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Sabato, 20 Aprile 2024
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La cannabis come gli alimentari: l'Olanda riapre i coffee shop

Per contenere l'epidemia di coronavirus, il governo aveva decretato la chiusura di una serie di esercizi commerciali. Ma dopo le resse e le segnalazioni di rischi criminalità, è stato autorizzato il take away

Le resse di questi giorni avevano già dimostrato l'importanza di questi esercizi commerciali. Il rischio, poi, di una ripresa degli affari della criminalità organizzata ha portato il governo olandese a riaprire i coffee shop, chiusi in un primo momento insieme a pub e ristoranti per contenere la diffusione del coronavirus.

La decisione del governo è arrivata dopo una serie di proteste, sia dei consumatori che di alcuni esponenti delle forze dell'ordine. In Olanda, infatti, nonostante la legalizzazione delle droghe leggere, vi è un florido mercato sotterraneo di droghe più pesanti. La chiusura dei coffee shop avrebbe alimentato ulteriormente questo mercato. E cosi', al pari degli alimentari, nei Paesi bassi sarà possibile recarsi ad acquistare cannabis e hashish, con il solo divieto di restare nel locale a consumare. In altre parole, è autorizzato il take awai. 

Intanto, nel Paese è polemica sulla scelta del governo di seguire la linea morbida del Regno Unito sul coronavirus. "Non esiste una soluzione rapida o semplice a questa situazione estremamente difficile. La realtà è anche che nel prossimo periodo futuro gran parte della popolazione olandese verrà infettata da questo virus", ha detto il premier Mark Rutte nel suo messaggio alla nazione dove ha annunciato che intende favorire lo sviluppo della cosiddetta immunità di gregge. "Lo scopo è costruire l'immunità della popolazione, un muro protettivo", ha detto precisando che "possono volerci mesi o anche più tempo per rafforzare l'immunità della popolazione" e che nel frattempo "dobbiamo proteggere il più possibile i gruppi ad alto rischio". Rutte ha poi spiegato che l'ipotesi di "chiudere completamente il Paese", sebbene possa "sembrare un'opzione interessante" implicherebbe una chiusura di almeno "un anno o anche di più, con tutte le conseguenze che ciò comporterebbe" e "anche se ciò fosse possibile nella pratica il virus potrebbe semplicemente rialzare di nuovo la testa una volta che le misure fossero state revocate". Una posizione criticata dal vicino Belgio, che invece ha optato per misure 'all'italiana'.

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