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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Raggiunto accordo sul latte. Premio 'emergenza stalle' pari a quattro centesimi in più al litro sul prezzo minimo

Il Ministro delle politiche agricole Patuanelli sigla un protocollo d'intesa per salvaguardare i produttori di latte e derivati. Previsto un contributo massimo di quattro centesimi al litro, evitando di aumentare i prezzi per il consumatore.

Un riconoscimento economico per il settore caseario pari ad un massimo di 4 centesimo per litro di latte. Questo l'obiettivo raggiunto tramite l'accordo sul latte, grazie ad un protocollo d'intesa tra organizzazioni agricole, cooperative, industria e grande distribuzione per la salvaguardia degli allevamenti italiani. Lo ha comunicato il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli, che afferma: “Tutti insieme abbiamo raggiunto un accordo che permette agli agricoltori un riequilibrio nella distribuzione del valore aggiunto lungo la catena del valore. È un passo fondamentale – commenta ancora il ministro - perché tutela le nostre eccellenze del settore, messe sotto pressione da margini sempre più esigui dovuti alla crescita dei costi delle materie prime”. La filiera lattiero-casearia, secondo Pautanelli, ha retto l’impatto della pandemia garantendo al Paese il sostentamento necessario, anche in una delle fasi più difficili della storia italiana. L'accordo sarà valido fino al 31 marzo 2022.

Premio da versare ad allevatori

La soddisfazione per l'accordo è trasversale e unanime tra i vari attori della filiera. “Con un atto di responsabilità – ha commentato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - è stata accolta la nostra proposta per un aumento di 4 centesimi del prezzo minimo del latte alla stalla in Italia senza che vi sia un impatto sui consumatori”. La Grande Distribuzione Organizzata, riferisce la Coldiretti, si impegna affinché si valorizzino e si incrementino gli acquisti di latte UHT, latte fresco, yogurt e formaggi freschi e semi stagionati, tutti da latte 100% italiano. In questo modo viene riconosciuto un premio “emergenza stalle”, da corrispondere alle imprese della trasformazione, che verrà poi versato integralmente agli allevatori. L'accordo prevede un contributo fino a 3 centesimi di euro (iva esclusa) al litro di latte. Un altro eventuale centesimo sarà integrato dall’industria di trasformazione o dalle cooperative nel caso in cui non si raggiunga la soglia massima di 41 centesimi come prezzo minimo di vendita al litro. Al tavolo, convocato dal ministro Patuanelli sulla crisi del latte, c'era anche il presidente di Confagricoltura, Marco Giansanti, che ha dichiarato: “Finalmente si inizia a recuperare un assetto più equilibrato della filiera, che vale oltre 16 miliardi di euro e occupa più di 100.000 persone. Non dimentichiamo – aggiunge Giansanti – che l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia nel corso del 2021 sta mettendo a dura prova il settore lattiero-caseario e non solo, e che la tenuta delle imprese ha ricadute positive in termini di reddito e coesione sociale”.

Settore caseario soffre rincari su costi di produzione

Commenti positivi anche da parte della Confederazione Produttori Agricolo (Copagri). Il presidente Franco Verrascina sottolinea: “L’accordo garantisce una fondamentale boccata di ossigeno alle migliaia di stalle che rischiavano di chiudere definitivamente i battenti a causa dei prezzi inferiori ai costi di produzione e dei sensibili rincari sul versante energetico e dei costi di mangimi e altre materie prime. sulla base di nostre analisi – aggiunge - solo nel primo semestre del 2021 ammontavano a ben 2,4 centesimi al litro”. L'accordo costituisce un unicum rispetto alle trattative ministeriali, con gli attori partecipanti allineati per il medesimo risultato, come ricorda , presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani. Scanavino sottolinea come l’accordo sul prezzo del latte sia un buon punto di partenza per garantire un adeguato prezzo ai produttori, messi ko dall’aumento dei costi delle materie prime sul fronte energetico e per l’alimentazione degli animali. I rialzi calcolati dalla Cia oscillano tra il 30% e il 50% solo negli ultimi mesi, provocando effetti diretti sui redditi degli allevatori già provati dalla pandemia.

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