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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Come i supermercati fanno profitti con la scusa dell'inflazione e della guerra in Ucraina

Secondo una ricerca britannica l'incremento dei prezzi degli alimenti non è dovuto solo ai costi maggiorati delle materie prime né a salari migliori

L'inflazione alle stelle, che ha colpito soprattutto i prodotti dell'agroalimentare, non sarebbe frutto solo delle conseguenze della guerra in Ucraina e dell'aumento del costo dei fattori di produzione. Di mezzo c'è la speculazione ed una ripartizione dei profitti che può essere considerata "immorale" se si considera il dramma di famiglie costrette a rinunciare anche a beni essenziali. È quanto rivela uno studio condotto da un sindacato britannico. Secondo gli esperti che hanno condotto la ricerca le grandi aziende hanno alimentato l'inflazione aumentando i prezzi con cifre non giustificate né dall'aumento dei costi delle materie prime né da miglioramenti nei salari. Mentre i conti della spesa sono stati spinti a livelli record, azionisti e proprietari si sono ripartiti i profitti.

Il costo dell'avidità

La ricerca punta il dito contro una tendenza, ribattezzata "greedflation" (un gioco di parole tra avidità ed inflazione), che vede protagonisti soprattutto supermercati, produttori di generi alimentari e compagnie di navigazione. Questi sono solo alcuni degli esempi tra le centinaia di grandi aziende capaci di proteggere i dividendi degli azionisti, determinando così un ulteriore rialzo ai prezzi. A pagare la crisi del costo della vita sono stati quindi i lavoratori, obbligati ad affrontare un calo del tenore di vita mai visto in un secolo. I ricercatori di Unite, il più grande sindacato del settore privato del Regno Unito, hanno analizzato le prime 350 società quotate alla Borsa di Londra dimostrando che i margini di profitto medi, cioè i ricavi di un'azienda superiori al costo delle vendite, sono aumentati dal +5,7% registrato nella prima metà del 2019 fino al +10,7% riscontrato nella prima metà del 2022.

Supermercati nel mirino

Tra le società figurano colossi dei supermercati come Tesco, Sainsbury's e Asda, che insieme hanno realizzato profitti combinati per 3,2 miliardi di sterline nel 2021, quasi il doppio dei livelli pre-pandemia. "Tesco sta anche aumentando i pagamenti agli azionisti. La società ha versato 704 milioni di sterline (poco meno di 800 milioni di euro, ndr) in dividendi nel 2021-22 e ha avviato un enorme programma di riacquisto di azioni nel luglio 2022, destinato a restituire agli azionisti oltre 1 miliardo di sterline entro l'aprile 2023", si legge nel report.

Multinazionali del cibo

Tra chi ha incrementato profitti e margini figurano anche i giganti del food, impegnati nella produzione e trasformazione degli alimenti. "Otto dei principali produttori alimentari del Regno Unito hanno realizzato un totale di 22,9 miliardi di sterline nel 2021 (circa 25 miliardi di euro, ndr)". Tra questi, secondo lo studio, spicca la Nestlé, che produce una gamma impressionante di alimenti, dal latte in polvere alle barrette di cioccolato. "Da sola ha intascato un utile netto di 13,7 miliardi di sterline, con un aumento di quasi 4 miliardi di sterline rispetto al 2019", si legge nel report, che prosegue: "I buoni tempi per l'azienda sono continuati anche nel 2022, in gran parte grazie ai forti aumenti dei prezzi".

Fertilizzanti gonfiati

Nell'analisi sono ricadute anche le compagnie di fertilizzanti, uno dei principali input in agricoltura, salito alle stelle prima e dopo la guerra in Ucraina a causa del blocco delle importazioni da Russia e Bielorussia. Nel 2021 le quattro principali aziende del Regno Unito di questo settore hanno aumentato i loro profitti del 23% rispetto al 2019, pur incolpando "l'impennata dei costi energetici" per la chiusura delle fabbriche e la riduzione dei posti di lavoro.

Tacita collusione

Gli esperti del sindacato evidenziano come i margini di profitto più elevati siano il risultato della "tacita collusione" delle grandi aziende, che sommano rincari non giustificati ai prezzi già elevati di centinaia di beni e servizi. “Dalle truffe sui prezzi ai monopoli statali nel settore dell'energia e dei servizi pubblici, si è scoperto che le scelte fatte dalle società hanno causato una storica 'spirale dei prezzi' e i governi li stanno lasciando fare”, ha affermato Unite, che accusa non solo le società britanniche ma soprattutto i colossi internazionali, in grado di scatenare l'inflazione in tutti i Paesi europei. "La nostra ricerca mostra dove e come l'economia viene truccata contro i lavoratori: dai supermercati alle bollette energetiche, dalle raffinerie di petrolio ai trasporti, ne stiamo tutti pagando il prezzo", ha dichiarato al Guardian Sharon Graham, segretaria generale di Unite, evidenziando come il problema sia sistemico, legato ad interi reparti industriali e non provocato solo da delle "mele marce".

La risposta dei supermercati

Le catene di supermercati incluse nel rapporto hanno negato di essere responsabili dell'aumento dei prezzi. "Negli ultimi due anni, abbiamo investito oltre 550 milioni di sterline in valore e abbiamo costantemente trasmesso ai clienti una minore inflazione dei prezzi rispetto ai nostri concorrenti", ha dichiarato un portavoce di Sainsbury's. Stesso tono da parte del portavoce dell'altra grande catena di supermercati Asda, che assicura di aver tenuto sotto controllo i prezzi per i clienti. Intanto i funzionari della Banca centrale europea si sono incontrati di recente per discutere l'impatto delle truffe sui prezzi sull'inflazione. Le loro conclusioni non sono state ancora rivelate.

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