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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Nei vini Dop acqua al posto dell'alcol: la proposta sul tavolo Ue che non piace alle cantine italiane

Rossi e bianchi dealcolizzati possono essere venduti in Europa, ma senza poter ottenere le denominazioni d'origine. Un limite che potrebbe cadere, denuncia Coldiretti: "A rischio il made in Italy di qualità"

Finora, le regole prevedono che il vino senza alcol possa essere venduto in Europa sta ai singoli Paesi autorizzarne o meno il commercio), ma solo come prodotto di "serie B", ossia senza poter ottenere un'etichetta di denominazione d'origine. Inoltre, rossi, bianchi e rosati non possono essere "annacquati". Ma adesso anche questi limiti potrebbero venire eliminati, stando a quanto denuncia Coldiretti: "Togliere l'alcol e aggiungere acqua anche nelle denominazione di origine, è l'ultima trovata di Bruxelles per il settore enologico", settore che, ricorda l'associazione italiana, è la "principale voce dell'export agroalimentare nazionale", con un valore "di oltre 11 miliardi di euro".

La proposta

La proposta sarebbe stata avanzata nel corso di una riunione dei ministri Ue, anche se non è chiaro chi l'abbia avanzata. Di sicuro, tale misura dovrebbe rientrare nel regolamento sull'Organizzazione comune dei mercati che entrerà in vigore nel 2023, insieme alla futura Pac. Una misura in linea con la strategia della Commissione europea volta a scoraggiare e limitare il consumo di alcol, contenuta nel "Piano d'azione per migliorare la salute dei cittadini europei". Ma anche con chi vorrebbe aprire i vini europei alla crescente domanda (in Ue e fuori l'Ue) di vini senza alcol.

Secondo Ettore Prandini, però, i buoni propositi rischiano di penalizzare il settore in uno dei momenti più difficili della sua storia, con un crollo del 20% dei consumi all'estero nel 2021 per via dei lockdown e della chiusura dei ristoranti: “L’introduzione della dealcolazione parziale e totale come nuove pratiche enologiche rappresenta un grosso rischio, un precedente pericolosissimo, che metterebbe fortemente a rischio l’identità del vino italiano e europeo, anche perché la definizione 'naturale' e legale del vino vigente in Europa prevede il divieto di aggiungere acqua”, dice Prandini, che aggiunge: "E' un mega inganno legalizzato per i consumatori che si ritrovano a pagare l'acqua come il vino - denuncia la Coldiretti - un prodotto nel quale vengono compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di un trattamento invasivo che interviene nel processo di trasformazione dell'uva".

Gli altri fronti europei del vino 

La proposta di annacquamento, dice sempre Coldiretti, "va ad aggiungersi ad altre insidie da parte di Bruxelles, che ha già legalizzato l'aggiunta dello zucchero nei paesi del Nord Europa per aumentare la gradazione del vino; questo, nonostante lo zuccheraggio sia sempre stato vietato nei paesi del Mediterraneo, con l'Italia che ha combattuto contro un 'trucco di cantina' e per affermare la definizione di vino 'quale prodotto interamente ottenuto dall'uva'. Ma l'Ue ha dato anche il via libera al vino 'senza uva', ovvero ottenuto dalla fermentazione di frutta, dai lamponi al ribes, pratica enologica che stessa enologica che per tradizione è solo quello interamente ottenuto dall'uva".

A queste norme già in vigore, Coldiretti aggiunge il “Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei”, nel quale si afferma che la Commissione “proporrà un’indicazione obbligatoria della lista degli ingredienti e delle indicazioni nutrizionali sulle bevande alcoliche entro la fine del 2022 e degli allarmi salutistici entro la fine del 2023” rivedendo anche la “politica di promozione sulle bevande alcoliche”. Tutte misure che, secondo la Coldiretti, "rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate".

De Castro: "Valutare proposta"

"Sulla possibilità di aprire il mercato a vini totalmente senza alcol, il negoziato è aperto e noi, come Parlamento europeo, abbiamo un mandato preciso: siamo pronti a valutarne la convenienza, ma solo per i vini da tavola, non certo per quelli a Indicazione geografica. Occorre però sottolineare che nessuna norma potrà essere imposta ai viticoltori, perché la scelta finale su un'eventuale modifica del proprio prodotto rimarrà nelle loro mani, con i necessari cambiamenti dei rigidi disciplinari interni di produzione". Questo il commento di Paolo De Castro, eurodeputato del Pd. "Noi restiamo convinti che un vino senza alcol non può essere definito tale. Per questo il Parlamento si è sempre espresso contro, anche se comprendiamo le opportunità commerciali e d'export che vini a basso tenore alcolico avrebbero in alcuni mercati, anche per fronteggiare la concorrenza di altri prodotti alcol-free, e in tutti quei Paesi dove si consumano solo bevande analcoliche", conclude De Castro.

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