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Venerdì, 19 Aprile 2024
Strasburgo

Dalla carne al caffè: così potremo sapere se i prodotti consumati causano la deforestazione

Via libera del Parlamento europeo alla stretta sull'import di beni dall'estero che causano la riduzione della biodiversità. Inclusi anche cuoio e pellame

Ce l'ha fatta. La proposta di legge sulla deforestazione è stata approvata dalla plenaria del Parlamento europeo e segna una tappa storica nella lotta ai cambiamenti climatici. L'iter non è ancora finito e saranno necessari ulteriori negoziati con il Consiglio europeo e la Commissione, ma gli eletti degli Stati membri sono riusciti nell'intento di ampliare, al momento, la proposta di regolamento delineata dall'esecutivo guidato da Ursula von der Leyen, che aveva disegnato una normativa poco coraggiosa secondo ambientalisti e scienziati. Grazie alla loro spinta gli eurodeputati hanno apportato numerose correzioni.

Dopo lunghi dibattiti e compromessi, ne esce fuori una legge di più ampio respiro. Alle categorie iniziali definite da Bruxelles, che si limitavano a carne bovina, caffè, cacao, olio di palma, soia e legno, insieme ai loro derivati, l'ambito di applicazione include adesso gomma, mais, pollame, capre, maiali e pecore, oltre che i prodotti a base di carbone e carta stampata. Restano dentro anche il pellame, inclusi cuoio ed altri derivati, previsti sin dalla proposta originale, ma che la destra europea, con gli eletti in quota Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, aveva tentato in extremis da escludere dai controlli.

“Nonostante l'intensa attività di lobbying da parte dell'industria per scavare delle scappatoie nella legge, gli eurodeputati hanno resistito alle pressioni per escludere il cuoio o il cioccolato e hanno persino aggiunto altri prodotti come i maiali, il pollame e il mais” ha dichiarato con soddisfazione ad AgriFoodToday Sini Eräjää, attivista di Greenpeace per le foreste europee, aggiungendo: “I cittadini europei devono avere la certezza che nulla di ciò che comprano - il caffè che bevono, la cintura che indossano o i pneumatici della loro bicicletta - vada a scapito delle foreste distrutte".

Cosa prevede la lagge

Per contrastare il cambiamento climatico globale e la perdita di biodiversità, il Parlamento chiede alle aziende di garantire che i prodotti venduti nell'Unione europea non provengano da terreni deforestati o degradati. Tra il 1990 e il 2020 è andata persa a causa della deforestazione un'area più grande dell'Ue stessa. I consumi dei cittadini europei determinano la distruzione e il deterioramento dei polmoni verdi per il 10%, anche se diversi studi attestano si tratti di non meno del 16% delle perdite.

"Riconoscendo che l'Ue è responsabile di circa il 10% della deforestazione globale, non abbiamo altra scelta se non quella di intensificare i nostri sforzi per arrestare la deforestazione globale. Se riusciamo a trovare il giusto equilibrio tra ambizione, applicabilità e compatibilità con l'Organizzazione mondiale per il commercio, questo nuovo strumento ha il potenziale per aprire la strada a catene di approvvigionamento prive di deforestazione, ha dichiarato dopo il voto il relatore lussemburgese Christophe Hansen in quota ai Popolari europei.

Approvata con 453 voti favorevoli, 57 contrari e 123 astensioni, la nuova legge renderebbe obbligatorio per le aziende verificare che i prodotti venduti nell'Ue non siano stati prodotti su terreni deforestati o degradati in qualsiasi parte del mondo. Si tratterebbe della cosiddetta pratica della "due diligence". Questo meccanismo garantirebbe ai consumatori che i prodotti acquistati non contribuiscono alla distruzione delle foreste, comprese quelle tropicali ritenute insostituibili.

Alle aziende viene chiesto anche di verificare che i prodotti siano realizzati “in conformità con le disposizioni in materia di diritti umani del diritto internazionale” e che rispettino i diritti delle popolazioni indigene. Anche questo specifico riferimento alle comunità che più di tutte tutelano questi delicati ecosistemi è il frutto dello sforzo parlamentare, maturato in primis nella commissione Ambiente del Parlamento (Envi). Altro punto su cui insistono i deputati riguarda l'arco temporale: i prodotti non devono provenire da terreni deforestati dopo il 31 dicembre 2019. Si tratta di un anno prima rispetto a quanto proposto dalla Commissione.

Nel mirino anche le banche

Un nodo cruciale riguarda poi le istituzioni finanziarie, che Strasburgo chiede siano soggette a requisiti aggiuntivi affinché anche le banche, ad esempio, garantiscano di non prestare denaro per finanziare attività connesse alla deforestazione. La normativa non vieta alcun Paese di provenienza né tipologia di prodotto, ma le aziende che immettono prodotti sul mercato dell'Ue saranno obbligate a valutare i rischi connessi al disboscamento lungo tutta la filiera in cui si inseriscono. Per farlo, potranno ad esempio utilizzare “strumenti di monitoraggio satellitare, audit sul campo, rafforzamento delle capacità dei fornitori o test isotopici per verificare la provenienza dei prodotti”, come si legge in una nota del Parlamento. Anche i cittadini potranno avere accesso ai dati, ma solo in versione anonima.

I Paesi di provenienza, o alcune loro aree, potranno essere catalogati come a “basso, standard o ad alto rischio” entro sei mesi dall'entrata in vigore del regolamento. I primi prevedono controlli minori. Questo punto rimane molto controverso perché gli esperti temono che molte aziende possano spostare le loro forniture nelle zone a basso rischio, approfittando di controlli più morbidi. Da questo momento in poi avviare i negoziati sulla legge finale con gli Stati membri dell'Ue. “Grazie allo schiacciante sostegno dell'opinione pubblica e all'attuale slancio politico, l'unica cosa che si frappone all'eliminazione della distruzione delle foreste e delle violazioni dei diritti umani dal mercato dell'Ue sono i governi che coprono le aziende che si rifiutano di ripulire il loro operato” ha concluso l'esponente di Greenpeace Sini Eräjää.

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