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Venerdì, 29 Marzo 2024
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A cura di Raffaella Pergamo

Laureata in Commercio Internazionale e Mercati Valutari, è una ricercatrice del Consiglio per la ricerca e l’analisi dell’economia agraria. Attualmente lavora al Mipaaf presso la postazione tecnica della Rete Rurale ed è coinvolta nella Rappresentanza nazionale presso il Comitato Sviluppo rurale della Commissione europea e nel Coordinamento orizzontale delle problematiche di corretta interpretazione tecnica della normativa unionale, con funzioni di collegamento tra le Autorità di gestione, la Commissione e il Consiglio UE. I suoi interessi di ricerca sono, altresì, analisi economica delle filiere, agricoltura di precisione e digitale, strumenti finanziari per l’agricoltura, economia circolare e tutela della biodiversità. E’ autrice e coautrice di numerose pubblicazioni di taglio economico-agrario ed ha partecipato in qualità di relatore a diversi convegni nazionali ed internazionali. Dal 2010 è socia della Società Italiana degli Economisti Agrari. E’ componente del CUG CREA e partecipa alle attività della Rete Alleanza per le donne

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Come i dazi di Trump hanno favorito il vino e l'olio italiani

La guerra commerciale tra Usa e Ue ha colpito anche alcuni prodotti del made in Italy, ma nel complesso ha comportato un aumento positivo per il nostro export pari a 250 milioni di dollari. Ecco perché

Il 13 giugno 2021 è stata firmata a Bruxelles tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, la sospensione per cinque anni dei dazi tra Ue e Usa. Questa intesa salva l’export italiano tra formaggi, salumi, liquori, agrumi e succhi di frutta, che da ottobre 2019 a febbraio 2021 hanno subito dazi aggiuntivi per un valore complessivo di circa 500 milioni di euro, a causa del contenzioso sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing. In termini generali, il 12% dell’export agroalimentare è destinato agli USA e nel 2020, l’Italia ha esportato negli USA, cibi e bevande per un valore di 4,9 miliardi di euro, ma nello stesso periodo, diversi prodotti sono stati bersagliati con tariffe ad aliquota fino al 25%.

Il vantaggio italiano

Nello specifico, le tariffe aggiuntive del 25%, entrate in vigore il 18 ottobre 2019, hanno riguardato specialità italiane come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi, agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello. Ma se si osservano i dati dell’export italiano dal 2019 ad oggi, emerge che l'aumento dei dazi americani ha colpito l'olio spagnolo, ma non l'olio italiano, il vino francese [spagnolo e tedesco], ma non quello italiano e alcuni prodotti industriali tedeschi, ma non italiani. Facendo un’analisi per prodotto, a fine 2019, le esportazioni di spumante italiano negli Stati Uniti sono aumentate dell'11% mentre le vendite di vino italiano in America sono aumentate per un effetto sostituzione per un 20% dovuto all'aumento dei prezzi al consumo sul mercato americano del vino francese, spagnolo e tedesco e grazie ai rapporti ottimi che le aziende vinicole italiane hanno con la distribuzione in America. Il tutto si è tradotto in un aumento di vendite di vino italiano negli USA pari a 250 milioni di dollari.

Per quanto riguarda l’olio, nel 2018 le esportazioni di olio d'oliva dalla Spagna in America sono state pari a 252 milioni di dollari. A seguito dei nuovi dazi americani, sull'import di olio dalla Spagna, i prezzi al consumatore dell'olio spagnolo in America sono aumentati del 13% circa e il calo è stato compensato dall’olio italiano per un 20%, perché l'Italia è al primo posto per l'export di olio in America. Appare chiaro che le relazioni commerciali di vantaggio dall’imposizione dei dazi, almeno su prodotti di punta, c’erano tutte.

Più in generale, è stato stimato che l'aumento dei dazi all'importazione, attuato dall'Amministrazione Trump, ha comportato per l'Italia un calo di esportazioni di 150 milioni di dollari [formaggi e liquori] a fronte di un aumento delle esportazioni italiane in America per 320 milioni di dollari [vino, olio, beni industriali ed altre categorie di prodotti di minor valore], con un aumento netto di esportazioni italiane negli USA per circa 170 milioni di dollari anno. 

Quale rischio reale per il nostro export agroalimentare?  

E’ stato sottolineato che l’applicazione dei dazi ai prodotti italiani avrebbe favorito la diffusione di prodotti agroalimentari contraffatti negli Stati Uniti. Cibi e alimenti spacciati per italiani (usurpazioni ed evocazioni), ma che di fatto poco avevano a che fare con il nostro Paese, mentre quelli importati dall’Italia, costando di più, avrebbero avuto una minore diffusione, anche a scapito della sicurezza alimentare. Il perdurare dei dazi, quindi, avrebbe comportato un rischio concreto di contraffazione  di Italian Sounding, ma anche la delocalizzazione di alcune produzioni. Gli scenari potevano essere effettivamente molteplici, nel mentre il sistema impresa e consorzi di tutela in Italia si organizzavano per un'attività di tutela legale e di costante dialogo e mediazione con le istituzioni americane.

E se si dovesse verificare una nuova politica d’imposizione dei dazi?

Dagli operatori del settore, dalle organizzazioni professionali e dalle istituzioni sono pervenute nell’ultimo anno, indicazioni interessanti per fronteggiare il problema dazi, come:
    • Promuovere la creazione di un fondo europeo con una dotazione straordinaria, finalizzato a neutralizzare le perdite economiche a carico del settore agroalimentare, peraltro estraneo al contenzioso che ha generato l'applicazione dei dazi in parola.
    • Farsi promotore di un tavolo negoziale con le autorità statunitensi per concordare una soluzione che eviti ritorsioni commerciali nell'interesse di entrambe le parti e soprattutto per scongiurare il pericolo che un eventuale aggiornamento dell'elenco dei beni interessati includa altri prodotti italiani specie quelli soggetti a stagionalità e volatilità di prezzo per i quali, l'applicazione di un dazio maggiorato, provocherebbe ai produttori danni inestimabili.
    • Rafforzare gli strumenti nazionali all’internazionalizzazione: importante l’obiettivo di rafforzare gli strumenti finanziari del c.d. “Piano Straordinario per il Made in Italy” che conferma la duplice priorità di consolidamento e apertura di nuovi mercati ai prodotti della filiera agroalimentare italiana.
 

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