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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mare profondo

Zattere e boe per attirare i pesci, così le nuove 'tonnare' uccidono tartarughe, squali e delfini

I pescherecci europei accusati di utilizzare dispositivi pericolosi nell'Oceano Indiano. Una coalizione di attivisti e aziende chiede all'Ue di limitare l'utilizzo di questi strumenti

Un tempo c'erano le tonnare, un misto di fascino e crudeltà, aree destinate alla mattanze dei tonni. Oggi gli strumenti per attrarre ed attaccare i preziosi pesci sono cambiati, ma i problemi etici ed economici non mancano. Nel mirino sono finiti i "dispositivi di aggregazione di pesci" (Fad), accusati di provocare la morte di tartarughe, squali e mammiferi in via d'estinzione. Questa la ragione per cui una coalizione di ambientalisti e aziende sta facendo pressione sull'Unione europea affinché i suoi pescherecci rinuncino a questi strumenti, utilizzati ampiamente nell'Oceano indiano dove il blocco europeo è autorizzato alle catture grazie ad accordi di pesca.

Attrazione fatale

I "dispositivi di aggregazione di pesci" (Fish aggregating device), meglio noti con l'acronimo inglese Fad, sono oggetti utilizzati per attirare pesci pelagici oceanici come marlin, tonni e mahi-mahi (pesci delfino). Di solito sono costituiti da boe o galleggianti legati al fondo dell'oceano con blocchi di cemento. I pesci tendono a muoversi intorno a questi elementi artificiali in orbite variabili o in alternativa restano fermi sotto le boe. Grazie a questo "potere di attrazione", più fatale di un colpo di fulmine, i Fad vengono adoperati sia dalla pesca ricreativa che da quella commerciale. Prima di ricorrere a questi dispositivi, i pescherecci di tonno si basavano sull'avvistamento di stormi di uccelli e branchi di delfini visibili in superficie, dato che rappresentavano un segnale affidabile della presenza di banchi di tonni nelle profondità marine.

I Fad hanno facilitato l'opera, grazie al fascino esercitato dagli oggetti galleggianti sui pesci, che li usano per marcare i luoghi adatti alle attività di accoppiamento. Che si tratti di zattere, meduse o alghe galleggianti, questi oggetti sembrano fornire uno "stimolo visivo in un vuoto ottico", come hanno scritto gli scienziati, offrendo rifugio dai predatori ai pesci giovani, che una volta aggregatisi attirano i pesci più grandi. Tra questi appunto i tonni obesi e i tonni pinna gialla che si accumulano intorno ai galleggianti tra i 10 e i 50 metri di distanza. Già in passato gli abitanti delle isole del Pacifico utilizzavano zattere di bambù per facilitare la cattura dei tonni che si radunavano al di sotto. I moderni dispositivi hanno agevolato la loro opera. Anche troppo.

Risorse in esaurimento

L'efficacia di questi strumenti è tale da consentire la cattura di quantità enormi di pesce, contribuendo a fenomeni di sovrasfruttamento, dato che ogni singola nave riesce ad utilizzare fino a 300 Fad galleggianti dotati di zattera e materiale sommerso. Problema ulteriore: hanno un "costo ambientale elevato", in particolare quando i dispositivi sono circondati da enormi reti a circuizione che oltre ai tonni catturano anche tartarughe, squali e mammiferi marini in via di estinzione. Infine, danni ambientali derivano dai migliaia di Fad che ogni anno vengono persi, scartati o abbandonati. Queste le ragioni che hanno spinto oltre 100 gruppi ambientalisti a creare una coalizione la quale spinge per una pesca priva di questi dispositivi ("Fad-free").

Il gruppo sta mettendo pressione affinché l'Unione europea limiti le operazioni della flotta di pescherecci che li utilizzano, soprattutto nell'Oceano Indiano, dove dal 2015 vengono catturate quantità reputate eccessive di tonni dalle pinne gialle, soprattutto esemplari "minorenni". La riproduzione è così compromessa. Nonostante nessuno degli Stati del blocco dei 27 si affacci in questo specchio di mare, l'Ue rappresenta il singolo più grande raccoglitore di pinne gialle nell'area, grazie ad una flotta d'altura che nel 2021 ha raccolto oltre 243mila tonnellate di esemplari. Francesi e spagnoli sono i principali proprietari dei pescherecci. Le organizzazioni chiedono a Bruxelles di farsi capofila di un'azione dura e mirata per frenare l'uso di questi strumenti già nel corso della prossima riunione della Commissione per il tonno dell'Oceano Indiano (Iotc) programmata a Mombasa dal 3 al 5 febbraio.

Due tipologie di Fad: a sinistra un Fad ancorato al fondo marino e a destra un Fad che galleggia in mare

Due tipologie di Fad: a sinistra un Fad ancorato al fondo marino e a destra un Fad che galleggia in mare. Crediti immagine: Marine Stewardship Council di Australia e Nuova Zelanda

Misure radicali

I 33 membri dell'autorità di regolamentazione si riuniranno in Kenya per discutere proposte per monitorare, gestire e limitare l'uso dei Fad. L'India ha presentato una proposta per vietare quelli utilizzati dalle navi con reti a circuizione, mentre Bruxelles suggerisce di utilizzare materiale biodegradabile nei dispositivi per mitigare i danni ambientali, nonché di aumentarne la tracciabilità e la responsabilità. Chiede inoltre di limitarne l'uso per ciascuna nave a 280 dispositivi entro il 2024, fino a ridurli a 260 entro il 2026. Secondo gli attivisti ambientali non basta. Sarebbero necessarie, sostengono, misure più severe per salvaguardare gli stock, proteggere l'ambiente e garantire la trasparenza. Tutti rilievi che trovano il consenso degli Stati costieri africani ed asiatici, preoccupati per l'esaurimento degli stock nell'oceano. Il Kenya intende vietare i Fad per tre mesi all'anno, ridurre a 150 il numero massimo di dispositivi utilizzati per nave, introducendo un apposito registro per rintracciarli meglio.

A sostenere la proposta ci sono altre 11 nazioni costiere tra cui Sudafrica, Maldive, Madagascar, Pakistan e Indonesia. La preoccupazione principale di questi Paesi riguarda l'esaurimento degli stock nella loro area di competenza. Un problema che tange solo relativamente gli Stati membri europei, dato che loro possono andare a pescare anche in altre aree marine. “C'è una grave mancanza di valutazione e di dati su ciò che sta accadendo nella pesca Fad. Operano in un buco nero. Potrebbero esserci decine di migliaia di Fad nell'Oceano Indiano e non sappiamo quante tartarughe o squali vengono catturati da loro”, ha sottolineato Adam Ziyad, direttore generale del ministero della pesca delle Maldive nonché vicepresidente della Iotc. Anche lui chiede all'Ue di assumere una posizione più dura sulle restrizioni.

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