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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Allarme Fao: 27 Paesi sull'orlo di una crisi alimentare per la pandemia di coronavirus

Il direttore generale Qu Dongyu: “Impatto dirompente che aggrava anche la crisi sanitaria. È un problema che dobbiamo affrontare subito, non c'è tempo da perdere”

La pandemia di coronavirus ha colpito duramente le economie di tutto il mondo, ma in maniera più forte ovviamente quelle più deboli. Per questo sono addirittura 27 gli Stati del mondo in cui la crisi ha colpito in maniera così forte da aggravare i problemi alimentari e portare un rischio fame.

I Paesi più a rischio

Lo sottolinea un rapporto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (Fao) e del Programma Alimentare Mondiale (Wfp), secondo cui nessuna regione del mondo ne è immune: Afghanistan e Bangladesh in Asia, Haiti e Venezuela in America centrale, Iraq, Libano, Sudan e Siria in Medio Oriente, Burkina Faso, Camerun, Liberia Mali, Niger, Nigeria, Mozambico, Sierra Leone e Zimbabwe in Africa. Il rapporto congiunto Fao-Wfp segnala, si legge in una nota dell'Organizzazione Onu, che nei prossimi mesi questi paesi saranno ad alto rischio di un notevole peggioramento della sicurezza alimentare, che in alcuni casi è già in atto, incluso l'aumento delle persone colpite da fame acuta. Questi paesi erano già alle prese con alti livelli di insicurezza alimentare e fame acuta già prima del Covid a causa di crisi preesistenti - recessione economica, instabilità e insicurezza, eventi climatici estremi, parassiti delle piante ed epizoozie - ha sottolineato il direttore generale della Fao, Qu Dongyu.

Intervenire ora

"Ora sono in prima linea e sopportano il peso dell'impatto dirompente del Covid-19 sui sistemi alimentari, che sta alimentando la crisi alimentare all'interno della crisi sanitaria", ha detto ancora il direttore generale secondo cui "non dobbiamo considerarlo un rischio che prima o poi si presenterà”, in quanto “è un problema che non possiamo rimandare a domani. È necessario fare di più per tutelare i sistemi alimentari e le popolazioni vulnerabili e dobbiamo intervenire subito". La Fao e Wfp hanno individuato quattro modalità principali con cui il Covid 19 sta spingendo le persone verso la fame più profonda. Innanzitutto perdere il posto di lavoro e il salario significa avere meno soldi da spendere per sfamare le famiglie o, per chi lavora all'estero, da inviare come rimesse ai parenti nei paesi esposti a insicurezza alimentare. Al contempo, i prezzi dei prodotti alimentari sono in rialzo in molti paesi critici, il che ostacola l'accesso al cibo. La serie di interruzioni associate alle necessarie contromisure sanitarie dovute alla pandemia stanno inoltre avendo conseguenze notevoli e crescenti sulle filiere alimentari. Il crollo delle entrate statali significa che le reti di sicurezza essenziali, come i programmi di protezione sociale e alimentazione scolastica, sono sotto finanziate e non sono in grado di rispondere alle esigenze crescenti.

Instabilità politica

La pandemia infine potrebbe contribuire all'instabilità politica e inasprire i conflitti tra le comunità per le risorse naturali come l'acqua, i pascoli e le rotte migratorie, il che perturba ulteriormente la produzione agricola e i mercati. Nel tentativo di contrastare i trend emergenti, la Fao, prosegue il comunicato, ha pubblicato l'appello rivisto per 428,5 milioni di dollari nell'ambito del Piano Globale di Risposta Umanitaria al Covid 19 del sistema delle Nazioni Unite, che affronta le crescenti esigenze del settore agroalimentare, concentrandosi sull'assistenza urgente per la salvaguardia dei mezzi di sussistenza e il mantenimento delle filiere alimentari per far sì che le persone più vulnerabili possano accedere e produrre alimenti essenziali e nutrienti, nonché sulla raccolta e l'analisi dei dati per intervenire in modo mirato.

Interventi su larga scala

Secondo la Fao rispondere alle sfide richiede interventi urgenti e su larga scala. Le principali stagioni agricole, i movimenti di bestiame per il pascolo e l'acqua, il raccolto, la trasformazione e lo stoccaggio degli alimenti non sono attività che possono essere messe in pausa. "Se interveniamo subito e su larga scala, possiamo mantenere il maggior numero possibile di persone alla produzione del cibo, tutelando i loro mezzi di sussistenza e riducendo il bisogno di assistenza alimentare umanitaria, al tempo stesso gettando le basi per una ripresa efficace" ha ha affermato Qu Dongyu che poi ha concluso: "Non è troppo tardi per scongiurare la peggiore crisi alimentare da decenni".

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