Aprile 2024
Dietro le quinte

Tassare i pesticidi per finanziare la svolta sostenibile degli agricoltori

L'eurodeputata verde Wiener spinge per ridurre dell'80% l'uso dei prodotti fitosanitari entro il 2030. Tramite il fondo verrebbe finanziata la ricerca e compensate le perdite delle aziende

Una tassa sui pesticidi al fine di ridurli dell'80%. Questa la proposta dell'europarlamentare dei Verdi Sarah Wiener, relatrice del progetto per il nuovo regolamento sui prodotti fitosanitari (Sur), la cui bozza è stata resa pubblica di recente. I ricavi sarebbero destinati ad un fondo creato appositamente per finanziare la ricerca e i metodi di difesa integrata dei parassiti, nonché per eventuali integrazioni di reddito per gli agricoltori. L'idea della deputata austriaca alza l'asticella rispetto alla proposta formulata lo scorso anno dalla Commissione europea di ridurre l'uso di pesticidi del 50%. Tenta inoltre di ovviare al problema della scarsità di appositi sussidi, che nei piani dell'esecutivo europeo dovrebbero essere prelevati direttamente dalla Politica agricola comune (Pac).

Asticella più alta

La normativa delineata dalla Wiener aderisce alle richieste di una recente petizione "Salviamo le api e gli agricoltori", capace di ottenere oltre un milione di firme, che aveva chiesto di puntare a un abbassamento di sostanze sintetiche dell'80%. La relazione su cui è al lavoro la parlamentare dei Verdi chiede anche di modificare il nome della normativa. Anziché regolamento “sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari”, la bozza fa riferimento ad un regolamento “sull'uso dei pesticidi”. Un dettaglio che vorrebbe evitare qualunque operazione di greenwashing ad opera dei produttori, che dietro espressioni edulcorate celano sostanze potenzialmente cancerogene. Altro elemento chiave riguarda la tempistica della misurazione della riduzione dei pesticidi. Mentre la Commissione aveva proposto di effettuare il calcolo in rapporto all'uso di queste sostanze nel 2015-2017, la bozza di relazione propone come periodo di riferimento quello del 2018-2020. Questo fattore genera numerose controversie perché in tal modo, lamentano alcuni Stati, non verrebbero presi in considerazione i progressi realizzati negli ultimi anni per limitare il ricorso a queste sostanze. Una penalizzazione che in molti non vogliono subire.

I costi della svolta

Cardine ulteriore riguarda i "costi considerevoli e oneri amministrativi per gli Stati membri" per ottenere tali drastiche riduzioni. In queste spese è compreso il sostegno per gli agricoltori tenuti ad uniformarsi alle nuove norme, nonché la formazione e la retribuzione dei consulenti. I funzionari di Bruxelles hanno chiesto che i finanziamenti necessari per questa proposta provengano dalla Pac, creando un apposito emendamento affinché per cinque anni i costi sostenuti dalle aziende agricole rientrino nelle spese della Pac, senza però aggiungere nuovi fondi rispetto a quelli già stanziati. Si tratterebbe di una novità rispetto all'attuale regime delle sovvenzioni, che non consente di erogare fondi per soddisfare requisiti obbligatori, come quelli che verrebbero fissati nelle nuove norme Ue relative alla difesa integrata dai parassiti (Ipm).

Alternative per difendersi dai parassiti

Con questa espressione si intende una strategia concentra sulla prevenzione a lungo termine dai parassiti e dai loro danni tramite una combinazione di tecniche agro-ecologiche la cui applicazione consente di ridurre al minimo l'uso di prodotti chimici. Questi principi costituiscono già una parte obbligatoria del regolamento in vigore sull'uso sostenibile dei pesticidi (Sur), ma pochi hanno realmente adottato tali azioni o lo hanno fatto lentamente, temendo al contempo riduzioni dei raccolti e dei relativi guadagni. Nel 2020 la Corte dei conti dell'Ue ha rilevato che la Commissione europea in questi anni non è stata in grado di misurare e quindi ridurre adeguatamente né gli effetti né i rischi dei pesticidi. A mancare sono stati dati e risorse adeguate.

Fondo specifico

La relazione della Wiener sottolinea la necessità di adottare "necessarie soluzioni alternative", dato che le azioni necessarie a ridurre l'uso di pesticidi “potrebbero non essere sufficientemente coperte dalla spesa della Pac”. Da qui l'idea della tassazione, che ricalca il modello danese, chiedendo contributi ai rivenditori o penalità di pagamento, per garantire adeguate risorse finanziarie adeguate. Verrebbe così creato un fondo statale dove far confluire queste tasse, da utilizzare per "promuovere l'attuazione e l'adozione della lotta integrata ai parassiti e per rendere le misure correlate più attraenti per gli agricoltori". Si potrebbero prevedere ad esempio risarcimenti in favore delle aziende in caso di perdita di reddito comprovata.

Modello danese

Il modello danese sui cui è stata delineata la proposta è stato di recente elogiato sulla rivista Nature come "esempio riuscito" di tassa sui pesticidi. Il sistema si è dimostrato in grado di ridurre l'uso complessivo di queste sostanze del 18% rispetto agli anni precedenti l'introduzione dell'imposta, cioè 2012 e 2013. Nella relazione, la deputata austriaca propone inoltre di integrare il principio "chi inquina paga" anche nelle misure fiscali, rispondendo agli appelli dei cittadini degli Stati membri. Onde evitare distorsioni del mercato interno, Wiener propone anche di armonizzare le norme sulla tassazione dei pesticidi, invitando l'esecutivo europeo a presentare una "relazione che analizzi le diverse opzioni di introduzione di tasse o prelievi sui pesticidi basati sul rischio" negli Stati membri dell'Ue per finalizzare una proposta legislativa. Mentre il Consiglio dei ministri dell'Agricoltura dell'Ue prova a rallentare la svolta, come quando alla fine del 2022 ha spinto per un'ulteriore valutazione d'impatto sui pesticidi, una parte del Parlamento europeo sembra disposto ad approvare la proposta della Commissione in questa legislazione, integrandola con richieste ancora più radicali.

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