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Giovedì, 18 Aprile 2024
Pesca ai limiti

Nel Mediterraneo l'Ue riduce ancora le possibilità di pesca: meno seppie, triglie e sardine

Bruxelles intende garantire una gestione sostenibile degli stock ittici offrendo compensazioni ai pescherecci. A dicembre verranno decise le ripartizioni tra i vari Stati

La Commissione europea ha adottato oggi la proposta sulle possibilità di pesca per il 2023 nel Mediterraneo e nel Mar Nero. Nell'ottica di una gestione sostenibile degli stock ittici, il documento è in linea con la strategia 2030 della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (Cgpm). Bruxelles non si discosta dagli strumenti introdotti per quest'anno: limitare le attività dei pescherecci da traino e con palangari. Restano in vigore inoltre i limiti di cattura per i gamberi di acque profonde. Queste misure sono state stabilite nell'ambito del Piano di gestione pluriennale (Map) del Mediterraneo occidentale, con l'obiettivo di raggiungere il massimo rendimento sostenibile (Msy) entro il 2025, cioè la quantità massima di pesce che i pescatori possono prelevare dal mare senza compromettere la rigenerazione e la produttività futura dello stock.

Nel Mar Mediterraneo la proposta incorpora misure restrittive anche per il corallo rosso e la lampuga. Bisognerà invece attendere la fine del 2022 per le misure riguardanti l'occhialone e gli stock di gamberi di acque profonde nello Ionio, nel Mar di Levante e nel Canale di Sicilia. Nel Mare Adriatico per i piccoli stock pelagici è previsto un ulteriore livello di riduzione delle catture. Cambia inoltre la capacità massima della flotta per le navi impegnati nella cattura di questa tipologia, che include tonni, sardine e aringhe. Per gli stock demersali, che includono ad esempio seppie, merluzzi, naselli e triglie, è stata proposta un'ulteriore riduzione dello sforzo di pesca, con l'obiettivo di raggiungere il massimale sostenibile entro il 2026. Le misure riguardano anche il Mar Nero, per il quale la proposta include limiti di cattura e quote per il rombo e lo spratto.

Il piano di gestione pluriennale per gli stock demersali nel Mediterraneo occidentale, adottato nel giugno 2019, ha introdotto un regime per i pescherecci a strascico che mira ad una riduzione complessiva fino al 40% in cinque anni. A partire dallo scorso anno è stato introdotto un approccio più completo, che include restrizioni anche per i pescherecci con palangari nonché limiti di cattura per i gamberi di acque profonde. Questo a casua dell'urgenza di ridurre la mortalità per pesca, in particolare per gli stock di nasello. Al fine di promuovere la selettività degli attrezzi utilizzati sulle imbarcazioni e di stabilire zone di chiusura efficienti, che proteggano le risorse in fase di riproduzione, è stato istituito un meccanismo di compensazione finanziario per i pescherecci colpiti dalle misure.

"Con questa proposta perseguiamo il nostro ambizioso obiettivo di raggiungere una pesca gestita in modo sostenibile nel Mediterraneo e nel Mar Nero, in linea con i pareri scientifici”, ha commentato il commissario per la Pesca, Virginijus Sinkevičius. “Dobbiamo continuare a basarci sulle tendenze positive degli ultimi anni e impegnarci maggiormente per garantire la ricostituzione degli stock a beneficio delle comunità locali" ha aggiunto il responsabile Ue delle risorse ittiche.

Per il 28 ottobre è atteso il parere scientifico per gli stock demersali coperti dalla Map del Mediterraneo occidentale, mentre dopo l'11 novembre arriveranno i risultati della sessione annuale della Cgpm. A quel punto la proposta dell'esecutivo europeo verrà integreta con questi dati e sottoposta al Consiglio dei ministri, che ne discuterà il 12 e il 13 dicembre. Solo a quel punto verrà stabilita la ripartizione delle possibilità di pesca e l'Italia saprà effettivamente a quanto ammontano le sue quote. A quel punto il regolamento concordato dovrebbe essere applicato a partire dal 1° gennaio 2023.

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