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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Malta primo Paese Ue a legalizzare la cannabis a scopo ricreativo (con sorpasso al Lussemburgo)

La svolta mira a togliere il prodotto dal mercato nero e dalle mani della criminalità organizzata, si potrà coltivare e fumare (ma non in pubblico)

Produrre cannabis per consumo personale diventerà presto legale a Malta. L'isola questa settimana dovrebbe diventare il primo Paese europeo a permettere l'uso ricreativo della marijuana. Tocca quindi alla piccola isola del Mediterraneo fare da apripista, in attesa che anche il Lussemburgo completi presto un percorso normativo molto simile, annunciato settimane fa ma non ancora portato a termine. Il voto parlamentare maltese dovrebbe approvare una legislazione che permetterà a coloro che hanno più di 18 anni di possedere fino a sette grammi di cannabis. Inoltre, le singole persone saranno autorizzate a coltivare fino a quattro piante in casa. Insomma, un vero prodotto a chilometro zero. La riforma, voluta dal governo laburista, intende colpire la criminalità organizzata, che controlla il mercato nero della marijuana e dei suoi derivati. Secondo il sito web di notizie locali, Lovin' Malta, le riforme hanno cercato anche di ridurre i danni, per proteggere i consumatori “ricreativi” evitando di farli sprofondare nel mercato illegale. "Non è vero che con questa legge incoraggiamo la gente a fumare cannabis. Al contrario, cercheremo in molti modi di spingere a fare scelte migliori e di trovare piacere sotto altre forme, come lo sport, la cultura o il volontariato", ha detto Owen Bonnici, ministro per la Ricerca, l'innovazione e il coordinamento della strategia post-Covid, aggiungendo: " Ma se una persona adulta decide di fumare cannabis, noi la dobbiamo trattare appunto da adulta e darle un canale sicuro per ottenerla. Crediamo che questa via sia migliore di quella della criminalizzazione".

Spaccio punito severamente

Come contropartita, lo spaccio e il consumo estraneo ai canali legali resterà un reato grave. L'uso in pubblico non sarà consentito, mentre sarà costituita un'authority statale per il controllo della catena di approvvigionamento. Questo per evitare che una parte della produzione “legale” venga assorbita dal mercato nero. L'opposizione non è rimasta a guardare. Il Partito nazionalista ha criticato la scelta, con Bernard Grech, il suo leader, che aveva avvertito in ottobre: "L'allentamento delle leggi porterà solo al rafforzamento del mercato illegale, con il crimine organizzato che ne trarrà vantaggio". Nell'ottica del governo maltese, invece, i tempi sono maturi per una svolta, visto che l'approccio del pugno duro contro i consumatori di cannabis viene considerato da una buona parte della popolazione sproporzionato, ingiusto e foriero di sofferenza per persone estranee alla delinquenza. Secondo la normativa vigente, il semplice fatto che le persone fumassero una canna o usassero suoi derivati, li trascinava nell'apparato della criminalità. Bonnici a questo proposito ha dichiarato a Malta Today: "Vogliamo ridurre la sofferenza, l'umiliazione e la privazione di altri diritti che molti consumatori di cannabis hanno sperimentato quando sono stati sottoposti ad arresto e a procedimenti giudiziari per il possesso di piccole quantità".

Nel resto d'Europa

Mosse legislative simili a quelle della Valletta sono attese in Germania, Svizzera, Lussemburgo e Paesi Bassi. In Italia si prevede un referendum sulla questione l'anno prossimo. Al momento, il più determinato sembra il governo del piccolo ducato del Lussemburgo, cha in ottobre aveva comunicato l'intenzione di varare entro dicembre una legge per cui tutti i residenti adulti potranno coltivare fino a quattro piante di cannabis nelle loro case o nei loro giardini. Dovrebbe inoltre essere consentito il commercio di semi, senza alcun limite alla quantità o ai livelli di Tetraidrocannabinolo (Thc), il principale elemento psicoattivo. Il progetto mira a consentire la produzione domestica di semi per scopi commerciali. I piani sia per una catena di produzione nazionale che per una distribuzione regolamentata dallo Stato sono stati ritardati dalla pandemia di Covid. Nei Paesi Bassi, il Paese tuttora più associato alle politiche liberali sulle droghe e diventato meta di un “turismo delle canne”, in realtà è attualmente un reato penale possedere, produrre o spacciare droghe, anche se l'uso di quelle leggere in sé non è illegale per i maggiorenni essendo stato depenalizzato.

Illegale, ma depenalizzata

In altri Paesi, pur non potendo parlare di legalizzazione, ci sono state forme di depenalizzazione del consumo per uso personale. In Francia, ad esempio, il Ministero della giustizia raccomanda ai magistrati di evitare procedimenti penali contro i consumatori occasionali. In Belgio, dove resta illegale, la cannabis è depenalizzata fino a 3 grammi di possesso per i maggiorenni. Uno dei Paesi europei con la legislazione più ambigua è la Spagna, dove il possesso personale di piccole quantità di droghe illecite non è considerato un reato. Questo grazie ad una serie di sentenze emesse dalla Corte suprema nazionale a partire dagli anni '70. Con particolrare riferimento alla cannabis, la politica di depenalizzazione si è estesa anche alla produzione. La legge spagnola viene interpretata generalemente in modo tale da consentire la coltivazione privata della pianta, ma solo per uso personale, sia esso ricreativo o medicinale. In caso di coltivazione di un numero significativo di piante (anche se la legge non stabilisce un numero esatto), le autorità possono desumere che lo scopo è quello della vendita e della distribuzione. In tal caso si potrebbe essere perseguiti per traffico di stupefacenti. Questa regolamentazione, poco precisa in relazione al numero delle piante, ha portato alla creazione dei "cannabis social club" iberici. Le piante sono coltivate nel locali dell'associazione e i membri del club pagano un contributo per accedere alla marijuana in modo legale e controllato. I soci di solito possono stabilire quali varietà di cannabis vengono coltivate e come debba essere gestito il club. A partire dal 2001, sono ormai centinaia i club distribuiti in tutto il Paese, che operano come organizzazioni private.

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