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Sabato, 20 Aprile 2024
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Berlino vuole lo stop all'esportazione di pesticidi non autorizzati in Ue verso Paesi terzi

La proposta della Germania segue il divieto già stabilito dalla Francia. Danni per l'agrochimica, ma gli agricoltori europei potrebbero competere meglio con il resto del mondo

Smetterla con il criterio “due pesi e due misure” per i pesticidi. L'intenzione della Germania è quella di bloccare l'esportazione verso Paesi terzi di prodotti fitosanitari che sono vietati nell'Unione europea, sfruttando il fatto che alcune nazioni hanno legislazioni più permissive. Questo in sintesi il progetto che il ministero dell'Agricoltura tedesco sta preparando, per inserirlo in un regolamento nazionale che entrerà in vigore nella primavera del 2023.

Si tratterebbe di una stretta importante, che colpirebbe alcuni giganti dell'agrochimica che hanno sede sul suolo tedesco, come la Bayer, ampliando la protezione per la salute umana oltre i confini del blocco dei 27. "È inaccettabile che continuiamo a produrre ed esportare pesticidi che qui abbiamo giustamente vietato per la salute delle persone", ha dichiarato a metà settembre il ministro dell'Agricoltura Cem Ozdemir, chje intende spingere tutta l'Ue ad adottare questa misura al fine di garantire "la protezione della salute umana e stabilire standard globali".

"Le persone hanno lo stesso diritto alla salute ovunque, e questo deve valere anche per gli agricoltori di altri Paesi", ha affermato Ozdemir. Oltre alla questione sanitaria, pesa anche l'impatto commerciale. La misura potrebbe aiutare gli agricoltori europei, garantendo maggiore “equità sul mercato, se le sostanze vietate qui non possono più essere utilizzate neanche altrove”.

Come denunciato lo scorso novembre in un report di Unearthed, la sezione investigativa di Greenpeace, decine di migliaia di tonnellate di pesticidi vietati approdano in Stati a basso e medio reddito, dove i regolamenti ambientali risultano più deboli. Tra i principali Paesi di destinazione figurano: Brasile (destinatario di circa metà delle esportazioni), Russia, Ucraina, Argentina, Ghana, Sud Africa e Indonesia. Le aziende in questo modo aggirano i divieti, che riguardano spesso pesticidi pericolosi per le api, gli ecosistemi e la salute umana, vendendoli altrove.

Nel 2021 la sola Germania ha esportato oltre 8.500 tonnellate di sostanze utilizzate nei prodotti fitosanitari, il cui uso è vietato nell'Ue, su un totale di 53.000 tonnellate esportate. Secondo il ministero dell'Agricoltura, si tratta di materiale nocivo per salute umana. Nella strategia sulle sostanze chimiche per la sostenibilità, che rientra nel piano per la tutela dell'ambiente, noto come Green Deal, l'esecutivo di Bruxelles ha già promesso che quelle pericolose vietate nell'Ue non siano prodotte per l'esportazione. Trattandosi solo di una strategia, questa non impone però obblighi giuridici.

In attesa di una normativa vincolante sul piano europeo, la Francia ha fatto da apripista, in quanto primo Paese tra i 27 ad imporre un divieto di esportazione e trasporto di pesticidi non approvati nell'Ue. Allo stesso tempo Parigi ha adottato un divieto di importazione di alimenti prodotti all'estero utilizzando tali pesticidi. L'allineamento di Berlino fa ben sperare attivisti ambientali, società civile e quella parte del sistema agricolo favorevole ad una riduzione/eliminazione di sostanze chimiche dannose, ma la prospettiva è quella di una legislazione vincolante europea, che lascerebbe molte meno scappatoie, offrendo maggiori garanzie ai consumatori a livello globale.

Quanto all'Italia, nonostante sia uno dei Paesi maggiormente orientati al biologico, le principali organizzazioni di produttori temono la stretta dell'Ue sui fitofarmaci, reputandola insostenibile per l'agricoltura nostrana. Al Sole 24ore nei giorni scorsi Vincenzo Gesmundo, segretario generale della Coldiretti, ha dichiarato: “Mi sto convincendo che l’intera agricoltura Mediterranea sia finita sotto attacco Ue. Perché i vincoli sull’uso di fitofarmaci voluti fortemente dal vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, renderanno impossibile in futuro, in Italia e nel Sud Europa, coltivare mais”. Una visione molto pessimistica che associa un uso minore di sostanze chimiche ad un attacco alla dieta mediterranea, anziché ad un miglioramento per la salute dei suoli e delle persone.

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