rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica agricola comune

Perché gli agricoltori europei frenano (di nuovo) sulla solidarietà all'Ucraina

L'Ue prolunga la sospensione dei dazi sui prodotti agricoli, ma resistono le eccezioni per cinque Paesi. Bruxelles pensa a nuovi sussidi per gli Stati colpiti da siccità e maltempo

Solidarietà, ma fino ad un certo punto. L'Unione europea ha confermato la sospensione per un altro anno dei dazi su determinati prodotti provenienti dall'Ucraina. Continueranno però a fare eccezione i cinque Paesi dell'Europa dell'Est che confinano con l'Ucraina. La scelta dell'esenzione, varata a maggio, aveva già provocato la rabbia del presidente Volodimir Zelensky, che aveva definito "inaccettabile" le limitazioni alle importazioni provenienti dal suo Paese. Dato che numerose critiche per questa eccezione sono arrivate anche dagli altri Paesi dell'Ue, la Commissione europea sta valutando di varare un nuovo pacchetto di sussidi per tutti gli agricoltori europei, alla prese con molteplici "crisi": dalla siccità al maltempo, dalla concorrenza internazionale ai costi energetici maggiorati.

Eccezioni agricole

I cinque Paesi esentati dall'eliminazione dei dazi sui prodotti provenienti dall'Ucraina l'hanno spuntata ancora. Bulgaria, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria potranno continuare ad applicarli su determinati prodotti agricoli: frumento, granturco, colza e girasole. Questo al fine di "proteggere" gli agricoltori locali, danneggiati dai prezzi troppo bassi della concorrenza di Kiev. In nome dei corridoi di solidarietà, questi prodotti potranno entrare e circolare 'in libera pratica" in tutti gli altri Paesi dell'Ue, mentre nei cinque Stati membri esentati i prodotti possono continuare a circolare o transitare "mediante un regime di transito doganale comune o recarsi in un Paese o territorio al di fuori dell'Ue", si legge in una nota della Commissione europea. Le misure "eccezionali e temporanee" sulle importazioni di un numero limitato di prodotti dall'Ucraina erano entrate in vigore il 2 maggio 2023 e dovevano durare solo fino al 5 giugno 2023. L'insistenza di Polonia & co. ha permesso di farle perdurare, ma con un ambito di applicazione ridotto, che passa da 17 a 6 linee tariffarie per i 4 prodotti interessati. Da un lato quindi un regime di liberalizzazione per i prodotti ucraini, in nome della solidarietà verso il Paese in guerra con la Russia, dall'altro un regime "speciale" per evitare le ire degli Stati di confine.

Garanzie di solidarietà

"Il prolungamento della liberalizzazione commerciale di un altro anno dimostra il nostro fermo sostegno nell'aiutare l'Ucraina a mantenere la sua posizione commerciale con il resto del mondo, rafforzando nel contempo ulteriormente le sue relazioni commerciali con l'Ue", ha affermato il commissario per il commercio Valdis Dombrovskis. "Stiamo inoltre eliminando gradualmente le misure preventive temporanee sulle importazioni di frumento, granturco, colza e semi di girasole dall'Ucraina e abbiamo istituito una piattaforma di coordinamento per migliorare significativamente le corsie di solidarietà dell'Ue per evitare strozzature legate al commercio", ha aggiunto il commissario. Bruxelles ha sottolineato anche che "non esiterà ad agire nel caso in cui i divieti commerciali nazionali impediscano ai prodotti agricoli ucraini di raggiungere i Paesi in cui sono necessari".

Fondo speciale

Le garanzie offerte dall'esecutivo europeo non convincono del tutto, tenuto conto anche della circostanza che gli agricoltori dei cinque Paesi esentati andranno a ricevere anche un fondo speciale da 100 milioni di euro (in totale) per fare fronte ai danni connessi all'ingresso dei prodotti ucraini a prezzi inferiori. Una scelta poco apprezzata dagli altri Paesi europei, che pure devono affrontare le proteste di un settore particolarmente provato da una serie di crisi: dalla siccità ad eventi catastrofici, passando per speculazioni e costi degli input alle stelle, come quelli di energia, pesticidi e fertilizzanti.

Finire la riserva

Probabilmente a fronte di queste critiche, il commissario europeo per l'Agricoltura Janusz Wojciechowski ha annunciato a fine maggio che il denaro rimanente nella riserva agricola verrà messo a disposizione di tutti gli Stati membri. Quest'anno l'Ue ha già utilizzato 200 milioni di euro dei 450 disponibili di questo fondo (ex "riserva di crisi") incluso nella Politica agricola comune, che andrebbe utilizzato per finanziare misure eccezionali. I sussidi dovrebbero aiutare le aziende agricole a contrastare le perturbazioni del mercato, siano esse attinenti la produzione o la distribuzione. Restano per quest'anno 250 milioni e Wojciechowski è intenzionato a farli spendere. "Siamo pronti a distribuire questo importo per tutti gli Stati membri colpiti da diversi tipi di crisi", ha dichiarato il commissario in una conferenza stampa dopo il consiglio AgriFish con i ministri dell'Ue. Mentre la metodologia resta da definire, il politico polacco ha anticipato che nella proposta si terrà conto "che alcuni Paesi stanno attraversando crisi più profonde di altri".

Gli esborsi

Nel 2023 la riserva di crisi è stata attivata in tre occasioni: 44 milioni di euro sono andati agli agricoltori colpiti da un focolaio di influenza aviaria in Italia e Polonia. Ci sono stati poi i 56 milioni di euro indirizzati a Polonia, Romania e Bulgaria a causa delle perturbazioni del mercato causate dalle importazioni dall'Ucraina. A questi Paesi si sono poi aggiunti Slovacchia e Ungheria, a cui verrano distribuiti altri 100 milioni di euro a causa del protrarsi delle turbolenze di mercato legate al conflitto. Quest'ultimo "pacchetto" ha generato però aspre critiche da parte di altri 13 Stati membri, offesi dalla mancata consultazione che avrebbe dovuto precedere lo stanziamento dei fondi. Il "trattamento differenziato all'interno del mercato interno" non è piaciuto. Durante l'ultimo incontro del 30 maggio i ministri dell'Agricoltura hanno fatto nuovamente pressioni su Wojciechowski, che adesso prova a metterci una pezza, accontentando anche altre richieste.

Compensazioni climatiche

I Paesi dell'Europa del Sud rivendicano la loro quota di riserva agricola alla luce della grave siccità e delle inondazioni che hanno colpito le loro regioni. Tra queste figura l'Italia, insieme a Portogallo, Spagna e Francia. Insieme hanno chiesto all'esecutivo europeo di aumentare anche il livello dei tassi di pagamento anticipato nell'ambito della Pac: puntano al 70% per i pagamenti diretti e all'85% per gli aiuti allo sviluppo rurale. Alcuni Stati, come la Spagna, non ritengono però sufficienti le risorse contenute nel fondo di emergenza. "Abbiamo chiesto alla Commissione di guardare oltre la riserva agricola e di valutare se sia necessario riformarla, sia nella dotazione che nei meccanismi di attivazione", ha affermato il ministro iberico all'agricoltura Luis Planas. Proprio alla Spagna spetterà la presidenza del prossimo semestre europeo. Da vedere se il ministro sarà ancora lì dopo le elezioni anticipate fissate dal primo ministro Pedro Sanchez a seguito della batosta elettorale di maggio.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Perché gli agricoltori europei frenano (di nuovo) sulla solidarietà all'Ucraina

AgriFoodToday è in caricamento