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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Primo contagio umano del nuovo ceppo dell'aviaria, è un bambino di 4 anni

È accaduto in Cina, ma secondo le autorità il rischio di trasmissione tra persone rimane basso. La famiglia alleva polli nella provincia di Henan

La Cina ha appena confermato il primo caso conosciuto di contagio umano del nuovo ceppo H3N8 di influenza aviaria. Ad essere colpito è stato un bambino di quattro anni della provincia centrale di Henan, ricoverato in ospedale a inizio aprile a causa di febbre e altri sintomi. La sua famiglia allevava polli in casa, vivendo in una zona popolata da anatre selvatiche. A riferirlo è la Commissione sanitaria nazionale, sostenendo che il bambino è stato infettato direttamente dagli uccelli. I test effettuati sui contatti stretti non hanno rilevato "anomalie". La Commissione in una nota spiega che il caso sarebbe una "trasmissione incrociata una tantum", aggiungendo che esiste un basso rischio di trasmissione tra le persone.

Il ceppo H3N8 circola già dal 2002, dopo essere apparso per la prima volta negli uccelli acquatici nordamericani ed è noto per aver infettato soprattutto cavalli, cani e foche, ma non era stato precedentemente rilevato negli esseri umani. Secondo i Centri statunitensi per il controllo delle malattie, i ceppi di influenza aviaria H5N1 e H7N9, rilevati rispettivamente nel 1997 e nel 2013, sono stati la causa della maggior parte dei casi di malattie umane dovute all'influenza aviaria. Per l'Organizzazione mondiale della sanità, le infezioni umane da influenza zoonotica o di origine animale sono "acquisite principalmente attraverso il contatto diretto con animali infetti o ambienti contaminati, ma non si traducono in una trasmissione efficiente di questi virus tra le persone".

L'Europa sta vivendo la più vasta epidemia di aviaria della sua storia, con focolai scoppiati in vari Paesi, inclusi Italia, Francia e Germania, che hanno portato all'abbattimento di decine di milioni di uccelli e a restrizioni commerciali. Solo poche settimane fa l'Organizzazione mondiale per la salute animale (Oie) aveva lanciato un allarme, sostenendo che la trasmissione agli esseri umani stava diventando più probabile, sia in Asia che in Europa. "Questa volta la situazione è più difficile e più rischiosa perché vediamo emergere più varianti, che le rendono più difficili da seguire", aveva dichiarato all'agenzia Reuters Monique Eloit, direttrice generale dell'Oie.

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