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Giovedì, 25 Aprile 2024
La svolta

Primo carico di cereali partito da Odessa. Si prova a scongiurare la crisi alimentare globale

La nave è diretta ad Istanbul, dove saranno effettuate ispezioni, per proseguire verso il Libano. L'operazione è frutto dell'accordo tra Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite

Dal porto di Odessa è partita stamattina la prima nave di cereali da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina. Prima tappa: Istanbul. È questo il primo passo concreto dopo una lunga trattativa con la Russia, culminata nell' ”Accordo sul commercio del grano” firmato lo scorso 22 luglio. A renderlo noto è l'agenzia di stampa turca Anadolu citando il ministero della Difesa di Ankara. Secondo il ministro ucraino delle Infrastrutture Oleksandr Kubrakov, la nave è carica di 26.000 tonnellate di mais. La nave 'Razoni', battente bandiera della Sierra Leone, percorrerà in una trentina di ore le circa 340 miglia nautiche necessarie per attraversare il Bosforo. Dopo le ispezioni previste ad Istanbul, proseguirà verso il Libano. Altri convogli seguiranno questa prima partenza rispettando "il corridoio (marittimo) e le formalità concordate".

Firmato il 22 luglio tra i rappresentanti di Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite, l'accordo consente la ripresa delle esportazioni ucraine sotto la supervisione internazionale. In contemporanea, è stata garantita a Mosca l'esportazione di prodotti agricoli e fertilizzanti, nonostante le sanzioni occidentali. Entrambi i documenti mirano ad alleviare una crisi alimentare globale che ha visto i prezzi salire in maniera esorbitante in alcuni dei Paesi più poveri del mondo, estremamente dipendenti dalle importazioni provenienti dai due Paesi coinvolti nel conflitto. Ad occuparsi del controllo delle navi e dei relativi carichi è il Centro comune di coordinamento (Ccm), inaugurato mercoledì scorso a Istanbul. L'istituto dovrà convalidare e tracciare le navi mercantili che parteciperanno ai convogli, monitorarle via internet e via satellite, ispezionarle quando vengono caricate nei porti ucraini e al loro arrivo nei porti turchi.

''Un giorno di sollievo in particolare per i nostri amici in Medioriente, Asia e Africa dopo che il grano ha lasciato Odessa dopo mesi di blocco imposto dai russi'', ha commentanto su Twitter il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Il blocco delle esportazioni di cereali dall'Ucraina ha creato un effetto domino sui prezzi anche nei Paesi dell'Unione europea, nonostante la dipendenza dalle materie prime di Kiev sia di gran lunga inferiore rispetto ad altri continenti. Dall'Italia arrivano le prime reazioni. ''E' un'ottima notizia perché solo con la ripresa a pieno regime delle esportazioni dal porto di Odessa il rischio di una crisi alimentare globale potrà essere scongiurato'', ha dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura.

Le previsione parlano di circa 20 milioni le tonnellate di grano che potranno essere collocate sui mercati internazionali, per una cifra che sfiora i 10 miliardi di euro. Secondo i dati della Commissione europea, le esportazioni agroalimentari dell'Ucraina lo scorso anno anno ammontavano a 23,6 miliardi di euro, con il 90% circa delle operazioni effettuato via mare ed il porto di Odessa protagonista dell'invio dei carichi con quasi il 60% degli invii. Nei giorni scorsi la Commissione ha reso noto che il prodotto ucraino rimasto bloccato nei porti a causa della guerra è stato sostituito dal mais raccolto in Brasile, Canada e Stati Uniti, tutti Paesi dove sono autorizzate tecniche di modifica genetica delle colture che nell'Unione europea di base non sono ammesse e che sono in attesa di una nuova regolamentazione.

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