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Sabato, 20 Aprile 2024
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Pesca illegale e narcotraffico dietro l'uccisione del giornalista Dom Phillips in Amazzonia

La polizia brasiliana sta iniziando a far luce sulle cause del suo omicidio e di quello dell'esperto di popoli indigeni Bruno Pereira

Ci sarebbe un mandante dietro l'assassinio de l giornalista britannico Dom Phillips e dell'indigenista Bruno Pereira, così come avevano denunciato immediatamente i rappresentanti dei popoli indigeni dell'Amazzonia. La conferma arriva dalla indagini della polizia federale brasiliana, e dalle informazioni raccolte dopo l'arresto di un uomo che figura adesso come il principale sospettato del duplice omicidio. Si tratta di Rubens Villar Coelho, di doppia nazionalità brasiliana e peruviana e noto come “Colombia”, secondo quanto riporta il portale G1.

Risulta dalle informazioni che Villar Coelho è stato arrestato il 7 luglio, a poco più di un mese dalla scomparsa di Phillips e Pereira, quando si è presentato con documenti falsi alla stazione di polizia di Tabatinga. Immediatamente è stato interrogato per la sua presunta partecipazione agli omicidi. Nonostante neghi il suo coinvolgimento, le prove indiziarie a suo carico suggeriscono che l'uomo abbia utilizzato la vendita di pesce ottenuto illegalmente per riciclare denaro della droga proveniente dal Perù e dalla Colombia, Paesi confinanti con la regione della valle di Javari, dove sono avvenuti i crimini. 

Era lì che stava lavorando Phillips all'ultimo reportage necessario a completare il suo libro sulle pratiche sostenibili delle popolazioni indigene. Il giornalista, che contribuiva come freelance anche ai quotidiani The Guardian e The Washington Post, aveva ottenuto un finanziamento per condurre in maniera più approfondita le sue ricerche giornalistiche. Già nel 2018 aveva pubblicato un articolo dove spiegava come la Javari, una delle aree più remote della foresta, fosse divenuto il crocevia delle attività di narcotrafficanti, pescatori garimpeiros (minatori informali), che operano illegalmente sottraendo importanti risorse alle tribù indigene.

Proprio nel corso di quei viaggi aveva incontrato Dom Pereira, ex dipendente della Fondazione nazionale dei popoli indigeniu (Funai), un organo statale chiamato a controllare e perseguire reati contro la popolazione locale e l'ambiente. Tra i commerci principali della zona figura il piracurus, un pesce che ha un alto valore di mercato, e le tracajás, tartarughe considerate una prelibatezza nella regione amazzonica.

Secondo le ricostruzioni “Colombia” avrebbe ordinato a uno dei suoi collaboratori, il pescatore di frodo Amarildo da Costa Oliveira, supportato dal fratello, di uccidere Philips e Pereira. I due avevano lasciato il villaggio di São Rafael per recarsi nella città di Atalaia do Norte, ma la loro barca non è mai arrivata a destinazione. Una decina di giorni dopo, con un vasto supporto da parte di rappresentanti dei popoli indigeni, i loro resti sono stati ritrovati sulle rive del fiume Itaquaí. Il brutale assassinio sarebbe avvenuto a colpi di arma da fuoco, in seguito i loro corpi sono stati bruciati e sepolti nella giungla. Oltre a Rubens Villar Coelho, altri tre uomini sono già in carcere: i due fratelli da Costa Oliveira e Jefferson da Silva Lima, ma le forze dell'ordine indagano su almeno altre quattro persone per il loro possibile coinvolgimento negli omicidi e nell'occultamento dei corpi. 

Gli attacchi nei confronti dei rappresentanti delle tribù amazzoniche si susseguono da anni in Brasile, in particolare dopo l'elezione del presidente Jair Bolsonaro. L'obiettivo è quello di far tacere coloro che si oppongo allo sfruttamento delle insostituibili risorse dell'Amazzonia. Per questa ragione l'Unione europea sta lavorando ad una normativa che obblighi le aziende a certificare che i loro prodotti, destinati al mercato Ue, non sono connessi a pratiche di deforestazione o in violazione dei diritti dei popoli indigeni.

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