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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Peste suina, Strasburgo teme un crollo delle esportazioni dei prosciutti italiani

Il Parlamento chiede alla Commissione di intervenire per per promuovere produzione Ue di maiali in nuovi mercati, dopo la diminuzione dell'export in Cina

L'arrivo della peste suina in Italia, con diversi casi rilevati tra Piemonte e Liguria, ha destato preoccupazioni anche tra i deputati europei. Da Strasburgo temono un crollo delle esportazioni dei prosciutti e di altri insaccati, tra i prodotti più venduti del made in Italy non solo in Europa, ma anche negli Stati terzi. "Lo scoppio della peste suina africana in Italia all'inizio di questo mese è una notizia molto negativa”, ha dichiarato Norbert Lins, presidente della commissione Agricoltura, sottolineando che “la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente se l'esportazione dei prodotti suini italiani, in particolare dei prosciutti stagionati sui mercati dei Paesi terzi, dovesse crollare".

Gli europarlamentari hanno si sono quindi rivolti direttamente alla Commissione affinché offra un forte sostegno al settore delle carni suine. In una lettera indirizzata al commissario per l'agricoltura Janusz Wojciechowski, si chiede all'esecutivo europeo di utilizzare attività promozionali per aprire e consolidare gli sbocchi di mercato sia comunitario che esterno al blocco dei 27. L'obiettivo è di adottare “iniziative immediate volte ad alleviare la situazione negativa e a prevedere gravi perturbazioni nel settore della carne suina", si legge nella lettera.

La produzione di carne suina sta soffrendo alcuni scossoni. Di questi, alcuni sono comuni a tutto il settore dell'allevamento, come il costo crescente dei fattori produttivi, in particolare dei mangimi, dell'elettricità e dei servizi veterinari. Altri invece sono caratteristici del mondo del maiale, come l'eccesso di offerta a causa del calo della domanda da parte dei cinesi, che hanno deciso di soddisfare il forte consumo interno importando da altre regioni anziché dall'Ue, nonché l'impatto negativo della peste suina africana sull'esportazione. Tutti questi fattori hanno compresso i margini di profitto a livelli reputati “criticamente bassi”.

Secondo i deputati europei, il risultato di questi effetti è una “maggiore pressione sul mercato interno che rischia di mettere a dura prova la resistenza del settore”. La prospettiva delineata nella lettera è sia di natura economica che di sostenibilità ambientale. Secondo gli eurodeputati, il mancato intervento immediato porterebbe a un'ulteriore concentrazione della produzione di carne suina nell'Ue, con la creazione di altri grossi centri di produzione industriale, con tutta una serie di effetti negativi sul piano ambientale e climatico. Esattamente il contrario rispetto agli ambiziosi obiettivi che l'Ue ha delineato nel piano per la sostenibilità Green Deal e nella strategia agricola Farm to Fork.

Nella missiva, si evidenzia che non si reputano idonee né misure nazionali mirate nel settore suino nell'ambito dei programmi di sviluppo rurale né degli aiuti di Stato o nazionali. Lins insiste sul fatto che "è il momento che la Commissione intervenga con un forte sostegno al settore attraverso attività promozionali non discriminatorie e ad hoc, volte ad aprire nuovi sbocchi di mercato e a consolidare quelli esistenti, nonché con interventi sul mercato a livello comunitario”. Un piano che dovrebbe marciare in parallelo con gli sforzi per contenere e debellare l'attuale epidemia.

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